Tensioni nella maggioranza, il premier media di Ugo Magri
Tensioni nella maggioranza, il premier media LA LUNGA GIORNATA DI PALAZZO CHIGI Tensioni nella maggioranza, il premier media «Dico ciò che pensa la gente». Poi annuncia: Bondi coordinatore degli azzurri retroscena Ugo Magri ROMA Una mattina intera al telefono per trovare punti d'incontro fra Giulio Tremonti e An dopo gh screzi del giomo prima. Un pomeriggio speso a mediare con la delegazione Udc sugli stanziamenti del govemo per il Sud e poi, senza un attimo di respiro, vertice coi leader di maggioranza sulla legge finanziaria... Ed è solo l'inizio perché da oggi si tratterà ad oltranza, una maratona di tavoli tecnici e pohtici nel tentativo di evitare un assalto alla diligenza. Chiunque, al posto di Silvio Berlusconi, sarebbe stato ieri di umor nero. Troppe grane, troppe tensioni nel governo e perfino nel suo partito, dove si combatte una guerra sorda per le poltrone più vicine al Capo. Lui invece no: s'è presentato dopo pranzo in conferenza stampa con aria distesa, sorriso a trentadue denti e sfoderando alcune tra le sue gag meglio riuscite. Quella di Mussolini, per esempio. «Stai attento che io sono un Duce», ha finto di mettere paura a un cronista in procinto di rivolgergli una domanda, «va ancora bene se ti lascio la cittadinanza italiana...». E mentre lo diceva, mimava a perfezione bocca e mascella della Buonanima. Un effetto esilarante. Quale motivo avesse per stare così allegro in una giornata tanto faticosa, con il fronte giustizia in ebollizione, la magistratura in subbuglio, i moniti del Quirinale sul rispetto della Costituzione, le liti sulla Finanziaria e la prospettiva di discutere fino a notte fonda con i parenti-serpenti della maggioranza, il Cavaliere non l'ha svelato. Chi lo conosce bene ne tributa parte del merito ad Anders Fogh Rasmussen, primo ministro di Danimarca, che gh mette simpatia per quel suo look da personaggio di Beautiful. Otto mesi fa s'era offerto addirittura di presentarlo a sua moghe Veronica, qualora avesse mai pensato di farsi un amante focoso. Ieri Berlusconi non ha concesso il bis sullo stesso terreno; ma si è notato ugualmente die la presenza di Rasmussen, venuto a fargli visita nell'ambito del semestre itahano di presidenza Uè, esercita sul nostro premier un effetto liberatorio, lo stimola a levarsi qualche sassolino dalla scarpa. Ecco dunque perché, in una giornata dove rischiava di esse- re risucchiato nel vortice di negoziazioni estenuanti sui fondi per Mezzogiorno e sviluppo, il presidente'del Consigho ha trovato lo scatto per lanciare una controffensiva. Bersagho: tutti coloro che si scandalizzano per le sue teorie sui giudici «mentalmente disturbati». Forzando le parole del premier, ci si potrebbe scorgere perfino una replica pepata al Presidente della Repubblica, sceso in campo con tutto il peso della propria autorità a tutela della magistratura. Ma il nome di Carlo Azeglio Ciampi ieri il premier non l'ha pronunciato. E dunque il suo apologo sul-1'«homo impoliticus» va inteso come puntigliosa affermazione della propria diversità antropologica. «Tutti mi criticano?», ha preso slancio dalla domanda di un giomalista danese: «Non ho mai avuto cadute di spirito. Non sono un politico di professione e non voglio diventarlo. Ciò non significa che mi considero un anti-politico, ma solo che nella politica introduco alcuni comportamenti ad essa normalmen¬ te estranei. Credo di dire la verità su certe situazioni, in sintonia con ciò che pensano i cittadini e in dissenso rispetto al "politicamente corretto"». Qui la confessione: «In fondo io mi diverto a suscitare queste reazioni, e non ho alcun motivo per cambiare. Continuerò ad essere me stesso», ha concluso col tono risoluto di chi, a 67 anni che compirà il 29 settembre, si sente nel pieno diritto di metter da parte certi inviti alla prudenza e di presentarsi con la propria faccia. Chi sta addentro ai misteri di Forza Italia interpreta alla stessa maniera, come scatto d'orgoglio più che effetto di un calcolo, l'annuncio di Sandro Bondi nuovo coordinatore nazionale azzurro: «Nel partito sono tutti estremamente favorevoh», ha dato per scontato il premier, ma anche se così non fosse «la nomina la decido io». Un paletto è fissato. L'altro (Fabrizio Cicchitto numero due del partito) verrà piantato nei prossimi giorni sulla base di un antico rapporto fiduciario con il vice-capogrup¬ po alla Camera. E sempre in base agli estri del Fondatore, verrà chiamato oppure no a dirigere l'organizzazione un manager estemo alla pohtica, idea che Berlusconi carezza in perfetta solitudine. Poi però Rasmussen è ripartito per la Danimarca, e con lui (sussurrano a Palazzo Chigi) s'è un po' smarrito il buonumore. Quando nella sua stanza che fu, quella sì, del Duce ha fatto ingresso il segretario dell'Udo Marco FoUini, Berlusconi già non rideva più. I presidente del Consiglio Silvio Berlusconi
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