Ma sì, gli indios non hanno anima di Mario Baudino
Ma sì, gli indios non hanno anima LA«GONQUISTA» E LA CECITÀ DEGLI INTELLETTUALI IN UN DIBATTITO DEL GRINZANE-CAVOUR. A DAVICO BONINO IL PREMIO PAVESE ; - ]^^—-i.^^^. Ma sì, gli indios non hanno anima Mario Baudino SANTO STEFANO BELB0 (Cuneo) Gli scrittori sono sempre un po' complici del loro tempo. Lo criticano, magari ne ripudiano alcuni aspetti, ma poi diventano vittime di cecità straordinarie e totali. Il loro tempo li beffa, o li compromette. Prendiamo per esempio la conquista dell'America da parte degli spagnoli, dopo il viaggio di Cristoforo Colombo, e il trattamento degli Indios. Salvo un religioso come Bartolomeo de las Casas, nessuno dei grandi autori castigliani sembrò dubitare che gli indios non avessero un'anima. E' un tema interessante, e non solo storiografico, emerso sabato sera nell'incontro tra Bernardo Atxaga, poeta e romanziere basco tradotto da noi per Einaudi e Guanda, e Antonio Sarabia, narratore messicano di cui Guanda ha appena pubblicato Le arance amare di Siviglia, ambientato nella città spagnola all'inizio del '500, quando Amerigo Vespucci cominciava a dubitare che quella terra appena scoperta dal navigatore genovese non fosse per caso im nuovo, smisurato, sconosciuto continente, e non l'India né qualche isoletta perduta nell'Oceano. Tra i personaggi di quello che l'autore non riconosce esplicitamente come un romanzo storico ci sono, oltre a Colombo, Vespucci, un giovane Bartolomeo de las Casas, anche due indios poco più che adolescenti, condotti a forza, schiavi, dalla loro terra. Sono i protagonisti di un libro corale, che è anche un'esplorazione a rovescio di un mondo violento, brutale e incomprensibile. Per citare un beEa poesia di Atxaga tratta da Dall'altra parte della frontiera (Guanda), ci si potrebbe chiedere per i due «americani» deportati tra le muri di Siviglia: «Che altro può vedere un esploratore stanco/ dentro i confini di un metro quadrato di tristezza»? Ottima domanda per gli scrittori di allora e, naturalmente, per quelli di oggi: visto che vittime di questa miopia non erano autori sprovveduti ma proprio gli «intellettuali organici)), come dice il poeta basco, del Secolo d'oro. E soprattutto visto gli esploratori, magari incolti, sapevano benissimo come le cose non stessero proprio in questi termini. H dibattito serale, in un ((teatro fra le vigne» dell'azienda agricola Giacinto Gallina, molto bello nella sua assoluta semplicità, è stato seguito da un concerto notturno del gruppo «Tètes de Bois». Si è così avviato, nell'ambito del «Grinzane Festival)) il tradizionale week-end del «Pavese», assegnato quest'anno a Guido Davico Bonino per il suo Alfabeto Einaudi (Garzanti). Bernardo Atxaga ha ricevuto il premio speciale per l'opera poetica, mentre altri riconoscimento sono andati ai libri di Laurana Lajolo (Caterina, ed. e/o) e Massimo CottolHobc, una vitafiiorigiri, Editori Riuniti). Gli abbagli non finiscono mai: lo dicono gli scrittori Antonio Sarabia e Bernardo Atxaga Il poeta e romanziere basco Bernardo Atxaga
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