«Sono solo un mite predicatore e chiedo il rispetto della sharia»

«Sono solo un mite predicatore e chiedo il rispetto della sharia» ARRESTATO NEL 1978, POI IN ESILIO, TORNO' DOPO L'ERA SUHARTO «Sono solo un mite predicatore e chiedo il rispetto della sharia» personaggio Jean-Claude Pomonti GUAI ai corrotti che tradiscono Allah. I giudici che prenderanno una decisione sbagliata a causa della loro ignoranza andranno all'inferno», aveva minacciato il 28 agosto scorso davanti al tribunale chiamato a giudicarlo. Quel giorno, mentre assumeva in prima persona la propria difesa, Abu Bakar Baashir aveva perso l'abituale compostezza e gli fiammeggiavano gli occhi denunciando che la polizia e i magistrati erano al servizio «degli infedeli, ipocriti nemici dell'Islam»: Stati Uniti, Australia e Singapore. La linea di difesa di Baashir. 63 anni, corta barba bianca, una fragile eleganza, era semplice: lui è contro il terrorismo e ignora l'esisten¬ za della Jemaah Islamiya, il gruppo terroristico che è stato accusato di capeggiare. Non ha ordito alcun complotto e i membri dell'organizzazione che lo accusano dal carcere sono stati torturati. Le bombe che hanno fatto strage a Bali (il 12 ottobre 2002, oltre duecento morti) e all'Hotel Marriott di Giakarta (il 3 agosto 2003, 12 morti) sono state messe dalla Cia e dagli «infedeli americani». Il suo impegno, aveva ricordato, ha un unico obiettivo: l'adozione della sharia, la legge islamica, da parte del suo Paese, l'Indonesia. «Qsservarla è la prova della devozione ad Allah». Tutto il resto non è che un «complotto giudaico» - come le accuse a Osama bin Laden che lui ammira, pur senza conoscerlo - e «terrorismo di Stato americano», convergenza d'interessi fra «ipocriti e infedeli» che, ha spiegato ai suoi giudici, hanno come pro¬ gramma «distruggere l'Islam, arrestare tutti quelli che lottano per la sharia e manovrarne i processi così da metterli in carcere o ucciderli». Baashir è avvezzo alla lotta. Nato da una famiglia di origine yemenita nel 1938 a Giava Est, appartiene a una generazione di predicatori influenzati dal movimento islamista Dar-ul Islam, sorto negli anni dell'indipendenza. Nel decennio 1950-1960 Dar ul-Islam fu brutalmente represso ma parecchi dei suoi militanti furono poi integrati nell'esercito. Poco dopo il presidente Suharto, agli inizi del suo regno più che trentennale (1966-1998), cancellò la valenza politica delle fedi religiose e moltiplicò i tentativi di neutralizzare i partigiani di uno stato islamico. Negli Anni 70 furono arrestati centinaia di militanti. Baashir e suoi complici finirono in carcere la prima volta nel 1978. Nel 1971 egli aveva creato a Ngruki, alla periferia di Solo, a Giava, la sua scuola coranica, insieme ad Abdullah Sungkar. In un libro che s'ispira agli insegnamenti di Hasan al-Banna, fondatore dei Fratelli musulmani d'Egitto, Baashir consiglia ai suoi allievi di evitare le istituzioni laiche, tanto le scuole come i tribunali, e promuove la disobbedienza civile. Condannato nel 1982 a nove anni di carcere per «sovversione», beneficia di uno «sconto» di oltre cinque anni ma il pubblico ministero si appella. Nel 1985, rischiando di finire di nuovo in prigione, fugge in Malesia con Sungkar. Qui essi incontrano Hambali, che sarà uno dei personaggi-chiave della Jemaah Islamiya. Grazie ai finanziamenti sauditi i tre organizzano campi d'addestramento in Afghanistan per i più impegnati tra i loro ex allievi rimasti in Indonesia. L'idea di fondare la Jemaah Islamiya, la «comunità islamica», base per un futuro e più ampio califfato regionale, prende forma nel 1992 e dà rapidamente il via all'organizzazione di cellule terroristiche con una fitta rete di contatti fra Indonesia, Malesia e Afghanistan. Nel 1998 la caduta di Suharto apre nuove prospettive perché s'accompagna a un vuoto politico e a un indebolimento del potere centrale in un Paese come l'Indonesia dove l'islamizzazione è in crescita rispetto ai decenni precedenti. Sungkar e Baashir vi fanno ritorno e quando il primo muore, nel 1999, è quest'ultimo a raccoglierne l'eredita spirituale e politica e ad assumerne il ruolo alla testa della Jemaah Islamiya. Nel 2000 Baashir fonda a Yogyakarta il Consiglio indonesiano dei mujaheddin, che nel luglio scorso ha tenuto a Solo il suo secondo congresso. Una settimana dopo l'attentato di Bali è stato nuovamente arrestato e da quel momento non ha mai smesso di presentarsi come il difensore più appassionato ma anche come il più pacifico, della sharia, vittima innocente della congiura della Cia, degli infedeli e del complotto giudaico. Copyright Le Monde Solo una volta ha perso la sua compostezza denunciando, con occhi fiammeggianti, polizia e magistrati «ipocriti e al servizio degli infedeli»

Persone citate: Abdullah Sungkar, Abu Bakar Baashir, Hambali, Osama Bin Laden, Suharto