«I controlli non sono finiti»

«I controlli non sono finiti» IL RESPONSABILE DEL GRUPPO DI SORVEGLIANZA VOLUTO DAL MINISTERO «I controlli non sono finiti» L'Italia ha già attrezzato centri specializzati intervista ROMA COME ci si prepara, in Italia, all'eventuale ritorno del pericolo? «Con gli stessi mezzi di prima», risponde il professor Pietro Crovari, responsabile del gruppo di sorveglianza della Sars voluto dal ministro della Salute. La polmonite atipica non ha colpito l'Italia, se non di striscio? «Sì, fortunatamente, i casi importati sono avvenuti quando già si sapeva della pericolosità della situazione, quindi i soggetti malati sono subito stati posti in isolamento, nei vari ospedali. Così non c'è stata, da noi, nessuna diffusione locale». Quanti casi di Sars abbiamo avuto? «Le persone ricoverate sono state nove. Quasi subito, tre casi sono stati esclusi perché non rientravano neppure nei casi sospetti, tanto più che poi si è potuto stabilire quale era la causa della loro patologia. In tutto, quindi, abbiamo avuto tre casi di Sars probabili, anche se non abbiamo potuto disporre di materiale di laboratorio sufficiente per una conferma definitiva. Soltanto per un caso si può avere la certezza, perché in quella persona è stato isolato il virus». Ce la siamo cavata piuttosto bene? «Sì, e questo perché è stato istituito questo filtro aeroportuale sui viaggiatori che arrivavano in Italia, con verifica del loro stato di salute e distribuzione degli opuscoli con l'invi- to a rivolgersi ai reparti specializzati di malattie infettive se si fossero presentati, nei giorni successivi al loro arrivo, i sintomi della Sars - febbre molto alta, difficoltà respiratoria e mal di gola -. Il nostro cordone sanitario alle frontiere ha funzionato». Ma il cordone, peraltro, non ha individuato malati di Sars. In ogni caso, ora è stato tolto? «Non l'abbiamo rimosso del tutto. Perché quando, a luglio, l'Oms ha dichiarato che non vi erano nuovi casi, abbiamo valutato che fosse prematuro smobilitare, abbiamo pensato che il virus avrebbe potuto fare, in qualunque momento, la sua ricomparsa». Quindi il controllo agli aeroporti non è mai cessato? «E' stato solo attenuato, perché non c'era ragione di continuare a fare le visite ai passeggeri. Però abbiamo continuato a distribuire a tutti i viaggiatori che provenivano dalle aeree dove c'era stata la Sars gli opuscoli informativi con i consigli su che cosa fare se, nei dieci giorni successivi all'arrivo, fossero comparsi i sintomi sospetti. E, naturalmente, si è continuato a mantenere negli aeroporti il personale che, all'occorrenza, potesse tornare a fare controlli più severi». Di fronte a questo nuovo allarme da Singapore, pertanto, si tornerà a un'allerta più forte? «E' probabile. La notizia è appena giunta e aspettiamo le dichiarazioni delle fonti ufficiali per prendere decisioni in merito. Quindi, se la notizia fosse confermata del tutto, sui voli provenienti da Singapore si riprenderanno i controlli molto più rigidi, con le visite ai passeggeri». Le strutture ospedaliere sono pronte all'eventualità di un allarme più esteso di quello che abbiamo avuto sul nostro territorio? «I due centri di eccellenza sono l'ospedale Sacco di Milano e lo Spallanzani di Roma. Ma per la Sars ci sono anche tante altre strutture in grado di ricoverare e isolare eventuali pazienti di polmonite atipica: per esempio, a Genova, Pavia e Brescia. Molti nosocomi hanno stanze per poter isolare i pazienti. Sono stati coinvolti maggiormente Roma e Milano anche perché i voli internazionali provenienti dalle aree a rischio arrivano nei due scali maggiori». La paura fa dire a molti: bisogna vaccinare a tappeto contro l'influenza perché, in questo modo, in caso di Sars si attenuano i danni. E' così? «No, non direi. Si tratta di due eventi che vanno tenuti separati. L'influenza è una malattia seria e la profilassi va fatta come si fa tutti gli anni, soprattutto si deve vaccinare il personale sanitario degli ospedali che, invece, per solito è reptio. Poi ci sono le solite categorie a rischio: anziani, cardiopatici, ecc. Rispetto alla Sars, non c'è una grossa intersecazione. Basti pensare quante sono le malattie che incominciano con febbri e mal di gola...Se bastasse il vaccino contro l'influenza a curarle tutte, saremmo a posto. Ma non è così». (r.r,] L'ospedale Spallanzani di Roma uno dei centri italiani in prima linea nella prevenzione di una possibile nuova epidemia di Sars

Persone citate: Pietro Crovari, Spallanzani