De Oliveira, il naufragio dell'Occidente di Lietta Tornabuoni

De Oliveira, il naufragio dell'Occidente De Oliveira, il naufragio dell'Occidente Dialoghi in lingue diverse, una metafora di potente bellezza Lietta Tornabuoni VENEZIA COME nella «Nave va» di Fellini, un viaggio per mare serve a Manoel De Oliveira da potente metafora storico-politico-culturale, in un film bellissimo. Il titolo «Un filmo falado» significa «Un film parlato»: i dialoghi sono in diverse lingue, in ciascuna di quelle lingue che hanno contribuito all'evoluzione della civiltà occidentale. Alla crociera che tocca la Grecia, la Francia, le rovine di Pompei, le sfingi d'Egitto, Istanbul e che arriverà sino a Bombay, partecipano una giovane donna portoghese (Leonor Silveira), docente di Storia, e la sua bambina: questo spiega i racconti istruttivi fomiti dalla madre sulla storia del Mediterraneo, che viene ripercorsa in modo sintetico ma non sommario. Sulla nave, invitate a cena alla tavola del comandante, viaggiano tre donne non più giovani e famose, appartenenti a tre nazioni cruciali: Irene Papas, cantante e insegnante greca che interpreta pure una canzone meravigliosa; Stefania Sandrelli, ex modella italiana, simbolo della sapienza esistenziale e del gusto per la vita; Catherine Deneuve, espressione della vocazione e del talento francesi per gli affari. Il comandante John Malkovich è un americano di origine polacca e parla la lingua universale contemporanea, l'inglese. Con eleganza colta e saggia discrezione, gli interlocutori, parlando di sé, parlano dei propri Paesi. Un avviso interrompe la civilissima serata: terroristi hanno piazzato due bombe a orologeria, bisogna abbandonare subito la nave, con calma ma in fretta. La piccola portoghese toma indietro, seguita dalla madre, a cercare la bambola dimenticata: così, mentre le scialuppe di salvataggio si sono già allontanate, saltano in aria nell'esplosione il presente (la giovane donna), il futuro (la bambina) e la fantasia (la bambola), lasciando che il film si concluda sull'immagine fissa del comandante Malkovich con la bocca spalancata dalla sorpresa e dall'orrore. Impossibile descrivere la raffinata bellezza del film, l'intelligenza della sua visione critica della civiltà occidentale, l'eloquenza significativa di quest'ultimo viaggio, la finezza che trasforma in emblemi tre attrici popolari (Deneuve e Papas avevano già lavorato con il regista): a novantacinque anni, Manoel de Oliveira è sempre più lieve e profondo, sempre più bravo. A 95 anni il regista lusitano è sempre più lieve e profondo Giuste anche Papas Sandrelli e Deneuve Stefania Sandrelli

Luoghi citati: Egitto, Francia, Grecia, Istanbul, Pompei, Venezia