Uno yeti e un samovar tra gli esordi dei nostri piccoli editori
Uno yeti e un samovar tra gli esordi dei nostri piccoli editori PROSSIMAMENTE LIBRI Uno yeti e un samovar tra gli esordi dei nostri piccoli editori LA vendita di romanzi itahani è in salita, non solo per merito dei CamiUeri e dei Paletti. Lo si deve, prima di tutto, al lungo lavoro di quegli editori che da sempre esercitano, come un imperativo, la funzione di talent scout. Di rigore, quindi, la palma deUa coerenza, deU'attenzione costante ai nuovi a Marsilio che sta per mandare in orbita quattro autnui, due esordienti assolute, la romana-polacca Claudia Pomari con L'abbraccio dello yeti e l'emiliana Anna Maria Giustardi con Bambino d'inverno; mentre di formazione saggistica, ma neo narratrici sono la storica napoletana, AntoneUa Tavassi La Greca con La guerra di Nora e la veneziana storica deU'arte, fondatrice di Arte in, LoreUa Pagnucco Salvemini con Gli occhi sul samovar. Quattro storie d'amore, di maternità, di ritomo daU'esUio, di eros, cui si affiancherà un quinto «esordio», inatteso, queUo del poeta Paolo RuffiUi in veste di romanziere con Preparativi per lapartenza. Altrettanto disposti a scommettere su sconosciuti, i piccoh editori: ragioni di bUancio nonché di sopravvivenza (i nuovi praticamente non costano) ma soprattutto gusto deUa scoperta senza di che farebbero altri mestieri. Ecco aUora U Maestrale che presenta l'esordio neUa fiction deUa poetessa sarda Paola Alcioni con La stirpe dei re perduti, saga stirpe dei re perduti, saga familiare che dalla Sardegna catalano-aragonese arriva aU'Europa nazista sino ai '70 del Novecento. Ecco la Robin con un bel gruppo di romanzieri, due scrittrici in particolare, Francesca Zucchiatti Schaal, franco-veneta, con In un posto qualun- ^ all'?^a indi9ata' Per: corso di formazione che si colora di giaUo con finale a are vicenda raccontata da sorpresa e la più che singolare vicenda raccontata da BruneUa Marcelli in Una questione di contatto, il difficile incontro d'amore tra due giovani «alieni» deUe nostre società. Grande spazio agli autori itahani dà la Moby Dick di Guido Leotta (poeta e scrittore lui stesso): neUa tornata autunnale sei titoh, due dei quali di neofiti: Uparcheggio degli dei, l'Emilia dei Sessanta, «picaresche e cialtrone storie d'iniziazione...mi Celine di provincia» del giornalista del Carlino Roberto G. Rolando; situazioni, quadri, pensieri che assumono forma decisamente simbolica in La notte dei grandi ladri del quarantenne modenese Andrea Rompianesi, storia per palati esigenti. Mentre da peQuod stanno per uscire Amor Tavor, ovvero il lato tossico dell'amore che non è U primo di romanzo di Carlo D'Amicis, scrittore serio quanto schivo; e U pigiama del rivoluzionario triste, dove Andrea Scanzi, redattore del Mucchio selvaggio e coautore deU'autobiografia di Baggio, fa rivivere voci scomparse, da Gaber, Battisti, De André a Gassman, a Pessoa, a Valpreda, una specie di «Spoon River con gh occhi di un Osvaldo Soriano di oggi...». Chissà chi di questi, per ora, signori «nessuno» ce la farà? «Avoledo, due e tre». C'è un beve inconfessabile gusto sadico neU'attesa del secondo romanzo d'un autore specie se con il primo, come L'elenco telefonico di Atlantide, aU'inizio deU'aimo ha fatto molto parlare di sé e venduto mica male tanto che l'Einaudi lo ha inserito subito nella sua coUana tascabUe. Tullio Avoledo, scuderia Sironi, a novembre ci invita ad un banchetto di 460 pagine, storie che s'intrecciano nel Mare di Bering (mentre, U terzo libro già annunciato sarà Lo stato dell'Unione). Luoghi: Trieste, Bologna, Urbino, Reykjavik, «un presente che non è ancora U nostro ma potrebbe diventarlo da un momento aU'altro». Ingredienti narrativi, quelli già verificati in Atlantide: ritmo veloce, ironia, ferocia. E un pizzico di ferocia l'abbiamo anche noi, aspettandola, caro avvocato di Pordenone. QUAHRC AUTRICI MARSILIO E LE SCOPERTE DI ROBIN, PEQUOD, MOBY DICK E MAESTRALE
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