D'Alema: così è rinato il feeling fra me e Prodi

D'Alema: così è rinato il feeling fra me e Prodi IL PRESIDENTE DS DOPO L'INCONTRO IN VISTA DELLE EUROPEE D'Alema: così è rinato il feeling fra me e Prodi «In passato ci sono stati alti e bassi, si tratta di un rapporto complesso che non si può banalizzare. Dopo Tiri, lui ha fatto il premier e ora sta guidando l'Ue: in entrambi i casi credo di aver dato il mio contributo» colloquio Fabio Martini inviato a RIMIMI IL candido, felliniano Grand Hotel si sta ancora svegliando, la hall è vuota, ma di buon mattino Massimo D'Alema è già in movimento e forse ha già letto i giornali, che pure dice di detestare. L'uomo sembra di buon umore e questa mattina "grazia" persino quei giornalisti che hanno un po' dilatato la portata dei fischi piovuti dalla platea del Meeting di Rimini: «Devo dire la verità, i dirigenti di CI non mi sembravano compiaciuti. Anzi, mi sembravano molto irritati. Volevano offrire un'immagine bipartisan e invece c'era una presenza organizzata immagino da An -, gente che si è messa a fischiare subito, non appena è stato annunciato il nome D'Alema. Tutti gli altri hanno seguito con attenzione il dibattito». Ma quei fischi - tanti all'inizio, neppure uno alla fine non sembrano averlo turbato, quasi ci avesse fatto il callo: «Ci sono momenti in cui un uomo politico deve sfidare i fischi». E infatti nel gusto e nel coraggio di sfidare platee ostili - girotondine o cielline - D'Alema ha sicuramente un piglio diverso rispetto ad altri leader della sinistra, Rutelli, Veltroni, Cofferati. Diverso anche da Romano Prodi. Sull'incontro del disgelo - giovedì pomeriggio a Roma in un elegante alberghetto vicino via Veneto - è già fiorita una piccola, controversa letteratura. Anche se tutte le fonti concordano sul dato "climatico": l'atmosfera era buona. Ma è andata veramente così? O ne avete profittato per chiarirvi vecchie pendenze? D'Alema è netto: «Un incontro molto positivo e particolarmente utile. Con Prodi abbiamo riscontrato un'analisi e una visione politica comune, perché c'è la volontà di costruire un processo per tornare a guidare il Paese». Ma è possibile che cinque anni di sorda e reciproca diffidenza siano stati cancellati in 90 minuti, il tempo di una partita? «Certo, tra me e Prodi ci sono stati alti e bassi, ma si tratta di un rapporto complesso che non si può banalizzare. Per esempio questa storia che noi non ci parlavamo dal 1998 è una grandissima sciocchezza, che pure qualcuno ha scritto. Quando io ero Presidente del Consiglio e lui Presidente della Commissione ci parlavamo... quasi tutti i giorni». Sì, ma a parte gli obblighi istituzionah, correvano soltanto telefonate e tutti lo sapevano: l'uno non si fidava mai dell'altro. D'Alema si ribella a una letteratura tutta "noir" del suo rapporto con Prodi: «Ma vogliamo dirlo che tra di nói ci sono stati anche momenti di grandissimo feeling?». Addirittura? E quando? «Vogliamo ricordare che sono stato io ad andare a casa di Prodi a chiedergli se voleva candidarsi alla guida del Paese?». Certo, questa è storia, ma se nei preliminari il feeling è quasi naturale, è pur vero che subito dopo sono iniziati i dissapori. «Dopo la stagione all'Iri, Romano Prodi ha fatto due cose: il Presidente del Consiglio e il Presidente della Commissione europea e in entrambi i casi credo di aver dato il mio contributo». E ora? Cinque anni dopo Prodi e D'Alema sono di nuovo in feeling? 0 è soltanto tattica? Dopo 40 giorni di dibattito, il centro-sinistra sembra sull' orlo di una controversia sem¬ pre più capziosa: per fare il partito dei riformisti, è meglio discuterne per due anni o organizzare subito una lista per le Europee? D'Alema è chiaro: «Io credo che questa operazione abbia un potenziale del 35 per cento. Certo, il partito non si fa prima della lista, ma si deve indicare una prospettiva. Si chiede un consenso, si prende il 3507o dei voti e se all'indomani delle elezioni, il partito di Berlusconi ha il 220Zo e quello di Prodi il 35, parliamoci chiaro, non è più come prima». Parole chiarissime. Che aiutano a fugare gli ultimi dubbi sull'effettivo contenuto del vis-à-vis con Romano Prodi alla "Residenza", l'albergo dei soggiorni romani del Professore. Ma se gli ex duellanti dell'Ulivo stavolta sembrano d'accordo sulle tappe per tentare di arrivare alla terra promessa del Nuovo Partito, il segretario del partito di cui D'Alema è presidente sembra avere un'idea diversa. In due interviste Piero Fassinp ha parlato di un «cantiere», ha tracciato un tragitto lungo, senza scorciatoie: «Quella di un grande partito riformatore europeo è una grande sfida, ma per il momento è anzitutto una proposta politica» e in ogni caso una discussione sulla sola lista unica sarebbe «angusta» e «priva di respiro ■politico». Due approcci diversi? D'Alema non lascia spiragli, non offre argomenti a chi insinua un serpeggiante dualismo tra Segretario e Presidente: «Il nostro partito è diretto ottimamente da Piero Fassino, a lui spetta la responsabilità di valutare le condizioni politiche. Stamattina ho letto le sue interviste: si dimostra ancora una volta una persona robusta, pienamente affidabile. Quanto a me. Prodi lo sa benissimo, il mio compito non è quello di fare accordi, ma indicare una prospettiva». Eppure, l'approccio non collimante tra Fassino e D'Alema è evidente e può spiegarsi anche con il "mestiere" diverso: come l'amministratore delegato di un'azienda, Fassino guarda anzitutto al dividendo dell'anno in corso, mentre D'Alema può avere uno sguardo più prospettico, fatica meno a prendere in esame fusioni e incorporazioni, anche se queste dovessero mettere in gioco il marchio della "ditta". Ma una cosa è certa; mentre D'Alema e Fassino si sono già esposti sulla delicata questione del partito e della lista unica, ora la palla passa agli altri notabili del partito. Dice D'Alema: «Ora si aprirà una discussione e vedremo come si esprimeranno le personalità più significative del nostro partito». Non fa nomi D'Alema, ma sembra di capire che a questo punto l'ago della bilancia sta per finire nelle mani di Walter Veltroni e di Antonio Bassolino: si schiereranno con Prodi e D'Alema, o con Mussi e Berlinguer? Oppure con il segretario? Dopo aver capeggiato il "correntone" sotto congresso, già da tempo Veltroni e Bassolino si stanno ricollocando in una posizione meno decentrata e il loro pronuncia¬ mento è destinato a pesare assai nel dibattito delle prossime settimane. La politica per un personaggio come D'Alema è molto ma non tutto. Nell'ultimo sabato di agosto ricomincia il campionato di serie A e prima di affrontare la porta girevole del Grand Hotel, se ne ricorda anche lui: «Noi della Roma abbiamo preso anche - come si chiama? - Carew, un attaccante norvegese...». D'Alema segue il calcio con la stessa acribia che dedica alla sua vita pubblica e privata. Disseziona. Analizza. Non resta in superficie. Ha un debole per il brasiliano Emerson, scommette su Vincenzino Montella, sospende il giudizio sull'ultimo acquisto. Ma ci scherza su: «Sicuramente Carew non sarà un nuovo Fabio Junior... Una volta, scherzando, dissi a Sensi: presidente, noi con 100 miliardi abbiamo assistito 20.000 profughi, lei con 30 miliardi ne ha preso uno!». Battute scherzose tra amici, anche perché tra i due presidenti c'è un rapporto affettuoso: «Sensi è un democratico», dice D'Alema, alludendo alle simpatie politiche del Presidente giallorosso, un democristiano che non è andato con Berlusconi. E proprio D'Alema - in viaggio verso il Sud America - la sera del 30 ottobre 2002 si ritrovò a Madrid, scoprendo di avere un buco tra un volo e l'altro proprio nelle ore in cui si sarebbe giocata Beai MadridRoma nel fascinoso stadio Santiago Bemabeu. E Franco Sensi, saputo dell'arrivo dell'amico, alzò la voce con gli spagnoli pur di riuscire in un'impresa proibita dalla storia del Bemabeu: far sedere D'Alema al suo fianco, nella ristrettissima tribuna delle super-autorità, un recinto impenetrabile a chiunque. ^^ Il mio compito ^" non è quello ' di fare accordi, e Romano lo sa benissimo A me tocca indicare una prospettiva Adesso credo che si aprirà una discussione all'interno del partito evedjremocome si esprimeranno le personalità più significative della Quercia Noi siamo ottimamente diretti da Piero Fassino, lui dovrà valutare le condizioni Qkfk politiche 77 fatto Riparte il ™" campionato e noi della Roma abbiamo preso Carew: non penso sarà un nuovo Fabio Junior A Sensi, che è un democratico, una volta dissi: "Con 100 miliardi noi abbiamo assistito ventimila profughi lei con trenta ne ha preso uno solo" 99 Il presidente dei Democratici di sinistra Massimo D'Alema parla al Meeting di CI a Rimini

Luoghi citati: Madrid, Rimini, Roma, Santiago, Sud America