Un fendente alla gola all'ex professoressa di Lodovico Poletto

Un fendente alla gola all'ex professoressa LA POLIZIA E' CONVINTA CHE LA VITTIMA CONOSCESSE IL SUO ASSASSINO Un fendente alla gola all'ex professoressa Appassionata di filatelia, la donna custodiva in casa una ricca collezione fatta sparire dall'omicida che ha ignorato ori e denaro Lodovico Poletto Minuta, capelli tinti di quel biondo che copre appena appena la canizie dell'età. E poi quel suo modo diffidente di rapportarsi con tutti, dai vicini di casa alle poche amicizie che ancora coltivava. Nadia Bisetti, 71 anni, ex insegnante di matematica al liceo Gioberti, grande appassionata di filatelia, è stata uccisa l'altra sera nel suo alloggio al secondo piano di imo stabile d'inizio secolo, al 32 di corso Francia. Uccisa con un fendente alla gola che l'ha fatta stramazzare sul pavimento e spirare in pochi istanti. Un colpo sferrato senza esitazioni, forse per impedirle di reagire ad una rapina. Messa a segno da qualcuno che lei conosceva molto bene, al quale aveva aperto la porta di casa facendolo accomodare in salotto. Trasuda atmosfere della Torino che non c'è più il palazzo dove s'è consumata questa follia. Cassettine della posta in legno di noce, scale di marmo, usci ancora a due battenti. Altro che porte blindate. E poi gli inquilini: un medico, un ingegnere, un magistrato, una pensionata. Una borghesia che parla piemontese, che non ama mettersi in mostra. Ecco, loro erano gli amici di Nadia, che conoscevano le sue debolezze, quel suo eccedere a volte con l'alcol, le sue paure. Al terzo piano abita Alberto Donetti, 70 anni, l'unico che aveva le chiavi di casa della donna. «Per andarle a bagnare i fiori quando era via». Al quarto c'è Maria Rossi, pure lei in età, l'unica persona con la quale si confidava. Che adesso dice; «Chi può aver fatto una cosa così?». Già, chi? Il dirigente della Squadra Mobile, Sergio Molino, e il capo della sezione omicidi, Marco Basile, non hanno dubbi; è qualcuno che la vittima conosceva. E bene. Sennò sarebbe rimasto fuori dalla porta. Anzi, sarebbe rimasto giù in strada, perché neppure gli avrebbe aperto il portone. Chi è entrato l'ha rapinata. Non di soldi e di ori: quelli li hanno trovati in mezzo al disordine che l'assassino s'è lasciato alle spalle. Ma ha preso i francobolli: album con pezzi che forse avevano un certo valore. Nadia Bisetti ne aveva tanti. Non soltanto per passione, ma anche perché, fino a dieci anni fa, gestiva un negozio di filatelia, in via Cibrario. Poi aveva smesso l'attività, ma i pezzi migliori se li era tenuti. Una parte in casette di sicurezza, in banca; altri a casa. Chi l'ha uccisa, forse, queste cose le sapeva. O le sospettava. E allora ha rovistato dappertutto, ha arraffato i raccoglitori e se n'è andato. Ha sfilato le chiavi dalla toppa interna, s'è tirato la porta alle spalle, s'è dimenticato di spegnere le luci, ha dato due mandate alla serratura ed è sceso in strada: Indisturbato. Adesso il problema è dare un nome all'assassino. La polizia, ieri, ha sentito a lungo Maria Rossi e l'ingegner Donetti. E ha interrogato un'altra vicina. Filomena Tortorella, che ha visto un uomo, brizzolato, già avanti negli anni, che lavava i vetri della casa di Nadia. Chi era? Ed è lui l'assassino? In questura non si sbilanciano. 11 magistrato che coordina le indagini. Paolo Storari, vuol vedere chiaro su tutto. Anche sulla presenza di quell'uomo, che nessuno nella casa ricorda di aver mai incrociato. «Perché - dice Donetti - noi stavamo sempre attenti a tutto. A chi andava e veniva. E la signorina Bisetti non ce ne aveva mai parlato». Si sa, invece, che lei frequentava un fisioterapista perché, mesi fa, era rimasta vittima di un incidente su un bus; le porte si erano chiuse mentre lei passava, e si era fatta male al viso. Nessun altro. Nella sua vita soltanto un fatto un po' strano, l'ultimo giorno prima di partire per le vacanze. Era al supermercato Conad, a quattro passi da casa. Aveva appena prelevato 500 euro in banca e li aveva chiusi in un sacchetto di plastica, conil portafoglio. Pensava fossero al sicuro, nel carrello della spesa. Ma gliel'avevano sfilato mentre lei era al banco della verdura. Si era agitata. Jfe aveva parlato con la sua amica. Poi era partita lo stesso, per Pont Canavese. A sinistra, l'ingresso del palazzo di corso Francia 32 dove viveva l'ex professoressa Nadia Bisetti. Sopra; i necrofori portano via il cadavere