In alto mare rinchiesta negli Stati Uniti di Paolo Mastrolilli

In alto mare rinchiesta negli Stati Uniti In alto mare rinchiesta negli Stati Uniti Non è facile stabilire come e che cosa sia avvenuto nello spazio di nove secondi Paolo Mastrolilli NEW YORK Ci vorranno ancora settimane, prima di conoscere con esattezza le cause del blackout che il 14 agosto scorso lasciò al buio circa 50 milioni di persone, tra la costa orientale degli Stati Uniti e il Canada. I primi risulati dell'inchiesta, però, sembrano puntare verso l'errore umano, mentre i politici stanno ancora litigando sui rimedi legislativi da adottare e sui costi. L'indagine viene condotta da una commissione congiunta, guidata dal segretario dell'Energia americano Spencer Abraham, e dal collega canadese Herb Dhaliwal, ministro delle Risorse Naturali. Il lavoro fatto finora è servito soprattutto a stabilire la sequenza degli eventi, per scrivere una cronologia precisa del blackout e capire dove è cominciato e come si è diffuso. E' un'operazione molto complicata perché tutto è avvenuto nel giro di nove secondi, e quindi non è facile capire che cosa sia capitato prima, che cosa dopo, e che cosa abbia generato la crisi. Subito dopo il «grande buio» il North American Electric Reliability Council (Nere), ossia l'agenzia incaricata di stabilire e verificare gli standard di servizio tra le varie aziende private che gestiscono il sistema, aveva puntato il dito contro alcune linee della FirstEnergy Corp., una compagnia che serve 4,3 milioni di clienti in Ohio, Pennsylvania e New Jersey. Su quei cavi sarebbe nato il blackout, con una serie di sbalzi e interruzioni nel passaggio della corrente. Poi il problema avrebbe contagiato «l'Erie Loop», ossia l'anello di linee e trasfor¬ matori intorno al lago Erie, che rifornisce gli Stati di New York, Michigan, Ohio, e l'Ontario oltre il confine canadese. Una enorme quantità di energia avrebbe invertito il suo percorso, sovraccaricando le linee e spingendo molte centrali a spegnersi automaticamente per evitare danni maggiori. Questa sequenza dei fatti per ora è stata confermata dal Nere e contestata da FirstEnergy, che ha denunciato una serie di varie irregolarità avvenute prima del blackout in altri luoghi, e sostiene che il problema registrato sulle sue linee non basta a spiegare un'interruzione del servizio così grande. Secondo il «New York Times» la discussione su questo punto è ancora aperta, e ad esempio le autorità di Albany hanno accusato quelle canadesi, dicendo che nel caso del loro Stato il flusso di corrente distruttiva è arrivato proprio dall' Ontario senza preavviso. Il giornale di Manhattan, però, ha scritto che gli investigatori federali si sono convinti almeno di una cosa: il blackout si è propagato per un errore umano. Una volta innescato l'effetto a catena delle interruzioni del servizio, nove secondi non erano un tempo sufficiente a intervenire per evitare il disastro. Prima, però, si sarebbe potuto fare qualcosa. Gli operatori delle compagnie che avevano registrato i problemi iniziali potevano e dovevano intervenire, per circoscrivere il blackout ed evitare che si propagasse con tanta velocità a tutta la zona nord-orientale degli Stati Uniti e al Canada. Siccome le oscillazioni e le irregolarità erano cominciate diverse ore prima delle 4 e 10 minuti del 14 agosto, momento d'inizio del «grande buio», c'era il tempo per capire che qualcosa non funzionava e intervenire. La questione centrale, quindi, torna a essere l'organizzazione del sistema elet- trico, dopo la grande deregolamentazione degli anni Novanta che lo ha spezzettato e messo nelle mani delle aziende private. Un primo problema, infatti, è stato il mancato scambio di comunicazioni tempestive tra le varie compagnie. Sul piano tecnico, invece, l'assenza di standard obbligatori a livello nazionale ha aperto la porta al deterioramento degli impianti, e ora secondo diversi esperti ci vorranno fino a 100 miliardi di dollari per rammodernare il sistema. Il presidente Bush ha chiesto al Congresso di iniziare entro venti giorni il dibattito e la votazione della nuova legge sull'energia, ma pur essendo favorevole agli standard nazionali non vuole togliere ai singoli Stati e alle grandi aziende il potere di gestirli. Dunque il braccio di ferro tra le lobby deciderà se in futuro ci saranno altri blackout. L'ipotesi originale è stata fermamente contestata dalla società additata come «colpevole». 11 vero problema è che gli impianti sono vecchi costosi e da ammodernare Pendolari a New York in fila per acquistare il biglietto di un battello durante il blackout di giovedì 14 agosto

Persone citate: Bush, Herb Dhaliwal, Spencer Abraham