«Così Bin Laden vive in fuga» di Maurizio Molinari

«Così Bin Laden vive in fuga» Il SETHMANAIE HA RiCOSTRUiTO LA VITA SEGRETA DELLO SCEICCO «Così Bin Laden vive in fuga» Newsweek: prepara attentati con armi batteriologiche retroscena Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK COMODAMENTE rifugiato in una grotta oltre i quattromila metri fra le montagne della provincia afghana del Kunar, il principe del terrore gestisce Al Qaeda, riceve visite e pianifica la controffensiva contro gh Stati Uniti, a colpi di attentati da condurre questa volta con armi batteriologiche. A ricostruire la vita segreta di Osama bin Laden sono stati i reporter del maghine americano «Newsweek», che per settimane hanno setacciato valli e villaggi del Kunar, raccoghendo da viaggiatori, personaggi locali, ex membri del regime dei taleban e semphei pastori numerosi e. dettagliati racconti sull'uomo che immaginò, volle e ordinò gh attacchi dell' 11 settembre 2001 contro New York e Washington, costati la vita a oltre tremila persone. Che si tratti di scoop giornalistico, notizie da tempo in possesso dell'intelligence Usa o fantasie popolari sul leggendario terrorista, il racconto che ne esce è destinato a rilanciare il mito che circonda Osama. Il rifugio di Bin Laden è in Afghanistan, nella valle del fiume Pech, circondata da vette fra i 3.000 e 4.000 metri. Sulle montagne non esistono strade ne sentieri, le grotte sono grandi e accoghenti ma dal cielo non si vedono neanche volando a bassa quota con un elicottero. Vegetazione e rocce coprono ogni cosa. I primi ad accorgersi che qualco¬ sa era mutato sono stati quei pochi pastori che, avventurando le capre a tali altezze, si sono imbattuti in uomini arabi dotati di molte armi pesanti. Li definiscono «persone gentili» e sono loro grati perché «pagano bene» tanto il latte che la carne. Risale ad aprile il vertice di Osama con i suoi colonnelli, il più importante dall'indomani dell'I 1 settembre, che ha visto la presenza di leader combattenti taleban, uzbeki, ceceni e di. Al Qaeda. Baghdad era appena caduta nelle mani degh americani e con Saddam Hussein in fuga è stata presa la decisione di organizzare un contrattacco su larga scala, capace di vendicare anche la caduta del regime del mullah Omar a fine 2001. Al giovane egiziano Self al-Adel venne affidata la guida della nuova struttura militare di Al Qaeda, con la missione di portare a termine attacchi ben più devastanti degh aerei-missile usati nell'I! settembre: questa volta lo strumento scelto sono le armi batteriologiche e l'unico problema da risolvere è «come portarle a destinazione» perché il possesso sarebbe già acquisito. Osama avrebbe in serbo ima «progetto serio», un'operazione «incredibile» tesa a uccidere il numero più alto possibile di cittadini americani. Al-Adel lasciò l'Afghanistan immediatamente, con in mano ima lettera autografa di Osama nella quale si chiedeva a imam, uomini d'affari e guerriglieri di fornirgli ogni possibile aiuto. La sorte dell'egiziano da allora è avvolta nel misero: secondo alcune fonti di intelligence americana, sarebbe stato arrestato dall' Iran - che però non ne ammette la cattura e ha finora respinto ogni richiesta di notizie in merito - mentre fra i taleban la voce corrente è che sarebbe riuscito a raggiungere l'Iraq e che sarebbe stato lui a coordinare l'offensiva di autobombe che ha colpito l'ambasciata giordana, il quartier generale dell'Orni e il grande ayatoUah senta Mohammed Baqir al-Hakim. Fra le voci che raccontano Osama c'è quella deh' algerino Khan Kana, il cui nipote Abu Hamza al-Jazeeri dal 1936 è guardia del corpo di Osama. Ogni due mesi il nipote scende dalle montagne e racconta alla propria famiglia che cosa avviene lassù. In gennaio morì di parto ima deUe nuore di Osama e fu lui stesso a pronunciare l'estremo saluto sulla tomba, accusando gh Stati Uniti per quanto era avvenuto. «Ho ricchezza a sufficienza per vivere come uno sceicco arabo - disse Bin Laden ma ho deciso di combattere le forze infedeli che voghono sradicarci dall'Islam, per questo arabi, taleban e membri della mia famiglia sono morti da martiri». Ex-taleban e viandanti afghani descrivono Osama in «buona salute» ma assihato dai problemi di sicurezza. Dispone di una grotta attrezzata con ogni agio, dalla quale si sposta sovente per andare a trovare due delle sue mogh, rifugiate in analoghi an¬ fratti dehe montagne. Per comunicare con gh stretti collaboratori o le cellule di mujaheddin ricorre a lettere scritte oppure a ed incisi su computer e quindi affidati a staffette: un sistema che comporta tempi lunghi ma consente di evadere la sorveglianza elettronica da parte degh Stati Uniti. La regione di Kunar d'altra parte gh offre garanzie di sicurezza: scarsamente popolata da abitanti con un reddito medio mensile di 14 dollari, è stata abitata per anni dai volontari arabi che si battevano contro l'occupazione sovietica. Fu la Cia a decidere di trasformare questa impervia regione in un santuario dei mujaheddin perché l'Armata Rossa non avrebbe mai potuto controllarla: con il tempo i combattenti arabi hanno creato dehe famiglie sposando donne locali e oggi i nemici di Bin Laden da queste parti non sono dei benvenuti. E' qui che vive un afghano di nome Haroon, che ha raccontato a «Newsweek» di essere riuscito a incontrare Bin Laden in tempi recenti, dopo aver affrontato tre giorni di cammino, essersi sottoposto a una capiUare perquisizione e aver dormito in una grotta gehda prima di poter ascoltare dahe labbra dell'uomo più ricercato del mondo la promessa di morte per l'America e i suoi alleati: «I deserti dell'Afghanistan sono irrigati dal sangue dei mujaheddin ma la Jihad non si seccherà mai». Abita in una grotta a quattromila metri tra le montagne del Kunar invisibile e inaccessibile ma molto ben attrezzata Comunica gli ordini ai suoi fidi con lettere o ed incisi su computer e affidati a staffette A sinistra Osama bin Laden. Adestra, a Baghdad la folla si accalca attorno al camion che trasporta il feretro di al-Hakim