La diabolica sfida di Von Trier a Leth di Alessandra Levantesi

La diabolica sfida di Von Trier a Leth La diabolica sfida di Von Trier a Leth Corto a quattro mani sulla difficile lavorazione di «Cinque variazioni» Alessandra Levantesi VENEZIA Apparentemente è un film su un film perché mostra la strada in salita della lavorazione, durata quasi tre anni, del danese «Cinque variazioni», presentato nella sezione Controcorrente e firmato a quattro mani da Lars von Trier e Jorgen Leth nel doppio ruolo dì registi e interpreti. Ma sì tratta semmai di un film sul cinema per il quale sarebbe meglio utilizzare il titolo inglese «The Pive Obstructions». Perché tutto parte da lì: dagli ostacoli che von Trier (1956) si è divertito a imporre al collega veterano Leth (1937), dopo che questi ha accettato la sua proposta di rifare in cinque differenti versioni «The Perfect Human». Un brillante, spiritoso corto di doli minuti sulle dinamiche del iportamento umano girato . Jorgen nel 1967 che termina con la misteriosa frase «Anche oggi ho visto qualcosa che spe¬ ro dì capire fra due giorni»; e che Lars dichiara di aver visionato almeno venti volte. Dì von Trier, autore di capolavori pluripremiatì e promotore del costrittivo «Dogma 95», novella bibbia dei giovani registi scandinavi (e non solo), il lettore è informato; mentre sarà opportuno precisare di Leth che è cineasta onusto dì riconoscimenti intemazionali per ì suoi oltre trenta documentari, professore alla Royal Film School dì Copenhagen e dal '91 console onorario a Haiti. Ora, pur essendo legati da grande ammirazione reciproca, non è che i due abbiano la stessa concezione del loro mestiere e tanto meno la stessa poetica. Tuttavia condividono molte altre cose: una depressiva matrice culturale nordica, il senso dell'umorismo, il gusto della sfida, un'idea del cinema come sperimentazione contìnua e soprattutto la convinzione che le regole funzionano da stimolo e non da restrizione. In poche parole, le regole sono necessarie: Bisogna vedere con quanto compiaciuto sadismo il pestifero Lars pretende da Jorgen che giri alla velocità di 12 fotogrammi al secondo; o che reciti egli stesso nel filmato, sedendosi come da copione davanti a una tavola imbandita a mangiare caviale e bere Chablis in uno dei luoghi più miserandi della Terra, il quartiere a luci rosse di Bombay; oppure che utilizzi la tecnica, invisa a entrambi, del cartone animato. Il massimo della cattiveria è l'obbligo di realizzare la terza variazione in completa libertà; mentre la regìa della quinta se l'assume von Trier, per rivelare (forse pleonasticamente) quello che lo spettatore ha già capito. E cioè che «The Pive Obstructions», oltre ad essere una splendida lezione di cinema, è anche un ritratto autoìronìco e bifronte. Sia Lars che Jorgen potrebbero alla fine dire: «The Perfect Human c'est moi».

Persone citate: Jorgen Leth, Lars Von Trier, Leth, Von Trier

Luoghi citati: Copenhagen, Haiti, Venezia