Trovata morta in casa dopo settimane
Trovata morta in casa dopo settimane LA VITTIMA, 77 ANNI, AVEVA POCHI AMICI E NESSUN PARENTE TRANNE UNA LONTANA CUGINA CHE INCONTRAVA OGNI 2-3 ANNI Trovata morta in casa dopo settimane Forse stroncata dal caldo d'agosto Lodovico Paletto Parlava sette lingue la «signorina Dina». E quando era giovane aveva un buon lavoro, da laureata, dicono in un'azienda della cintura. Ma è sempre stata una donna sola: pochi amici, nessun parente, tranne una lontana cugina con cui si vedevano ogni due o tre anni. Dina Polidori, classe 1925, è morta sola, due o tre settimane fa. Uccisa forse da un infarto, oppure da cos'altro, nel suo appartamento al sesto piano di questo palazzo al 108 di corso Regina Margherita. L'ha trovata l'altro pomeriggio la portinaia dello stabile. La sua cassetta delle lettere al pianterreno traboccava di posta: depliants, le solite buste di Italgas, Telecom, della banca. Si è insospettita ed è a salita a controllare: porta blindata chiusa, nessuna risposta al citofono e al campanello e allora ha allertato pompieri e 118. Il solito rito. L'autoscala che arriva, la gente che dalla strada se ne sta per mezz'ora con il naso all'insù, un vetro che va in frantumi e poi la scoperta di ciò che ormai era scontato. Dina Polidori era lì, inginocchiata accanto al letto: il capo appoggiato sul materasso, le braccia aperte come in uri disperato tentativo di rialzarsi. Morta. Da quando, però, non si può dire con certezza assoluta. I medici sospettano due, forse tre settimane. Ma soltanto l'autopsia potrà essere più precisa, cancellare i dubbi e confermare i ricordi di qualcuno: «L'abbiamo vista attorno a Ferragosto. Forse qualche giorno prima, ma proprio non ricordiamo...». Era sola Dina? Non aveva amici? In questa casa di nove piani, un tenipo elegante e signorile, nessuno sa nulla. «A luglio mi aveva raccontato che sarebbe venuta a trovarla sua cugina. Io quella donna l'ho vista una sola volta: saranno dieci anni o giù di lì...» spiega la portinaia, Carmela Pandolfi. Poi più nessun contatto. In tutti questi anni Dina Polidori ha continuato ad entrare ed uscire silenziosa da quel palazzo, come un fantasma che scivola non visto sotto gli occhi di ima trentina di famiglie. Se aveva bisogno di una commissione un po' più lontano da casa allora chiedeva aiuto al marito di Carmela. «Mi accompagnerebbe in automobile fino al cimitero?», «Potrebbe portarmi da a fare una visita?», «Se non è troppo disturbo per lei potremmo andare, domenica in chiesa?». Le solite cose, insomma. Fino a Ferragosto o giù di lì, quando l'hanno notata l'ultima volta scendere nell'androne a ritirare la posta. Non aveva fatto parola con nessuno: si era infilata nell'ascensore ed era risalita subito, fin lassù, nel suo appartamento pulitissimo e zeppo di ricordi, al sesto piano, da dove si domina in lontananza la Mole e la macchia verde dei giardini Reali. Erano quelli i giorni della città semideserta, e del caldo «africano». Il termometro sfiorava i 40 gradi, l'umidità arrivava anche al 60 per cento. Le ambulanze dei 118 correvano da una parte all'altra della città a soccorrere anziani e malati, e scoprivano cadaveri di gente dimenticata in appartamenti roventi come forni. Erano i giorni dell'emergenza, durante i quali Torino scopriva che anche in questa città si può morire soli e dimenticati da tutti. Com'era accaduto a Giorgio Ludovici, 82 anni, morto nel suo appartamento e ritrovato per caso due anni dopo. L'ultima volta che è stata vista viva risale ai giorni attorno a Ferragosto, quando era scesa nell'androne per ritirare la posta Il palazzo di corso Regina Margherita 108, nove piani abitati da 30 famiglie La portinaia Carmela Pandolfi che ha dato l'allarme
Persone citate: Carmela Pandolfi, Dina Polidori, Giorgio Ludovici, Lodovico Paletto
Luoghi citati: Torino
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