GII uomini di Bin Laden nel cuore di Mìrafìori di Massimo Numa

GII uomini di Bin Laden nel cuore di Mìrafìori LEGAMI ANCHE CON IL CAPO DEL COMMANDO DEVL11 SETTEMBRE GII uomini di Bin Laden nel cuore di Mìrafìori In un alloggio di via Tonale uno dei collaboratori dello sceicco retroscena Massimo Numa TORINO e la Rete di Bin Laden. Lo sguardo corre soprattutto al passato, quando la polizia portò a termine una serie di operazioni dal significato inequivoco: il terrorismo islamico si stava lentamente ramificando nel Nord Ovest. E' la fine dell'agosto del 1998, quando i poliziotti fecero irruzione nel «covo» di via Tonale 27, nel cuore di Mirafiori. Tra gli arrestati, un uomo con passaporto yemenita, nome di battagha «Roger». Liberato 22 mesi dopo e sottoposto solo all'obbligo di firma, sparisce nel nulla il 3 gennaio 2001. E solo dopo l'il settembre sono evidenti il suo ruolo e la sua pericolosità. E solo negli ultimi mesi si è definitivamente accertato che anche quel palazzo è servito a dare appoggio e rifugio agli uomini legali alla cellula di Amburgo. Spuntò fuori il nome di Mohamed Hayar Zammar, 43 anni, siriano, cittadino tedesco, i cui numeri di telefono erano dihngetemente annotati su un'agenda sequestrata nel box di Mirafiori. Arrestato in Marocco nel maggio 2002, detenuto nelle carceri di Damasco, più volte interrogato dagli inquirenti americani e tedeschi, Zammar è considerato una figura chiave della Rete in Europa. In Marocco è alla testa di una cellula di sauditi, vogliono far saltare le navi inglesi. Gh attentati falhscono ma la rete resiste alle indagini e, poco tempo dopo, scatena a Casablanca una folle sequenza di esplosioni con decine di morti. Tra i terroristi, un paio di algerini arrestati arrivano dall'Italia. Zammar viene affidato ai siriani. E' una delle fasi dell'operazione «Tendemess», tenerezza, allusione ironica dedicata a Zammar, che pesa oltre cento chili. In Siria non lo processano. E' semplicemente chiuso in una cella. Collegamenti da brivido. Perchè Zammar è legato a Mohamed Atta, il capo del commando dell' 11 settembre, e al marocchino Mounir el Motassadeq, recentemente condannato in Germania, kamikaze mancato solo per un soffio. Zammar frequenta le moschee di Amburgo, i centri di reclutamento per il Jihad. Il «siriano» segue con attenzione uno degli ospiti di via Tonale, il sedicente «Roger» Hamoud Naji, poi interrogato dall'Fbi. «Roger» ha 43 anni, un passaporto yemenita. E dice di essere nato a Gaza. Invece il suo nome è MisbahHassanyn'Azab, è egiziano, professione terrorista; è uno dei pianificatori degli attentati alle ambasciate Usa di Nairobi e di Dar Es Salaam e ha organizzato quello, mancato, in Albania. «Roger» trascorre 22 mesi di carcere a Voghera, è liberato e sottoposto a semplici misure di sorveglianza. Il 3 gennaio 2001, l'egiziano, dopo aver firmato per l'ultima volta il registro della questura a Torino, sparisce. Ma Misbah Ah Hassanyn'Azab viene fermato lo stesso giorno durante un normale controllo. E' con altri due mediorientali a bordo di una Mercedes nera, ferma in ima strada di Arcore. Uno è Abdelkadir Es Sayed, uomo chiave dell'inchiesta sulla cellula milanese di Al Qaeda: ex imam della moschea di via Quaranta. Es Sayed è latitante, e potrebbe essere morto in Afghanistan. A Torino Misbah Ah Hassanyn'Azab passa le sue giornate confuso con i facchini del mercato ortofrutticolo di via Giordano Bruno. Dal telefono di casa deUa famiglia italo-marocchina che lo ospita, forse ignara del suo ruolo, telefona spesso a Londra, a un ufficio di Beethoven Street. Così viene intercettato per la prima volta dai servizi inglesi. La polizia italiana risale subito dopo all'appartamento di via Tonale. Che fine ha fatto «Roger», l'unico terrorista mai intercettato a Torino. «Ucciso nel maggio 2002», dicono i servizi. Ucciso in Palestina. Le altre inchieste, quelle non ancora chiuse, partono da lì. Da via Tonale. In via Tonale 27 venne scoperta una base del terrorimo islamico

Persone citate: Beethoven, Bin Laden, Hamoud, Mohamed Atta, Mounir El Motassadeq