Rumsfeld vola a Baghdad «Largo ai soldati iracheni»

Rumsfeld vola a Baghdad «Largo ai soldati iracheni» VISITAA SORPRESA DEL MINISTRO; CONSIDERATO IL GRANDE PERDENTE DELLA SVOLTA AVVENUTA A WASHINGTON Rumsfeld vola a Baghdad «Largo ai soldati iracheni» «Non servono più militari Usa ma più truppe locali e internazionali» Il comandante americano: se ci fosse un'emergenza non potremmo garantire la sicurezza. Il Presidente chiede al Congresso altri 70 miliardi Paolo Mastrolilli NEW YORK Più truppe, ma non americane, e più soldi, almeno per ora da sfilare alle tasche dei contribuenti degli Stati Uniti. Sono le ricette della Casa Bianca e del Pentagono per affrontare la crisi irachena, mentre l'Onu discute la nuova risoluzione proposta mercoledì dal segretario di Stato Powell e sul terreno continuano gli scontri. Il ministro della Difesa Rumsfeld, che secondo la stampa americana è il grande sconfitto della svolta avvenuta a Washington, è arrivato ieri a sorpresa a Baghdad per valutare la situazione di persona. Ha detto che non servono più militari americani per garantire la sicurezza, ma più iracheni, mentre l'aiuto internazionale potrebbe tornare utile ad alleggerire i compiti dei 140.000 soldati degli Stati Uniti già schierati. «Le truppe straniere sul terreno - ha detto - sono un elemento provvisorio. Quelle irachene sono la normalità e noi dobbia¬ mo andare in questa direzione». Infatti Hoshyàr Zebari, il curdo nominato ministro degli Esteri nel governo provvisorio, ha già detto che non vuole forze turche o di altri Paesi vicini, perché potrebbero cercare di influenzare la situazione politica. , Quindi Rumsfeld si è lamentato con la Siria e l'Iran perché non fanno abbastanza per controllare i confini e impedire il passaggio di terroristi e guerriglieri nel Paese: «Non siamo contenti, e loro lo sanno». Dunque il capo del Pentagono vorrebbe accelerare l'addestramento degli iracheni e il recupero dei militari non compromessi col vecchio regime per raddoppiare in breve tempo le forze di sicurezza locali, che al momento contano circa 60.000 uomini. Questa posizione è stata condivisa dal generale Ricardo Sanchez, comandante delle truppe americane sul terreno, ma con un avvertimento. Sanchez ha confermato che non servono nuovi soldati Usa, ma ha aggiunto che «se fossero offerte altre truppe della coalizione, le accetteremmo con piacere». Poi ha spiegato perché: «Se emergesse una milizia locale contraria all'occupazione, o scoppiasse un conflitto interno di qualsiasi natura, ci ritroveremmo davanti ad una sfida per cui non abbiamo forze sufficienti. Esistono questioni di sicurezza che ci aspettano nel futuro, per cui serviranno truppe addizionali. Sono questioni eh" possono essere risolte con 1 aiuto della coalizione e con il tempo». Dunque questa è la preoccupazione dei militari: i soldati americani sul terreno bastano a garantire la sicurezza, ma non ad affrontare nuove potenziali emergenze. E le possibili emergenze sono molte: nuovi attentati come quelli delle settimane scorse, infiltrazioni di guerriglieri dall'Iran e dalla Siria, un'offensiva terroristica di Al Qaeda, scontri tra i vari gruppi etnici del Paese, il riarmo di milizie come le Brigate Badr del Supremo consiglio per la rivoluzione islamica in Iraq, pronte alla mobi- litazione dopo l'uccisione dell' ayatollah AI Hakim a Najaf. Proprio ieri Moqtada al-Sadr, il leader sciita rivale del gruppo di Al Hakim, ha minacciato di emettere una fatwa contro le truppe americane e di incitare i fedeli alla guerra santa: «A volte - ha detto - un diavolo minore se ne va e uno peggiore prende il suo posto». Questi timori, secondo il Washington Post, hanno spinto lo Stato maggiore americano ad allearsi col suo ex capo Colin Powell per aggirare Rumsfeld e convincere il presidente Bush ad autorizzare il ritorno all'Onu. Il «complotto» tra militari sarebbe comin¬ ciato a luglio e si sarebbe completato con la visita fatta martedì dal Segretario di Stato alla Casa Bianca. Powell, che ha addestrato molti dei generali attuali e parla spesso col nuovo capo del Comando centrale, Abizaid, ha smentito la storia del Post. Ma secondo il commentatore con- servatore William Kristol «Rumsfeld ha perso la fiducia della Casa Bianca perché ha rovinato il dopoguerra. Per cinque mesi ha fatto quello che voleva dicendo che bastavano poche truppe, e questo è stato un errore». . L'Amministrazione ha sbagliato anche i conti, se è vero un altro scoop del Washington Post secondo il quale la Casa Bianca ha già chiesto al Congresso altri 60 o 70 miliardi di dollari, oltre ai 79 già stanziati, per pagare i crescenti costi dell'occupazione. Questo è un altro motivo per cui serve l'aiuto internazionale, visto che nel 2004, anno di elezioni presidenziali, il Parlamento prevede un deficit di bilancio da 480 miliardi di dollari, il più alto nella storia degli Stati Uniti. Sul terreno, del resto, continuano gli scontri. Ieri le truppe americane sono state attaccate con i mortai a Tikrit. Nessuno è rimasto ferito. Por co dopo sono state arrestate quattro persone che avevano chili di esplosivo e preparavano nuovi attentati. Secondo il «Washington Post» c'è stata una sorta di «complotto dei militari»: lo Stato Maggiore si è alleato con il suo ex capo Colin Powell per aggirare il ministro della Difesa e convincere Bush a rivolgersi all'Onu L'abbraccio alla figlia in lacrime di un soldato thailandese in partenza per l'Iraq