Kitano, grande balletto di sangue di Lietta Tornabuoni

Kitano, grande balletto di sangue Kitano, grande balletto di sangue Il maestro giapponese tra violenza, comicità, scene patetiche Lietta Tornabuoni VENEZIA 'TpAKESHIKitano, narratoA re della criminalità giapponese contemporanea in film malinconici molto belli, a quasi sessant'anni realizza il suo primo film di spada in costume, la storia ottocentesca di «Zatoichi», un massaggiatore cieco, platinato, gran giocatore d'azzardo e vagabondo, gran maestro di lama con la sua arma onnipotente occultata in un bastone di bambù laccato di rosso. Zatoichi, arrivato in una piccola città di montagna terrorizzata dalle prepotenze di una banda di estorsori in lotta con una banda rivale, sconfigge le carogne e autorizza ogni sospetto sulla sua cecità: se le palpebre serrate, la testa china, fossero un trucco per moltiplicare la propria pericolosità? Il personaggio è uno deli eroi più famosi del dramma storico giapponese; almeno sino al 1989, le sue imprese e avventure hanno popolato in Giappone il cinema e la televisione. Kitano lo ha mutato dandogli l'invincibilità, i capelli biondissimi, l'arma rosso sangue, l'indifferenza ver- so le vittime ma la spietatezza verso i carnefici. Ha usato la computer graphica non tanto per accelerare il ritmo e per moltiplicare la straordinarietà degli scontri, quanto per mostrare in dettaglio i tagli, le ferite, le mutilazioni, gli arti amputati. Come un massacro senza fine, uno spettacolo di burattini o la prima pagina di un quotidiano, «Zatoichi», balletto di sangue, consiste in una serie di scontri letali: gente sventrata, decapitata o tagliata i due, macelli in cui il protagonista ammazza da solo anche sette avversari, fontane di sangue, mulinare velocissimo di spade, mucchi di cadaveri. Ogni tanto, gli intermezzi comici prediletti dal cinema popolare giapponese. La pioggia forte, contnua. L'apparizione di due bellissime geishe arrivate nella piccola città per vendicare la distruzione della propria famiglia. Dettagli patetici: la moglie irrimediabilmente malata, l'infanzia sessualmente sfruttata. Un'immagine alla Jean Cocteau: il cieco (vero? Falso?) Con occhi spalancati dipinti sulle palpebre chiuse. La maestrìa di Kitano è grande. Diversa¬ mente dai film americani d'azione o tratti da fumetti, «Katoichi», molto bello, non è gratuito né ripetitivo: piuttosto esprime la mescolanza dei generi, il disordine glamour e il dinamismo crudele che nel mondo sono alla base della cultura Duemila. Lo «Zatoichi» del titolo è un massaggiatore cieco, platinato, gran giocatore d'azzardo e vagabondo Nasconde la sua lama micidiale in un bastone Decine di squartamenti dettagli sulle ferite mortali Un momento di «Zatoichi», storia ottocentesca ma rappresentativa del Duemila

Persone citate: Jean Cocteau, Kitano

Luoghi citati: Giappone, Venezia