Massacro all'ora della preghiera, 125 morti a Najaf di Paolo Mastrolilli

Massacro all'ora della preghiera, 125 morti a Najaf L'ESPLOSIONE MENTRE I FEDELI USCIVANO DOPO IL RITO DEL VENERDÌ': 229 FERITI Massacro all'ora della preghiera, 125 morti a Najaf Ucciso l'ayatollah Mohammad Baqir al-Hakim, leader degli sciiti Paolo Mastrolilli NEW YORK «E' come se avessero fatto scoppiare un'autobomba a piazza San Pietro dopo la messa domenicale». Forse questa frase dell' ex analista della Cia Kenneth Pollack spiega meglio di ogni altra l'impatto dell'attentato avvenuto ieri davanti alla moschea Imam Ali di Najaf, in cui sarebbero morte 125 persone (la stima, forse ancora provvisoria, è del corrispondente della Cnn), tra cui il leader sciita Mohammad Baqir al-Hakim. L'ayatollah era appena uscito dal principale luogo di culto nella città sacra irachena, dove per la preghiera del venerdì aveva tenuto un sermone sull' unità del Paese. L'esplosione ha investito la sua macchina. aprendo un cratere di circa due metri nel terreno. Le fiamme hanno avvolto le automobili vicine e lo scoppio ha danneggiato la facciata e i mosaici della moschea. Al-Hakim, che aveva 64 anni, è morto sul colpo. Il dottor Safaa al-Ameedi, capo dell'ospedale centrale di Najaf, ha detto che i soccorritori hanno contato altri 81 cadaveri e 229 feriti, ma il bilancio è destinato a salire perché nessuno ha potuto fare un conto preciso sul posto: «C'erano parti di corpi dilaniati dappertutto», hanno raccontato i testimoni. L'ayatollah ucciso era tornato in patria ad aprile, dopo oltre vent'anni passati in esilio in Iran. Era il leader del Supremo Consiglio per la Rivoluzione Islamica in Iraq (Sciri) e aveva appoggiato l'occupazione ameri¬ cana. Suo fratello, Abdel-Aziz al-Hakim, siede nel Consiglio governativo provvisorio insediato da Washington a luglio. Solo pochi giorni fa, il 24 agosto, qualcuno aveva cercato di uccidere un suo parente, il religioso Mohammad Said alHakim. Ahmed Chalabi, ex capo del gruppo di opposizione Iraqi National Congress e oggi membro del governo provvisorio, ha puntato il dito contro i fedelissimi di Saddam: «Sono stati loro, perché vogliono provocare il caos e far fallire il nuovo governo». Quindi ha aggiunto: «Non scarico la responsabilità sugli americani per l'uccisione, ma tocca a loro garantire la sicurezza nel Paese». I sopravvissuti del vecchio regime potrebbero avere inte- resse a lanciare attacchi di questo tipo, per provocare una guerra civile tra sunniti e sciiti, rendendo impossibile l'occupazione americana. Fonti della polizia locale hanno detto di aver arrestato alcuni wahabiti, ossia sunniti di origine saudita. Se fosse confermata, questa notizia proverebbe il coinvolgimento di terroristi stranieri, forse collegati ad al Qseda. I sospetti, però, si addensano anche su gruppi sciiti contrari all'occupazione, come quello capeggiato dal giovane sceicco Muqtada al-Sadr, impegnati in una faida interna per il controllo della comunità sciita, cui appartiene la maggioranza della popolazione. Al-Sadr ha meno di trentanni ma possiede già un grande seguito, E' il figlio dell'ex grande aytitol- lah Mohammed Sadiq al-Sadr, fatto uccidere da Saddam nel 1999. Dopo la morte di suo padre la carica di grande ayatollah era passata ad Ali Hussein al-Sistani, che ha preso una posizione conciliante verso gli americani. Subito dopo la caduta di Baghdad il collaboratore più stretto di al Sistani, Abdul Majid al-Khoei, era stato assassinato a Najaf, e i suoi seguaci avevano accusato proprio al-Sadr, Al momento dell'attentato nella zona non c'erano soldati americani, perché il comando li teneva lontani dal centro della città sacra proprio per non irritare i fedeli, che in passato avevano protestato per la loro presenza. Questo, però, non è bastato a evitare il risentimento della popolazione locale, che nel caos dell'attentato ha lanciato accuse contro chiunque. Stati Uniti e Israele compresi: «Un attacco così - ha detto un fedele di nome Qusay Jaber - metterà il mondo sottosopra. Questo è il nostro luogo più sacro: se gli americani non garantiscono la sicurezza, può succedere qualunque cosa. Scateneremo una rivolta». Già ieri la comunità sciita è scesa in piazza a Baghdad, per protestare dopo l'attentato. Ieri, del resto, le violenze non si sono fermate a Najaf, Una piccola bomba è scoppiata anche a Bassora, davanti al quartier generale delle forze britanniche. Ha danneggiato solo qualche macchina, senza fare vittime, ma ha lanciato un messaggio sulle tensioni che si stanno diffondendo in tutto il Paese. II religioso aveva appena pronunciato un sermone sull'unità del Paese Chalabi: «Sono stati 1 fedelissimi del dittatore Vogliono provocare il caos per far fallire il nuovo governo» Accuse agli Stati Uniti: «Non sono in grado di garantire la sicurezza» Emergono tre possibili linee di conflitto, alimentate da fazioni dello stesso gruppo, dalla rivalità dei sunniti, dall'interesse di Teheran ad accrescere la tensione NAJAF Insieme a Kerbala e Samarra, tutte collocate in up arco di pòco meno di 200 chilometri a Sud di Baghdad - Najaf è considerata dai musulmani-sciiti la più importante dttà santa islamica dopo La Mecca e Medina. La città, che è bagnata dall'Eufrate, ospita infatti il grande mausoleo di Ali, cugino e genero di Maometto e.primo dei Profeti, al quale si fa risalire lo scisma che ha diviso gli islamici in sunniti e sciiti, A Najaf - che conta 250 mila abitanti - sorge anche un grandissimo cimitero, dove tutti gli sciiti sognano di essere sepolti. Durante la repressione della rivolta seguita alla Guèrra del Golfo del 1991, il cimitero'estato quasi raso al suolo dai bombardamenti dell'esercito iracheno SUNNITI Sono i seguaci della córrente di maggioranza dell'Islam. Il nome deriva da sunnah, «tradizione»; sunniti sono pertanto i musulmani che si riconoscono nella tradizione. In realtà, da questo punto . di vista, sarebbero sunniti anche gli sciiti che, come tutti i musulmani, fanno riferimento, oltre che al Corano, anche alle parole, alla vita e agli atti (hadit) di .Maometto testimoniati appunto dalla tradizione. La differenza, fondamentale fra la componente m|ggioritaria e quella minoritaria della comunità islamica .ri-' guarda la presenza e il ruolo della gerarchia religiosa, L'Islam infatti non è mai stato strutturato in una chiesa e i sunniti riconoscono autorità religiosa solo alla comunità dei fedeli, rispettando alla lettera l'affermazione di Maometto: «La comunità dei credenti non si accor- : , derà mai su un errore». ' SCIITI Sono i seguaci di una fazione mi-noritaria dell'Islam, presenti massicciamente in Iran dove.rappresentano quasi la totaji.tà dei musulmani) e in comunità più o meno numerose in Libano, Iraq, Yemen, Afghanistan, li nome deriva da «shi'a», che in arabo significa «fazione, partito»; gli sciiti sono pertanto i musulmani che, nelle ottegerja successione seguite alja niórt?'di Maometto,. appoggiarono Ali, cugino e genero delProfeta, affermando die egli era il più meritevole di essere il capo (imam) della comunità dei fedeli, I partigiani di Ali vennero sconfitti e la «shi'a» sfumò il. suo carattere di partito politico per assumerne uno sempre più marcatamente religioso •^ . 13 f-*^ aiNaqlaniyah RAWADI Bà'qubah R A N I BAGHDAD I :H A Q m Karbala .alHillah alDiwaniyah Salam Nassiriya