Premier forte e Senato federale, ecco la riforma del Polo di Antonella Rampino

Premier forte e Senato federale, ecco la riforma del Polo MOLTE NOVITÀ E QUALCHE SORPRESA NEL DISEGNO DI LEGGE ELABORATO DALLA MAGGIORANZA Premier forte e Senato federale, ecco la riforma del Polo I Capo dello Stato non potrà essere rieletto ma designerà il numero due del Csm Antonella Rampino ROMA Ecco come la Casa delle Libertà immagina il futuro istituzionale dell'Italia, la nuova architettura base della democrazia. Rischia di essere davvero una Seconda Repubblica quella che emerge dalle carte segrete, dalle venti cartelle assemblate a Lorenzago dai saggi su una traccia comunque già scritta, e vagliate dal vertice di maggioranza a sei. Si chiama «Schema di disegno di legge costituzionale concernente il Senato federale della Repubblica, la composizione della Corte costituzionale, la forma di governo». E' una bozza compiutamente articolata che codifica passaggi già in atto, come l'elezione diretta del premier, collegato nella lista elettorale a una sua propria maggioranza. Novità assolute, come la limatura vistosa del potere di scioglimento delle Camere da parte del Presidente della Repubblica. E cose che, come è accaduto in ogni Magna Carta che si rispetti, tengono anche conto dell'attualità politica: al premier vengono conferiti pieni poteri di nomina e revoca dei ministri, così come chiesto a gran voce, da tempo, dallo stesso Berlusconi, e così come ribadito più e più volte da Pera e Casini, opinioni peraltro condivise nel corso del dibattito pohtico sviluppatosi nell'era della «costituzione materiale» anche da gran parte dell'opposizione. Ma si tratta anche di una bozza, se così si può dire, che in altri passaggi all'attualità strizza decisamente l'occhio: fosse in vigore (e ci vorrà invece, comunque, un lungo percorso), Ciampi potrebbe dare d'emblée la grazia a Sofri. Ancora: il vicepresidente del Csm, "braccio destro" del capo dello Stato, è ora nominato da Palazzo dei Marescialli ma cercando una persona possibilmente gradita al Colle. Da domani però, e la cosa non potrà essere sgradita ai futuri capi di Stato che magari non amano l'equipollenza tra il potere esecutivo e quello giudiziario, potrebbe essere scelto direttamente e personalmente dal presidente della Repubblica. Per non dire della novità più appariscente, per la pubblica opinione di un paese geronto- cratico da sempre: si potrà diventare senatori, sia pure di una camera delle regioni, a soli 25 anni. E poi, colpo di forbice per qualche centinaio di parlamentari: Camera da 630 a 400 deputati (più 8 eletti all'estero) e Senato delle Regioni da 315 a 200 (più 4 per la circoscrizione estera e soli 5 senatori a vita). L'abbattimento secco, c'è da giurarci, farà discutere i politici assai più dei poteri di scioglimento delle Camere. Assieme a un codicillo all'articolo 70 che mette un bello stop alla gara a chi guadagna di più tra deputati e senatori: indennità uguale per tutti. Si legge poi una certa «manina» radicale nel togliere il quorum ai referendum confermativi delle leggi costituzionah. IL COLLE E PALAZZO CHIGI Il presidente della Repubblica può sciogliere la Camera dei deputati, non più come accade oggi «sentiti i presidenti di Camera e Senato», ma solo «su richiesta del irimo ministro, che ne assume 'esclusiva responsabilità». Si va alle elezioni (articolo 94) se il premier viene sfiduciato dalla propria maggioranza, con una mozione «firmata da almeno un quinto dei componenti della Camera, votata per appello nominale», e dunque non più a scrutinio segreto, e «approvata dalla maggioranza assoluta». Il capo dello Stato nomina un nuovo premier in caso di «morte, impedimento permanente, accertato secondo modalità fissate per legge»: le ipotesi circolate sin qui richiamavamo la sfiducia al premier da parte della propria maggioranza, e la possibilità di sostituirlo con un altro esponente senza ricorrere alle elezioni, come accade in Inghilterra. Ma, a leggere la bozza, la casistica presentata è assai ristretta. Il presidente della Repubblica verrà eletto (articolo 83) «da un collegio elettorale presieduto dal presidente della Camera, costituito dai componenti delle due Camere e da un numero di delegati eletti dai Consigh regionah»; a scrutinio segreto con la maggioranza di due terzi. Ma «dopo il secondo scrutinio è sufficiente la maggioranza di tre quinti», dopo il quarto, la maggioranza assoluta. Restano i cinquant'anni come soglia di accesso alla carica. Ma viene scritto chiaro e tondo che non è rieleggibile. Con la Costituzione di oggi è teoricamente possibile, ma non è mai successo, e quando si ventilò la rielezione di Sandro Pertini ne nacque un caso pohtico. Da domani, non si sa mai, è chiaro che proprio non è possibile. Sessanta giorni prima della scadenza del mandato, è il presidente della Camera a convocare il collegio elettorale per la nuova elezione di quello che, all'articolo 87, è definito «organo di garanzia costituzionale», che «rappresenta l'unità federale della Nazione». Esercita le stesse funzioni di oggi, ma nomina il vertice delle Authority, e designa il vicepresidente del Csm. BICAMERALISMO Le Camere durano entrambe 5 anni, e anche il Senato federale esercita funzione legislativa. Ma col nuovo bicameralismo, come del tutto prevedibile, lo scoglio maggiore, soprattutto all'avvio della riforma, sarà la legislazione delle materie concorrenti: il testo prevede un complesso meccanismo di bilanciamento dei poteri, che comprende anche soghe di tempo-limite, per evitare che una delle due Camere affossi un disegno di legge promosso dall'altra, ed affida anche al «parere non sindacabile dei due presidenti delle Camere, d'intesa tra loro, le questioni di competenza in ordine all'esercizio della funzione legislativa». Previsto una sorta di «arbitrato» in forma di «commissione mista paritetica» nominata dai presidenti di Camera e Senato se le leggi non passano dopo la rispettiva prima lettura. La Corte Costituzionale sarà composta da 19 giudici, 4 più di quella attuale, e 6 saranno eletti dal Senato federale. I parlamentari non potranno più entrare alla Consulta Il Presidente della Repubblica continuerà a sciogliere le Camere «su richiesta del primo ministro che ne assume l'esclusiva responsabilità» Lunedì prossimo ci sarà un vertice di maggioranza per il via libera definitivo al progetto di riforme 1 ^SSr^^r-: DmwBn —■■■■SfSsftiTà-g 'SS^-™-^ --c^rs^-'u S^w^UJv. "■"«WS^Rm;(mUi Alcune pagine del documento del Governo

Persone citate: Berlusconi, Casini, Ciampi, Pera, Sandro Pertini, Sofri

Luoghi citati: Inghilterra, Italia, Roma