Il bonus per chi resta? Tre ostacoli da non sottovalutare di Tito Boeri

Il bonus per chi resta? Tre ostacoli da non sottovalutare L'INTERVENTO GENERA UN BENEFICIO PER L'INPS MA FINISCE PER SPOSTARE GLI ONERI SULLA FISCALITÀ GENERALE Il bonus per chi resta? Tre ostacoli da non sottovalutare Tito Boeri LE anticipazioni dei giornali sulla riforma delle pensioni che il Govemo sta approntando danno tutte per scontato l'introduzione di un premio per chi continua a lavorare dopo avere raggiunto i recpùsiti per la pensione d'anzianità. Molti dettagli di questa misura sono stati resi noti, il cbe permette una prima valutazione. Il premio consiste nell'esenzione totale dal pagamento dei contributi previdenziab. Oggi datore e lavoratore versano insieme il 32,70Zo del salario all'Inps; con il cosiddetto «super bonus» il lavoratore si vedrebbe riconosciuto in busta paga il 300Zo del salario e il datore di lavoro il restante 2,707o. Le mancate entrate deb' INPS si finanzierebbero con i risparmi neU'erogazione di pensioni a quegb aventi diritto abe pensioni di anzianità che decidessero, in virtù del premio, di continuare a lavorare. L'idea è suggestiva: si vorrebbe abungare la vita lavorativa senza «far male» a nessuno, anzi concedendo premi a chi ha comportamenti virtuosi. Insom¬ ma un guadagno per tutti, quello cbe gb economisti chiamano un «migboramento Paretiano» richiamandosi ab'opera di un celebre abitante di Torino dell' inizio del secolo scorso, il marchese Vilfredo Pareto. Megbo, tuttavia, non farsi illusioni: il bonus rischia di avere effetti impercettibib sub' età di pensionamento ed è destinato a «far male» 1) ai contribuenti, 2) abe imprese e 3) ai giovani con contratti temporanei, tra l'altro con potenziab effetti negativi suba produttività del lavoro. Vediamo perché. Innanzitutto è probabile cbe il premio si traduca in un flusso netto di cassa negativo per l'Inps, spostando suba fiscabtà generale una parte ancora più consistente della nostra spesa previdenziale. Purtroppo l'Inps non rende pubbbci i dati suba percentuale di aventi diritto a ima pensione di anzianità che fruiscono della stessa e professa apertamente di non voler concedere dati e elaborazioni a chicchessia, tranne il Ministro del Welfare, per «non influenzare il dibattito in corso suUe pensioni» (si veda www.lavoce.info). A quanto è dato sapere, circa il 300Zo dei potenziab beneficiari {era il 4007o negb anni '80) oggi non fruisce della pensione d'anzianità, una volta maturati i diritti. Questi individui (cbe hanno remunerazioni più alte deUa media) cesseranno di versare i contributi senza colpo ferire, riducendo le entrate deb'Inps. Perché non ci siano contraccolpi negativi sube casse previdenziab, occorrerebbe cbe queste minori entrate fossero compensate da minori uscite, ovvero cbe tra il 15 e il 200Zo degb aventi diritto abe anzianità fosse convinto dal bonus a continuare a lavorare. Non facile. L'ultima Finanziaria ha reintrodotto la piena cumulabibtà fra pensione di anzianità e salario; anche se la pensione di anzianità cui si ha diritto fosse solo il 500Zo del salario, percbé si dovrebbe rinunciare a questa più un salario (dunque al 1500Zo del salario) per un salario maggiorato del 300Zo (il 1300Zo del salario)? Si parla in questi giorni di ripristinare il divieto di cumulo. Ma anche se il Govemo fosse in grado di ripristinare (segnale: il Govemo può cambiare idea) e fare rispet- tare il divieto di cumulo, un premio offerto solo per qualche anno non basterebbe comunque a spostare l'età di pensionamento. Per essere davvero conveniente, ogni anno di pensionamento ritardato dovrebbe portare ad un incremento permanente del reddito da futuro pensionato di quasi 4 punti percentuab, almeno il doppio del valore atteso del premio. La paura di vedersi un domani negato l'accesso aba pensione farebbe il resto. Come dimostra la fuga verso le anzianità degb ultimi 10 anni, a dispetto debe ripetute rassicurazioni del governo, non c'è «certificazione dei diritti acquisiti» che tenga. Utile ricordare cbe b premio, seppur più contenuto, introdotto con la Finanziaria del 1999 ha indotto solo qualche centinaio di rinvu debe anzianità. Un precedente cbe deve far riflettere. Il premio potrebbe «far male» a qualcuno anche se riuscisse ad autofinanziarsi con minori spese per pensioni d'anzianità, non gravando sul fisco. Tra i perdenti, le imprese con piani soft di riduzione degb organici (i dipendenti di imprese in declino occupazionale hanno una probabibtà doppia di prendere l'anzianità dei dipendenti di imprese cbe mantengono fissi i propri organici, secondo quebe elaborazioni cbe oggi l'Inps non vuole più rendere pubbbche). Ancbe le altre imprese ci perderebbero: per esercitare un domani l'opzione di liberarsi di un proprio dipendente verso la pensione, dovrebbero offrire una ((buonuscita» più alta (per indurlo a rinunciare a un salario netto più alto per la stessa pensione). Infine i giovani. Il premio, come si è visto, può solo aumentare b costo del lavoro. Quindi non genera nuova occupazione. Le separazioni da imprese in declino verso le anzianità avvengono oggi quasi sempre col consenso del lavoratore. Secondo i dati debe forze lavoro, solo il 100Zo dei pensionati d'anzianità è stato licenziato o coinvolto in prepensionamenti, presumibilmente uscite involontarie. Col premio, associato ab'obbbgo di tenersi i beneficiari del bonus in azienda, i datori di lavoro potrebbero essere tentati a rifarsi sui lavoratori con contratti temporanei, cbe non han¬ no nessuna intenzione di abontanarsi dab'impresa e cbe, avendo bvelb di istruzione relativamente elevati, hanno maggiori potenziabtà di contribuire a incrementi di produttività neb' azienda. Morale deba favola: b premio non è affatto innocuo. Anche solo sperimentarlo, come proposto dal Ministro Maroni, espone a rischi. Megbo abora pensare a premi temporanei associati a riduzioni permanenti (e crescenti nel tempo) delle prestazioni per chi andrà in pensione prima dei 65 anni, anticipando quegb aggiustamenti che verranno comunque attuati a chi andrà in pensione fra trent'anni. Anziché fare regab a chi è già in una posizione di privbegio, sarebbero un passo in direzione di ima maggiore equità nei trattamenti previdenziali fra generazioni. Riuscirebbero a spostare in avanti l'età di pensionamento senza imposizioni ai lavoratori o abe imprese e, in ogni caso, renderebbero la decisione sul quando si va in pensione neutrale ai fini deb' equilibrio debe casse previdenziab. Rischiano le aziende che hanno avviato dei piani morbidi per la riduzione degli organici. Favorire l'esodo richiederà buonuscite maggiori Il premio potrebbe far aumentare il costo del lavoro e mettere a repentaglio i contratti a termine Più difficile creare nuova occupazione

Persone citate: Maroni, Vilfredo Pareto

Luoghi citati: Torino