C'è una polvere bianca che fa volare 'allegro picara russo

C'è una polvere bianca che fa volare 'allegro picara russo C'è una polvere bianca che fa volare 'allegro picara russo RECENSIONE Nadia Caprìoglio U NO scrittore ucraino nato in Russia che scrive nella propria lingua d'origine: Andrej Kurkov, nato nel 1961 a San Pietroburgo, ama definirsi così. Poliglotta e autore di sceneggiature cinematografiche (ha scritto, tra l'altro, un romanzo dal titolo L'amico del defunto, adattato nel 1990 da Aki Kaurismaki per il film Ho affittato un killer), attualmente divide il proprio tempo fra l'Inghilterra e l'Ucraina. La sua specialità sono i romanzi sulla vita postsovietica: come pochi altri è in grado di ritrarre con tono leggero ma carico di ironia questa società violenta, bizzarra, senza regole, disperatamente in cerca della propria identità. L'angelo del Caucaso è una parabola filosofica sulla tolleranza e le deviazioni del nazionalismo e al tempo stesso un accattivante romanzo di mistero e avventura, un romanzo on the road "alla russa" che racconta lo strano viaggio del narratore, Nikolaj Sotnikov. Il soggetto è quello tipico del romanzo picaresco, il pretesto è analogo a quello che Gogol' sceglie per il suo Cicikov delle Anime morte, procedimento che ritroviamo anche nel romanzo Le dodici sedie degli scrittori satirici degli anni Venti Il'f e Petrov. Il viaggio diventa un modo per indagare la vita quotidiana e sociale del paese. Il protagonista vive a Kiev, in un'Ucraina indipendente dove i metodi e il potere della mafia non hanno nulla da invidiare a quelli della Russia. La sua è un'esistenza strana, in un'epoca strana, in un paese strano che egli non si sforza neppure di capire: gli basta sopravvivere. Nikolaj è un uomo solo, uno dei molti intellettuali che dopo la disintegrazione dell'URSS sono rimasti isolati dal loro gruppo, ma non si sente una vittima, non si lamenta mai della propria sorte. Tutti i personaggi di Kurkov hanno sempre occupazioni originali e marginali e svolgono il proprio lavoro in solitudine. Nikolaj all'inizio è guardiano notturno in un deposito di latte in polvere, ufficialmente di produzione finlandese, legato a un ente di beneficenza. Lavora una notte ogni tre, portandosi scorte di caffè solubile e leggendo con passione uno strano manoscritto annotato del grande poeta e patriota ucraino Taras Sevcenko che ha trovato casualmente nel suo nuovo appartamento. La notte in cui Nikolaj si preparerà una tazza di caffelatte, comincerà a sorgergli qualche dubbio sulla natura di quella polvere bianca: "A un tratto fui afferrato dalla sensazione di volare, e nel giro di un paio di minuti ero già in uno spazio sconosciuto, aperto e infinito, pieno di colori e forme bizzarre". Il volo si protrae per due giorni, quindi per sfuggire ai guai generati dalla propria scoperta, Nikolaj decide di recarsi nel Kazakhstan, a Mangyslak, dove nel 1851 si trovava la guarnigione di Taras Sevcenko, in cerca di un misterioso tesoro citato dal manoscritto. Fuggendo la mafia, i servizi segreti e i nazionalisti ucraini, Nikolaj attraversa le strade dell'ex-Unione Sovietica, viaggiatore casuale, mosso da un'intuizione bizzarra. E lo fa con allegria. Guidato dalla sua attitudine fatalista, lo troviamo clandestino su un treno sferragliante e semi-deserto diretto ad Astrachan', quindi imbarcato su un'insolita nave, una fabbrica per l'inscatolamento del pesce che fluttua lentamente sul Mar Caspio. Ovunque vada, incontra sempre una donna che si prende cura di lui: Njura, la generosa gestrice del caffè "Il marinaio" di Astrachan', città in cui, volendo mangiare una tartina di caviale, il problema è trovare il pane; la materna Dasa odorante di pesce, che sulla nave gli offre ogni sera in silenzio vodka e aringhe e in una notte di tempesta lo àncora dolcemente al proprio cor- P0- Come ogni romanzo d avventure che si rispetti, L'angelo del Caucaso è anche un romanzo d'amore: mentre vaga nel deserto kazako munito solo di una tanica d'acqua quasi vuota, Nikolaj si vede offrire da un nomade la più bella delle sue figlie, Gulja. L'apparizione di Gulja, con la sua dolcezza, le sue vesti variopinte e il trespolino con cui prepara il tè in ogni circostanza, trasforma il romanzo in una fiaba araba. Dopo 1' incontro con lei lo scopo del viaggio cambia: resta- re da solo con Gulja e poi decidere dove andare, cosa fare... Insieme a Gulja appare anche un silenzioso camaleonte. In ogni romanzo di Kurkov c'è un animale: il camaleonte, rispetto al pinguino del primo romanzo (Picnic sul ghiaccio. Garzanti 2000), occupa un posto meno ingombrante. Sa farsi dimenticare e riapparire. E' Azra, 1' "angelo buono della morte" che dà il titolo all'edizione originale. Accompagna i viaggiatori solitari e talvolta compare al loro fianco sotto forma di scorpione o di camaleonte. Lo scorpione è foriero di morte, il camaleonte, invece, portafortuna: segue il viaggiatore e lo protegge lungo il cammino. Altrettanto simbolico è il forte profumo di cannella che pervade ogni cosa, ha una forza misteriosa, capace di cambiare gli animi. E' lo spirito nazionale ucraino, qualcosa di invisibile, diffuso nell'aria, dotato di una forza enorme capace di migliorare gli uomini, i loro pensieri e le loro idee, anche al di là delle loro intenzioni. La ricerca del tesoro, che ha un valore simbolico, troverà la sua ricompensa. Sul finale del romanzo, dopo l'arsura e la sabbia del deserto, cadrà finalmente la prima neve di Kiev, a ricostruire l'invisibile legame fra il protagonista e la sua città. D'ora in avanti saranno in due e forse la loro vita scorrerà liscia e tranquilla. Neil' Angelo del Caucaso attraverso la fantasia del racconto emerge il ritratto delle repubbliche ex-sovietiche di oggi, corrotte, spesso teatro di affari illeciti, capaci di trasformare un idealista in un corriere di armi e droga. Kurkov, tuttavia, non si rammarica della frantumazione dell'impero sovietico: "C'era un grande paese surrealista', ora abbiamo quindici piccoli paesi surrealisti". «L'angelo del Caucaso» di Andrej Kurkov: tra mistero e avventura una parabola filosofica sulla tolleranza e le deviazioni del nazionalismo Le cupole della cattedrale di Kiev mi 0^ Andrej Kurkov L'Angelo del Caucaso traduzione di Cristina Moroni, Garzanti, pp. 351, e 14 ROMANZO

Luoghi citati: Inghilterra, Kiev, Russia, San Pietroburgo, Ucraina, Urss