Bush offre il i iii -Saddam al Palazzo di Vetro

Bush offre il i iii -Saddam al Palazzo di Vetro MANDATO DELLE NAZIONI UNITE PER LE TRUPPE E RUOLO DI PRIMO PIANO NELLA TRANSIZIONE, SUL MODELLO DI TIMOR EST Bush offre il i iii -Saddam al Palazzo di Vetro Ma non cederà il comando: aperte le trattative per una nuova risoluzione dal corrispondente da NEW YORK Gh Stati Uniti propongono di affidare all'Onu un ruolo di primo piano nella ricostruzione dell'Iraq mantenendo però il controllo della coalizione. Il presidente americano, George Bush, ha affidato al Segretario di Stato, Colin Powell, e al consigliere per la Sicurezza nazionale, Condoleezza Rice, il compito di raggiungere un'intesa con gli altri membri del Consiglio di Sicurezza dell' Onu. Nella giornata di ieri l'ambasciatore Usa al Palazzo di Vetro, John Negroponte, ha fatto circolare una bozza di risoluzione che si articola su due binari. Primo: mandato Onu per le forze della coalizione intemazionale il cui comando resterà nelle mani americane in ragione del fatto che Washington fornisce il mag¬ gior numero di soldati. «Il comandante americano farà periodicamente rapporto all' Onu», sono state le parole di Powell. Secondo: ruolo di primo piano dell'Onu nel processo di transizione verso le elezioni e nel controllo del futuro voto «dialogando» con l'amministrazione militare Usa affidata all'ambasciatore Paul Premer. Powell ha illustrato il passo compiuto spiegando che «gli Stati Uniti continueranno a esercitare un ruolo dominante ma questo non significa che sarà il ruolo di protagonista unico». La proposta è quella di mettere in campo l'Onu con una responsabilità nel «nationbuilding» - là costruzione nazionale - simile a quella svolta in Bosnia, in Kosovo e a Timor Est. Per illustrare il nuovo approccio Powell ha telefonato ai colleghi di Russia, Gran Bretagna, Germania e Francia. «La reazione iniziale è stata positiva», assicura il Segretario di Stato. Washington conta sul sostegno della Russia - fitte consultazioni sono in corso - e dell'Italia, presidente di turno dell'Unione Europea, per arrivare all'approvazione del testo. Sono due le ragioni che hanno spinto la Casa Bianca a rinunciare all'idea di condurre in porto da sola la ricostruzione. La prima è di carattere militare: con 140 mila soldati in campo e spese che già toccano i 4 miliardi di dollari al mese, il Pentagono lia difficoltà a garantire la sicurezza. Per destinare più truppe a fronteggiare la guerriglia deve poter contare su contingenti di altri Paesi per svolgere mansioni di ordine pubblico. «Alcune nazio¬ ni come l'India ritengono che assegnando più autorità all' Onu potrebbero partecipare, adesso si sentiranno incoraggiate», ha sottolineato il portavoce della Casa Bianca, Scott McClellan. L'altra esigenza è di carattere politico: lo stillicidio di soldati uccisi nuoce alla popolarità di Bush e l'assenza dell'Onu in Iraq costituisce una spina nel fianco nell'incombente campagna presidenziale del 2004. L'obiettivo di Powell è di arrivare a presentare il testo della risoluzione al Consiglio di Sicurezza entro tre settimane, quando il presidente Bush parlerà di fronte all'Assemblea generale delle Nazioni Unite. Le feluche di Washington iniziano la maratona negoziale sperando di riuscire a scardinare il patto russo-franco-tedesco cementato nell'opposizione alla guerra all'Iraq. L'esito della telefonata a tre Bush-PutinBerlusconi fa ritenere alla Casa Bianca di poter contare sulla cooperazione di Mosca, mentre l'interrogativo riguarda più Parigi - membro permanente con diritto di veto - che non Berlino. Da qui l'importanza dell'intesa con Roma, per accompagnare Jacques Chirac al voto favorevole creando un quadro Uè di sostegno alla risoluzione. Il ministro degli Esteri francese, Dominique de Villepin, è stato finora energico nel chiedere una drastica revisione dell'assetto iracheno per «sostituire l'occupazione con la sovranità degli iracheni», senza mai accettare l'idea di un comando Usa della forza Onu. Con il passo verso le Nazioni Unite Powell si augura di spianare la strada anche al negozia¬ to sulla Conferenza dei Paesi donatori, in programma in ottobre a Madrid, ma la nuova strategia diplomatica ha sollevato polemiche e dubbi fra le fila del partito di Bush. «Non credo che questi Paesi manderanno le truppe senza avere in cambio una responsabilità significativa nel comando», avverte Chuck Hagel, senatore repubblicano del Nebraska, preavvertendo tensioni sulla futura catena di comando. «Il tentativo di ottenere l'aiuto intemazionale è una tacita ammissione che non possiamo finire il lavoro in Iraq - commenta il senatore repubblicano dell'Arizona John McCain alla tv Abc - e questo significa che se non riusciamo a cambiare la situazione in pochi mesi ci troveremo nel lungo termine di fronte a problemi molto seri». [m. mo.] Un soldato deileforze speciali polacche, affiancato da militari che rappresentano I vari Paesi della coalizione, durante la cerimonia del cambio della guardia con le truppe Usa a Babilonia