Bompiani e Einaudi, 'artigiano e rintellettuale di Angelo D'orsi

Bompiani e Einaudi, 'artigiano e rintellettuale Bompiani e Einaudi, 'artigiano e rintellettuale RECENSIONE Angelo d'Orsi CHI è stato il più grande editore italiano del '900? La gara si restringe a due nomi, a ben guardare: Valentino Bompiani e Giulio Einaudi. L'uno, piceno, classe 1898, fondala sua casa editrice nel 1929, dopo un decisivo apprendistato presso il mitico Arnoldo Mondadori; l'altro, piemontese, nato nel 1912, dà vita alla casa dello Struzzo alla fine del 1933, istruito all'amore per il libro da suo padre Luigi. Entrambi attraverseranno gli anni difficili del regime mussohniano, venendo a patti con il regime : più pesanti le compromis¬ sioni di Bompiani, e sull'altro versante, pur nei cedimenti, più netta una linea orientativa che attraversa il catalogo einaudiano in senso democratico; il che nel dopoguerra significherà uno stretto rapporto con il Partito Comunista, in una linea di autonomia tuttavia preservata tutt'oggi che lo Struzzo che ingoiava anche i chiodi è stato à sua volta ingoiato dal forno mondadoriano, ossia berlusconiano. Due libri, assai diversi, riaccendono l'attenzione sui due editori: Bompiani, di cui non abbiamo una biografia e della cui creatura manca una ricostruzione storica, è protagonista del volume coUettivo, curato da Ludovica Braida, nato da un convegno milanese del 2002 ; Einaudi, alla cui attività editoriale degli Anni Sessanta-Novanta un "einaudiano" storico come Guido Davico Bonino dedica un rapsodico repertorio. Si tratta di incontri, come dice il sottotitolo, con scrittori e con libri: libri da fare e libri fatti, scrittori da sondare, da coccolare, da tenere a bada... La penna sapida di Davico, con colloquiale vivacità, ora umoristicamente, ora invece con malinconia, ci procura una full immersion nelle più elitarie stanze dell'editoria RECENAngd'O SIONE lo si italiana, svelandoci qualche piccolo, gustoso segreto di quella straordinaria fucina libraria. Davico (che all' Einaudi giunse praticamente ancora ragazzo, grazie a Calvino che lo "scopri" e lo cooptò), raccontando le sue "avventure" einaudiane, riesce a farci sentire quasi partecipi r*ì 'Hunioni collegiali o di incontri ristretti, tra un tavolino di un bar e una corsa in automobile. Una folla di personaggi sfila davanti a noi, lettori di libri con l'insegna dello Struzzo ma che Adomo o Foucault, Lacan o Genet, Natalia Ginzburg o Leonardo Sciascia, Alpino o Cassola, abbiamo conosciuto solo appunto attraverso i libri. Eccoli qui, insieme a tanti altri, ridiventare persone in carne ed ossa, con i loro tic e i loro vezzi, fra esibizionismi e ritrosie, empiti di generosità e piccole miserie che in fondo ce li rendono più umani. Dietro di loro imo staff unico nella storia editoriale italiana: Vittorini, Calvino, Ponchiroli. Bollati..., e soprattutto lui, il "principe", il divo Giulio, per il quale, a dire il vero, Davico non nutre una gran simpatia. Eppure, non fu proprio lui, Giulio, a sapersi circondare di un gruppo che non ha concorrenti di pari livello? Non fu lui, pur con le sue debolezze e i suoi errori, il protagonista autentico di una storia eccezionale? Sul ruolo centrale di Bompiani non possono invece esserci dubbi: nella sua casa non ci furono le riunioni del mercoledì, non ci furono editors paragonabili a quelli einaudiani: Valentino fu un monarca, affidando la sua impresa essenzialmente al proprio fiuto. Se Einaudi fu l'editore "intellettuale", Bompiani fu l'editore "artigiano". Se intomo al figlio di Luigi Einaudi, quando diede vita alla casa editrice, vi fu il meglio dell'intelligenza torinese degli Anni Trenta, a cominciare dal formidabile duo Pavese-Ginzburg, il background di Bompiani fu l'esperienza mondadoriana, nella quale il giovane Valentino imparò il mestiere di editore, compreso quel pizzico di spregiudicatezza "piratesca" che lo rese capace di strappare alla concorrenza autori come Moravia, Vittorini, Savinio o tenersi stretto una macchina da libri come Umberto Eco. Editore a vocazione più "popolare", Bompiani, rispetto al raiffinato editore torinese; ma entrambi, con le loro specifiche caratteristiche, protagonisti di una stagione irripetibile, testimoni di un'editoria travolta, prima che il XX secolo finisse, dalla "modernizzazione", dalle "sinergie", dalla "multimedialità" e, soprattutto, dal marketing... Valentino Bompiani Valentino Bompiani. Il percorso di un editore "artigiano" a cura dì Ludovica Braida, Edizioni Sylvestre Bonnard, pp. 278, e 22 Guido Davico Bonino Alfabeto Einaudi. Scrittori e libri Garzanti, pp. 207, e 15,50 SAGGI