LAsI a caccia del ti all'arrabbiata

LAsI a caccia del ti all'arrabbiata LAsI a caccia del ti all'arrabbiata Quello confezionato potrebbe contenere colorante cancerogeno il caso Giorgio Ballano Penne all'arrabbiata addio. Nei prossimi giorni migliaia di appassionati della popolare pastasciutta mediterranea potrebbero ritrovarsi orfani del loro sugo preferito, almeno nella versione da «single» già bell'e pronta e soltanto da riscaldare. A partire da oggi, infatti, comprare barattoli di salsa di pomodoro piccante potrebbe essere difficile perché l'Asl ha ricevuto l'incarico di effettuare controlli chimici sul prodotto ed eventualmente ritirarlo dal commercio. Tutta colpa del famigerato «Sudan rosso 1», un colorante cancerogeno contenuto in buona parte del peperoncino piccante importato dall'India e utilizzato in Italia per la produzione di sughi, salumi, formaggi e altri alimenti. Le analisi svolte nei mesi scorsi in Francia, Austria e Germania hanno mosso sotto accusa anche i prodotti di alcune fra le più note aziende nazionali, come Barilla, Cirio e De Cecco. Nelle salse per condire la pasta all'arrabbiata dei tre famosi marchi sono state riscontrate percentuali - anche minime - di «Sudan rosso 1», ma le direttive dell'Unione Europea parlano chiaro: la sola presenza del colorante è sufficiente per procedere al ritiro dal commercio. In alcuni Paesi europei la messa fuori commercio si è già verificata nei mesi scorsi, ma ora tocca all'Italia. La presenza di «Sudan rosso 1» nei prodotti Barilla, Cirio e De Cecco è stata segnalata al procuratore aggiunto Raffaele Guariniello, che su peperoncino cancerogeno ha già aperto un'inchiesta nelle scorse settimane. Così il magistrato ha subito provveduto a inviare una comunicazione a tutte le Asl affinché procedano al sequestro amministrativo delle confezioni sospette in tutti gli esercizi commerciali di loro competenza. Non c'è bisogno di un provvedimento giudiziario: la decisione della Commissione.Europea, che risale al 20 giugno scorso ed è stata sollecitata dal governo fran¬ cese, ha efficacia in tutte le nazioni dell'Ue, per cui è sufficiente l'intervento dell'autorità amministrativa. In questi giorni gli ispettori delle Asl torinesi sono in giro per negozi, supermercati e aziende alimentari per effettuare analisi e campionamenti. Nel caso in cui si trovi traccia del pericoloso colorante indiano, scatta il sequestro cautelativo. Ieri mattina, ad esempio, i funzionari della sanità pubblica hanno confiscato alcune confezioni di peperoncino indiano in un salumificio di Borgo Dora, a Torino. La caccia grossa agli alimenti piccanti è già in corso da una decina di giorni. E in questo periodo i funzionari delle Asl e gli ispettori dell'Arpa sguinzagliati da Guariniello hanno già fatto incetta dei cibi più disparati in diverse località italiane: salamelle piccanti di Napoli, confezioni di pasta mediterranea, sughi all'aglio e peperoncino a Torino, peperoncino rosso in polvere a Genova e Novara, salsiccia piccante a Milano, salame a Villafranca d'Asti e Napoli, pasta piccante nel Cuneésè e. persino ^ trippa in una macelleria di Niche- lino. Lo scandalo del peperoncino cancerogeno è scoppiato in Francia e le autorità transalpine hanno già bandito la sostanza colorante a giugno, prima ancora dell'intervento di Bruxelles. Poi, dopo il normale iter di analisi chimiche e controanalisi, anche a livello europeo s'è avuta conferma della pericolosità del peperoncino e sono scattate le misure di allarme rapido. Il procuratore Guariniello ha aperto un'inchiesta per «somministrazione di so-, stanze alimentari nocive è pericolose per la salute pubblica»; pq

Persone citate: Barilla, Cirio, De Cecco, Guariniello, Raffaele Guariniello