Arafat: la Road Map è morta Abu Mazen chiede a fiducia di Aldo Baquis

Arafat: la Road Map è morta Abu Mazen chiede a fiducia IL PRESIDENTE DELL'ANP FA POI RETTIFICARE LE SUE DICHIARAZIONI ALLA CNN Arafat: la Road Map è morta Abu Mazen chiede a fiducia Aldo Baquis TEL AVIV Il Consiglio legislativo palestinese è stato convocato oggi a Ramallah per ascoltare il rapporto del premier Abu Mazen sui suoi primi 10Ó giorni di govemo, mentre resta insanato il conflitto di potere con il presidente Yasser Arafat. Il Raiss ha ieri affermato in un'intervista alla Cnn che la Road Map «è morta sotto i ripetuti attacchi sferrati da Israele nei Territori». Parole subito ridimensionate a Ramallah, dove un ministro ha rilevato che quell'iniziativa diplomatica può ancora essere salvata da un intervento in extremis del Quartetto. Da Washington spirano venti gelidi: «Non abbiamo trattato con Arafat quando abbiamo stilato il piano di pace - ha detto il segretario di Stato Colin PoweU - quindi i suoi commento non hanno alcun valore per noi». Nei giorni scorsi, secondo la stampa palestinese, gh Stati Uniti hanno fatto una capillare opera di convincimento fra i deputati di RamaUah affinchè non ostacolino il loro primo ministro. In particolare dovrebbero sostenere la sua richiesta ad Arafat di cedere al ministero degh Interni il comando su alcuni importanti apparati di sicurezza (intelhgence, sicurezza. Forza 17), senza i quali Abu Mazen non è in grado di imporsi sui gruppi dell'Intifada armata, da Hamas alle Brigate dei Martiri di al-Aqsa. Ma parlamentari di Al Fatah, fra i quali Hatem Abdel Qader, hanno chiarito che le ingerenze degh Usa (e anche di Gerusalemme) vanno respinte perché «mentre Israele parla di un'eventuale espulsione di Arafat dai Territori, decurtare le sue prerogative di potere significa delegittimarlo». Abu Mazen potrebbe chiedere un voto di fiducia e rassegnare le dimissioni. Nei giorni scorsi, secondo fonti informate, Arafat ha paragonato Abu Mazen a Hamid Karzai, il premier nominato a Kabul dopo l'invasione americana. Eppure, assicurano alcuni deputati di Al Fatah, il Raiss non vuole spingere Abu Mazen a rassegnare le dimissioni. Un'alta fonte militare israeliana ha affermato ieri che «Abu Mazen rappresenta per Arafat una polizza di sicurezza. Se questi rassegnasse le dimissioni, il giomo successivo lui dovrebbe vedersela a tu per tu con gh israeliani (con il rischio dunque di essere espulso) e con gh americani: i quah potrebbero anche archiviare la «visione di Bush» di uno Stato palestinese indipendente. In previsione del dibattito parlamentare, il ministero degh Interni palestinese ha preparato un documento in cui elenca i difficili compiti che ha dovuto affrontare nei primi tre mesi, fra cui la ricostruzione deUe caserme e dei commissariati di pohzia distrutti in tre anni di Intifada e la riorganizzazione di circa 20 mila agenti che sono adesso incaricati di garantire nei limiti del possibile la stabilità e il rispetto della legge. Fra le righe, ribadisce la volontà di costringere Hamas e gh altri gruppi radicah a cessare la lotta armata. «Ma è lo stesso Arafat a non volerlo», ha accusato ieri la fonte militare israeliana, secondo la quale il presidente palestinese è impegnato a fomentare ilteirorismo «insieme con Hamas, le Brigate dei martiri di al-Aqsa, gh Hezbollah e l'Iran. Vanno avanti assieme, a tutta birra». Il premier palestinese non è solo, rileva la fonte. Israele tiene Hamas sotto pressione, gh Stati Uniti hanno congelato vari conti bancari, l'Unione europea discute se qualificare come terrorista anche il dipartimento pohtico di Hamas, e «perfino l'Arabia Saudita ha deciso adesso di ridurre i versamenti alle istituzioni islamiche gestite dall'organizzazione. Si tratta per ora di una riduzione limitata, ma indica un'inversione di tendenza». UnsoldatoisraelianoordinaaunpalestineseditacereduranteuncontrollodidocumentlaHebron