Teiekom Serbia, Pera e Casini «a fianco di Ciampi» di G. Ru.

Teiekom Serbia, Pera e Casini «a fianco di Ciampi» IL PRESIDENTE DELLA CAMERA: AMAREZZA E INDIGNAZIONE A SENTIR DIRE CHE NON PROTEGGIAMO IL COLLE Teiekom Serbia, Pera e Casini «a fianco di Ciampi» ROMA Con una lettera indirizzata al direttore dell'Unità, il presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini, esterna la sua «amarezza» e «Indignazione» perché il quotidiano diretto da Furio Colombo aveva sostenuto che né lui né il presidente del Senato «proteggono il Colle»: «Tutti gli italiani - scrive Casini - conoscono il mio apprezzamento e la mia stima nei confronti del Capo dello Stato. Nessuno dovrebbe mettere in dubbio questa inconfutabile realtà». E anche il presidente del Senato, Marcello Pera, proprio in una intervista pubblicata ieri dal Corriere della Sera, è sceso in campo per difendere Ciampi invitando i «guerriglieri» della maggioranza a fermarsi. Nella sua intervista, Pera ha anche criticato l'opposizione: «Quanto a Fassino, sarebbe più convincente se andasse in commissione a farsi audire». E sempre rivolto al segretario dei Ds, negando che Berlusconi possa essere il «burattinaio» delle accuse di Igor Marini, così come aveva sostenuto Fassino, Pera ha aggiunto: «E' un errore nato probabilmente dal fatto che in passato certi elementi emersi dall'Antimafia sono stati usati in maniera dubbia». Il presidente del Senato Luciano Violante, capogruppo dei Ds a Montecitorio, replica polemico: «Pera è andato ben al di là dei confini imposti dalle sue specifiche responsabilità istituzionali e costituzionali». Clemente Mastella, Udeur, invece si proclama scettico di fronte agli inviti ai «guerriglieri» di fermarsi: «Le guerre puniche sono iniziate e quindi non credo che finiscano qua. Hanno lambito il Capo dello Stato, penso che non lo toccheranno più per un po' di tempo, però la guerra ci sarà». Sul versante dell'inchiesta della commissione di palazzo San Macuto, l'avvocato di Igor Marini, Luciano Randazzo, sostiene che le «carte svizzere» sono già arrivate a Roma e di aver saputo, da una fonte elvetica, che le autorità di Berna hanno trasmesso solo quelle «carte» ritenute «rilevanti» per l'affare Telékom Serbia. Le altre - da Berna è arrivata la conferma ufficiale - utili all'indagine di Torino, saranno mandate in un secondo momento alla procura torinese. In attesa della lettura di questi documenti, a palazzo San Macuto si fa il bilancio dell'attività istruttoria di queste settimane. Da Belgrado è arrivata la disponibilità alla collaborazione e una risposta affermativa alla richiesta della commissione di sentire diversi «testimoni» dell'affare, mentre le autorità di Cipro hanno fatto sapere di avere difficoltà a ricostruire la movimentazione dei 1500 miliardi - il prezzo dell'affare italo-greco - depositati nella filiale di Nicosia della Banca nazionale della Jugoslavia, perché la banca stessa è in via di liquidazione. E un nuovo fronte di polemiche si è aperto all'interno della commissione stessa. Al presidente Trantino che aveva dichiarato che nei mesi scorsi esponenti dell'opposizione avevano chiesto l'audizione del presidente Ciampi, replicano Michele Lauria (Margherita) e Gianni Kessler (Ds): «Sono affermazioni assolutamente e totalmente infondate». E se il vicepresidente leghista del Senato, Roberto Calderoli, prende sempre più vistosamente le distanze dalle accuse di Igor Marini («La sensazione è che il suo fosse un discorso un po' preparato e un po' studiato»), il senatore diesse Guido Calvi rilancia: «A questo punto il problema è capire perché è stato dato credito a Marini, chi c'è dietro di lui, chi ha sollecitato le sue dichiarazioni». Conferma Lamberto Dini: «Marini è un malfattore che è apparso anni dopo sulla scena della vicenda Teiekom Serbia. E' evidente che qualcuno lo ha mandato». [g. ru.]