Primo giorno di scuola, tra le tensioni di Raffaello Masci

Primo giorno di scuola, tra le tensioni IL 10 SETTEMBRE SI COMINCIA IN QUATTRO REGIONI Primo giorno di scuola, tra le tensioni Precari e presidi sul piede di guerra, mentre parte la riforma Raffaello Masci ROMA Addio «primo giorno di scuola». Una volta era ovunque in Italia, il primo ottobre, festa di san Remigio, e «remigini» venivano chiamate le matricole della prima elementare. Se adesso un primo giorno di scuola ufficiale deve esserci, quello sarà martedì 16 settembre, quando il ministro dell'Istruzione, presente il Capo dello Stato, inaugurerà ufficialmente l'anno scolastico all'altare della patria, a Roma. In pratica, però, il calendario scolastico viene fissato dalle Regioni e quattro di queste (Campania, Mohse, Umbria e Veneto, nonché la provincia autonoma di Bolzano) hanno deciso che le scuole apriranno domani, 10 settembre. Dopodomani seguirà la Lombardia, poi il «gruppone» di altre 11 Regioni lunedì 15, quindi le altre via via fino al 26 settepabre, quando sarà il turno della Sicilia. Ma gh istituti scolastici sono autonomi e la loro giurisdizione riguarda anche il calendario, così, alcune scuole hanno preso la data fissata dalle rispettive Regioni come «orientativa» e già ieri avevano aperto i battenti, in varie parti d'Italia. La scuola che apre - ha assicurato il ministero fin dalle scorse settimane - lo farà nel migliore dei modi: con tutte le cattedre coperte fin dal primo giorno. Ma l'Italia non è solo lunga e varia, ma anche attraversata da turbolenze. La più grave si racchiude nella parola «precari». Degli 827 mila docenti delle patrie scuole, infatti, 105 mila hanno un contratto che il ministero, eufemisticamente, definisce «a tempo determinato». Sono.cioè precari, e si sono talmente tanto stancati di esserlo, dal momento che nella maggioranza dei casi sono abilitati e vincitori di concorso, che quest'anno stanno facendo le scintille. Un gruppo di essi ha addirittura iniziato uno sciopero della fame per richiamare il Parlamento sulla loro condizione, che spesso si trascina da decenni. Ma anche i presidi - tecnicamente definiti «dirigenti scolastici» - non stanno meglio: il loro contratto è scaduto da 20 mesi. Hanno protestato, trattato, inveito, e alla fine hanno dichiarato lo. «stato di agitazione», che non vuol dire sciopero alla riapertura delle scuole ma comunque ima condizione di belhgeranza latente. Se il fronte del personale è la spina nel fianco del ministro Moratti, altri versanti del pianeta scuola sono di maggiore soddisfazione. Intanto quest'anno partirà sia pur timidamente - la riforma, attraverso l'introduzione nelle prime due classi della scuola elementare dello studio della lingua inglese e dell'informatica di base (due delle tre «I» proposte da Berlusconi in campagna elettorale: la terza doveva essere «Impresa»). Gettando il cuore oltre l'ostacolo, il ministro Moratti ha anche cercato di avviare il duplice canale istruzione-formazione per le superiori. In questa prospettiva, nel corso degli ultimi mesi, ha attivato dei protocolli di intesa con otto Regioni (Basilicata, Lazio, Puglia, Toscana, Abruzzo, Campania, Sardegna e Umbria) affinché la formazione professionale da esse gestita potesse essere considerata a tutti gli effetti adempimento dell'obbligo scolastico fino al 15" anno, per tutti i ragazzi che si fossero iscritti dopo la terza media. Inoltre - proprio in virtù di un'intesa che sarà firmata stamattina - si potrà anche realizzare una prima esperienza di l'alternanza scuola-lavoro, altro punto saliente della riforma. Infatti una collaborazione tra il ministe- ro (rappresentato dalla sottosegretaria Maria Grazia Siliquini) e gh ordini professionali dei ragionieri e commercialisti, permetterà agli studenti di ragioneria di svolgere stages formativi negli studi professionali. Il ministro Moratti ha anche toccato la bollentissima questione della parità scolastica. Già una legge di Berlinguer prevedeva che il sistema pubbhco di istruzione avesse due gambe, una statale e una non statale, ma l'attuale ministro è andata oltre e ha fissato un finanziamento non alle scuole - cosa vietata dalla Costituzione - ma alle famiglie che scelgano il sistema non statale, peraltro sottoforma di credito d'imposta. La cosa ha fatto saltare i nervi ai precari (per la cui assunzione i soldi non si sarebbero invece trovati), riportando la questione degli insegnanti «a tempo determinato» al centro della vita scolastica e della sua pace. Primo giorno di scuola domani in 4 regioni italiane e nella provincia di Bolzano

Persone citate: Berlinguer, Berlusconi, Maria Grazia Siliquini, Moratti