Bowiye, Bianco Duca della tecnologia di Marinella Venegoni

Bowiye, Bianco Duca della tecnologia LONDRA, PER IL LANCIO DI «REALITY» SUPERSHOW IN COLLEGAMENTO CON I CINEMA DI MEZZO MONDO Bowie, Bianco Duca della tecnologia Canta alla moglie: vivo nel futuro per merito tuo Marinella Venegoni inviata a MILANO E adesso, vediamo un po' se i Bowìe's Bonds non risalgono. La discesa libera, negli scorsi mesi, delle azioni dell'artista rock più d'avanguardia del Novecento, deve aver avuto un peso non secondario nel lancio di «Reality», l'album di inediti che esce in Europa il 15 settembre a un anno dì distanza da «Heathem, come questo prodotto dal Duca Bianco insieme con Tony Visconti. Con un occhio all'arte e uno alla borsa e alle proprie azioni, l'affascinante David Bowie ha concepito una campagna dì promozione autenticamente spaziale, partita ieri sera da Londra vìa satellite e sponsorizzata da un pugno di aziende infonnatiche con casa per lo più a Singapore. Grazie a loro, da un club il cui nome non è stato divulgato, Ziggy Stardust è entrato in diretta nelle sale cinematografiche più avanzate di mezzo mondo (mancava solo l'America), ha cantato sempre in diretta ben più di mezzo album, ed è stato poi applaudito e riverito dai fans che gh hanno anche fatto domande, in danese norvegese o italiano, ottenendo regolare e gentile risposta. Per assistere all'evento interattivo occorreva pagare il biglietto, ma la ressa alle prevendite è stata ovunque immediata, perché la serata veniva percepita come «cool», imperdibile: e bravo Bowie, che è riuscito a farsi pubblicità guadagnandoci pure (contenti anche ì gestori di sale avanzate, che intrawedono nuovi spazi dì utilizzo). Come sempre quando di mezzo c'è il Duca, l'esperimento farà da apripista a iniziative analoghe. Intanto, il metodo del collegamento mondiale fa risparmia¬ re un bel po' alle case discografiche, notoriamente alla canna del gas; ma state anche attenti ad ascoltare «Realìty» al computer se è vecchiotto come il nostro, perché le protezioni antipiraterìa sono tali che rischiano di mandarvi in blocco l'hard disc. E tuttavìa sì, non è il caso di dire chissenefrega di Bowie. Vale la pena tornare al lettore ottico e ascoltare il nuovo lavoro di un cinquantaseienne di ottimo aspetto e mirabile storia, iniziare un viaggio dentro undici brani che sono un po' la summa della sua poetica, assolutamente autoreferenti e a ragione: se tutti quelli che hanno copiato a man bassa nella sua ispirazione, proprio grazie a questo stanno facendo cassa, perché non lo può fare lui, primo motore immobile della propria poetica? Vale subito la pena di citare un brano del tutto eccentrico, sospeso fra «life on Mars» e brandelli dì Stìng: «Bring Me The Disco King», elegantissimo pezzojazz/lounge per pianoforte e grandiosa batteria fuori campo, egregiamente interpretato con rigore e morbidezza, che sembra sottolineare un'apertura su nuovi futuri esperimenti che tengano alti i Bowìe's Bonds. Il resto dell'album è tutt'altra cosa, un'antologìa di libera ispirazione e abbastanza inconsueto buon umore, come si evìnce da «Pablo Picasso», cover di Jonathan Richman ed evidente omaggio a luì e ai suoi Modem Lovers, protagonisti nei primi 70 della stagione del pre-punk e strettì amici dì John Cale che produsse alcuni loro lavori. Su un inizio orientaleggiante, è un rock deciso e traverso, con un testo assai divertente: «Quando qualcuno cerca di abbordare ragazze/ sì sente dire che è uno str.y Questo mai successe a Pablo Picasso/ Lui poteva attraversare la stra¬ da/ e le ragazze non resistevano al suo sguardo/Così Pablo Picasso mai fu chiamato str...». Una seconda cover è omaggio allo scomparso George Harrison: «Try Some, Buy Some» è un brano minore, arrangiato un po' come avrebbe fatto lui; l'eco del sitar, un'esplosione dì violini sulla melodia, un sottofondo di valzerone gh conferiscono un'eleganza intima e affettuosa. Del materiale propriamente bowiano, ci sono rock ballads come l'elettroacustica «New Killer Star», «Looking Por Water» con un eccezionale uso della batteria (è un po' la particolarità dell'album) e «Never get old», molto Anni 80, di impianto etnico orientaleggiante: «Sto vivendo nel futuro per merito tuo», canta Davidino pensando magari alla moglie Imam. E vengono in mente le gioventù ambigue ed estetizzanti sue e di Lou Reed, approdate poi a una maturità rigorosamente eterosessuale. Ci sono ballate estenuate come «The Loneliest Guy» o la dolcissima «Days», molto Anni '60, e rock lividi e spezzettati come «Shell drive the big car», con improvvise aperture melodiche. La promozione prosegue con un tour mondiale che parte il 7 ottobre da Copenhagen e arriva al Filaforum di Milano il 23.1 biglietti stanno andando a ruba, l'eco delle gesta di ieri è destinata ad espandersi anche fra i più giovani, che poco o nulla sanno di Bowie ma scaricano il rock che a luì sì ispira. David Bowie, cinquantaseienne di ottimo aspetto e mirabile storia

Luoghi citati: America, Copenhagen, Europa, Londra, Milano, Singapore