«Perché la prima imputata è la televisione» di G. Z.

«Perché la prima imputata è la televisione» «Perché la prima imputata è la televisione» MILANO È iperattivo, sempre in movimento, scattante e magro. Michael Pratt lavora al Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie infettive, ad Atlanta, negli Usa. Prima del congresso per mezz'ora ha fatto footing, di corsa nei parchi di Milano a tonificare muscoli e idee, poi si è messo la sua spilletta preferita sulla giacca (un ciccione con la faccia a panino che fa i pesi) e ha fatto alzare tutti gh invitati per trenta secondi. Sembrava una standing ovation, ma era una seduta eh stretching. «Vi siete stiracchiati?», ha esordito così prima di esporre la sua teoria: i bambini ingrassano davanti alla tv. Aumento di peso e ore passate di fronte al piccolo schermo sono così legati fra loro? «Sì, nei più giovani soprattutto. Stanno stravaccati sul sofà, mangiucchiano, si lasciano trascinare dalla programmazione eliminando ogni reattività e si trascinano dal frigo ai telefilm. Basta spegnere e subito rifioriscono». Un dato provato o una. teoria deduttiva? «C'è un programma in corso, ad Atlanta, che sta valutando i progressi fisici dei bambini tenuti lontano dalla televisione. Non si tratta di vietarla, solo di diminuire le ore passate davanti al piccolo schermo. In America un terzo dei ragazzini tra i sette e i dodici anni passa pomeriggi interi incollato al video. Si tratta di più di cinque ore, un tempo che rimbambisce e condiziona». Descritta così la televisione sembra una droga... «In qualche modo è così. Più tempo ci passi davanti, più hai voglia di sedentarietà. Non bruci niente ma hai desiderio di consumare di più, senza contare che i preadolescenti sono il target ideale per le pubblicità» Spesso la tv fa da babysitter, è sbagliato, ma non tutti hanno alternative, vero? «Si tratta solo di educazione, mi rendo conto che spesso le esigenze lavorative dei genitori dettano i ritmi casalinghi: però se i figli vengono educati ad avere alternative, a stare all'aria aperta, anche quella del giardino o del cortile, ecco che diventa un passatempo: se l'esercizio fisico passa attraverso il gioco, la voglia di restare in poltrona diminuirà». E le cavie? Quelli che si sono visti spegnere la tv due ore prima del previsto, v come hanno reagito? «È presto per dirlo, per ora è un esperimento, tra l'altro a tappe. Però si potrebbe introdurre in famiglia il giorno senza televisione o addirittura la settimana bianca, a video spento. Lo so, suona eccessivo, ma non è una tortura. Basta proporre, insegnare nuovi divertimenti, molti bambini non trovano eccitante stare lì fermi a sorbire cartoni, solo non sanno che altro fare». Poi però si abituano: quando crescono e hanno più possibilità di scelta, continuano a stare lì per lungo tempo... «È ancora la dipendenza, verso i tredici anni sviluppano un bisogno di omologazione che trovano in tv. Programmi e soprattutto spot che dettano le stesse mode, gli stessi tormentoni e purtroppo anche molti pessimi suggerimenti ahmentari». [g. z.]

Persone citate: Michael Pratt

Luoghi citati: Atlanta, Milano, Usa