«Il mio Dobel, metafora di Israele»

«Il mio Dobel, metafora di Israele» ALLEN INTERPRETA IL RUOLO DI UN UMORISTA EBREO REAZIONARIO E VENDICATIVO. «NON HO ANCORA CAPITO SE E' MEGLIO AFFRONTARE I PROBLEMI O FUGGIRE» «Il mio Dobel, metafora di Israele» Il regista: odio il mondo reale, lo trovo crudele e orribile» intervista Simonetta Robiony inviata a VENEZIA DIFFICILE far sorridere Woody Alien che pure da trentacinque anni tanto ha fatto sorridere. Del resto lo dice lui stesso: «Come tutti i comici sono depresso, pessimista, vedo più nero che rosa». E difficile anche, forse perchè in sua compagnia, far sorridere i giovanissimi Christina Ricci e Jason Biggs, già premiata coppia di «Prozac nation». Toni bassi, frasi elusive, molti: «Non so, non ne sono consapevole» di Alien oppure: «Megho chiedere al regista, non sappiamo, non tocca a noi spiegarlo» dei due interpreti che per di più. dietro il tavolo dove sono assisi, si presentano in una sinfonia di neri e grigi assai poco incoraggiante: in nero i ragazzi, in grigio pallido lui. Alien, accompagnato dalla moghe Soon Yi, i figh adottivi, due baby sitter è sceso al Gritti, ha pranzato al Monaco con gh amici De Palma - Chiesa, ha fatto un'apparizione alla festa di apertura della Mostra organizzata anche dalla Medusa, la casa che distribuisce da ottobre, da noi, il suo «Anything else». Nonostante Venezia sia una deUe città da lui più amate: «Mi sono voluto sposare qua perchè Venezia è fuori daU'odiato mondo reale senza giustizia e senza finalità, ma è il regno della behezza oiganica priva di artifici, un luo¬ go nel quale tomo ogni volta che posso», è la prima volta che accetta di accompagnare un suo film alla Mostra, un compito fino ad oggi riservato ai suoi attori: «Ma stavolta, come ho già fatto andando a Cannes per ringraziare i francesi, ho sentito che dovevo esserci per mostrare la mia gratitudine al pubbhco itahano che mi segue con interesse e calore da tanto tempo». E pare rassegnato a sottoporsi al rito che in ogni festival accompagna il lancio di un film. L'amore e il sesso sono suoi temi abituali, ma qui in più c'è la paura del presente e le tensioni per nuovi possibili aggressioni: è colpa dell'11 settembre? «Nel mondo le tensioni ci sono sempre state, ma certo oggi si sono acuite. Lo stile di vita di noi newyorkesi non è mutato, però siamo più spaventati. S'è visto anche adesso con il grande black-out. Abbiamo pensato subito ad un atto terroristico. Prima del crollo delle Torri gemelle non ci sarebbe neppure venuto in mente. E' anche per questo che ho scelto di interpretare Dobel, il personaggio da un ebreo anziano, ossessionato dall'olocausto, dai rifiuti subiti, dai fallimenti personali. Tutte cose che lo hanno fatto diventare un paranoico, uno che arriva ad armarsi per difendersi dalla società crudele». Per anni nel suo cinema lei ha rappresentato il piccolo ebreo di Manhattan, nevrotico ma pacifista: adesso, in questo film, è un reazionario, vendicativo, vecchio umorista ebreo senza successo che aggredisce chi lo contrasta e spacca il parabrezza di un automobilista che gli ha fregato il parcheggio. Cos'è successo? «Sono tuttora piccolo ed ebreo. E anche pacifista. Ma sono accadute cose in Isreale che hanno cambiato anche gli ebrei di New York. Anche se il mio personaggio va letto più in una chiave esistenziale che politica perchè è fuori di testa, ammetto che, in qualche modo, ha seguito il percorso dello stato di Israele. Era nato come un paese meraviglioso, Israele, ma questo giovane stato che voleva pace e libertà è stato combattut- to sulla sua terra senza tregua trasformandosi un paese guerriero. E oggi, mi spiace dirlo, ma le due parti in lotta spesso si comportano entrambe male. L'atteggiamento negativo dei paesi confinanti ha spinto Israele a chiudersi nel suo guscio. Lo stesso di quel che è accaduto al mio personaggio». Ha faticato molto per ottenere dai suoi attori i giusti toni? «Tutti dicono che sono bravissimo nel dirigere gli attori. E' una inesattezza. Sono bravo a sceglierli. Come entrano in una stanza capisco se saranno giusti per il ruolo, e se lo sono cerco di lasciare loro la maggiore libertà possibile facendomi da parte e non offrendo né suggerimenti né spiegazioni». Anche in questo film ci sono le donne e gli psicoanalisti: che differenza c'è per lei tra queste due categorie? «I primi sono un optional le seconde sono indispensabili». Eppure la ragazza del film e sua madre sono entrambe donne insopportabili. «E' vero, la ragazza è una che provoca infiniti fastidi, ma è ricca di fascino, attraente, irresistibile. La logica vorrebbe che lui la lasciasse ma l'amore va contro il ragionamento. Il ragazzo riesce a fuggire solo grazie ai consigli scriteriati del vecchio, però non si sa se sarà felice». E' ima commedia senza speranza, dunque. Cos'è, attraversa un momento difficile? «No. Ogni volta che faccio un film mi chiedo se sia meglio mettere il pubbhco di fronte ai problemi che lo terrorizzano oppure distrarlo con una storia che gli rinfreschi l'animo. E non ho mai capito cos'è giusto. Così una volta scelgo di fare un film di pura evasione e un'altra un film che pone difficili quesiti. Chissà qualcuno potrebbe darmi un suggerimento per risolverli». /jT/^ Sono venuto ww per riconoscenza devo molto al pubblico italiano, mi ha A A reso famoso 77. ÉLìjjL All'inizio "™ era un Paese meraviglioso, poi è stato combattuto senza tregua, vittima di atteggiamenti poco comprensivi nel mondo arabo ed è stato obbligato a schierarsi non sempre in modo giusto È aggressivo Aft per necessità 77 fék&k La tensione "^ a New York è palpabile, nel blackout tutti temevano il terrorismo 99 Christina Ricci perseguitata dall'Idea di essere grassa, sfrutta il ragazzo innamorato Jason Biggs

Persone citate: Alien, Christina Ricci, De Palma - Chiesa, Gritti, Jason Biggs, Simonetta Robiony, Woody Alien