SALVA LA PROFESSIONALITÀ

SALVA LA PROFESSIONALITÀ SALVA LA PROFESSIONALITÀ Alessandro Usai LA riforma, annunciata nei giorni scorsi dal ministro Urbani alla Mostra di Venezia, rappresenta un momento storico di rinnovamento e di miglioramento dell'intervento pubblico nel settore cinematografico. Anzitutto, pone finalmente ordine e ridona organicità a una materia che ha visto accumularsi nei decenni interventi legislativi estemporanei, settoriali, che hanno finito per sedimentarsi e hanno creato un vero e proprio castello kafkiano di norme e burocrazia, al cui interno anche i più esperti fanno fatica a orientarsi. Basti ricordare che la precedente «legge cinema» organica è datata 1965 e che da quel momento non è stata più tentata l'impresa di legiferare sul settore considetando tutti gli aspetti che lo caratterizzano in maniera coordinata. Il secondo aspetto fondamentale di rinnovamento risiede nella coraggiosa introduzione del cosiddetto «reference system». Il «reference system» è un sistema che supporterà le tradizionali commissioni nella scelta dei soggetti e dei progetti meritevoli di finanziamento, fornendo una corsia preferenziale a quei soggetti che hanno nel recente passato prodotto cinema di qualità. Questa prassi è praticata da tempo con successo in altri campi del finanziamento pubblico, ad esempio il finanziamento alla ricerca scientifica, dove l'assegnazione di fondi dipende in maniera sensibile dalla credibilità e dalle pubblicazioni dei proponenti. In concreto, parallelamente alla tradizionale lettura della sceneggiatura, ciascun progetto da finanziare verrà valutato anche tenendo conto del curriculum artistico del produttore e del cast, dando vita a un punteggio che vincolerà le commissioni a tenere in particolare considerazione i progetti presentati e svolti da produttori e artisti eccellenti. Questo passaggio, dunque, non serve a favorire, come qualcuno temeva, i produttori più «ricchi», che evidentemente hanno già avuto dal mercato il proprio riconoscimento, ma piuttosto ad agevolare i produttori più solidi dal punto di vista artistico. Questo cambiamento ha alcune ricadute di grande importanza: il sistema di «reference» infatti limita di fatto l'arbitrio delle attuali commissioni, che hanno l'arduo compito oggi di determinare, sulla esclusiva base di una sceneggiatura spesso provvisoria, le sorti di finanziamento di un intero progetto cinematografico. Di conseguenza esso limita anche le possibili ingerenze della politica in fatto di finanziamento, contrapponendo a possibili pregiudiziali di tipo ideologico l'oggettività del curriculum professionale di chi opera nel cinema, fatto di premi vinti nei Festival culturali e del riconoscimento del pubblico nazionale e internazionale. Per coloro infine che non possono avere un passato di «reference» viene potenziata la parte di intervento riservata agli esordienti attraverso il finanziamento alle opere prime e ai cortometraggi, vera palestra dei futuri cineasti. In conclusione, si tratta di un intervento che cerca di dare nuovamente importanza alla figura del produttore, senza la quale anche il miglior cinema non ha alcuna chance di incontrare un proprio pubblico e di essere fruibile, come era in passato, dagli spettatori italiani e internazionali. Professore di Organizzazione aziendale ed Economia della cultura presso l'Università Bocconi di Milano

Persone citate: Alessandro Usai

Luoghi citati: Milano, Venezia