Arafat: voglio una tregua, ma non la guerra civile
Arafat: voglio una tregua, ma non la guerra civile IL PRESIDENTE TENTA DI SCAVALCARE ABU MAZEN CON UN APPELLO Al GRUPPI ARMATI PALESTINESI: «BASTA ATTENTATI» Arafat: voglio una tregua, ma non la guerra civile Mentre il leader parlava centinaia di persone manifestavano a Ramallah contro il premier. Ministro Anp accenna per la prima volta alla possibile caduta del governo Aldo Baquis TEL AVIV Tornare a rispettare il cessate il fuoco, affinché si possa procedere lungo il Tracciato di pace indicato dal Quartetto a israeliani e palestinesi: questo l'appello lanciato ieri dal presidente Yasser Arafat alle fazioni dell'Intifada armata, mentre nei Territori si vive un clima di emergenza. A Gaza, i membri di spicco di Hamas e della Jihad islamica sono passati alla clandestinità, nel timore di essere inquadrati dagli aerei israeliani senza pilota che sorvolano in continuazione la Striscia, e poi intercettati dagli elicotteri da combattimento Apache. In Cisgiordania (dove quasi tutte le città palestinesi sono strette d'assedio) le retate israeliane proseguono senza sosta: in particolare a Nablus e a Ramallah, dove 20 militanti del Fronte popolare sono stati arrestati in pieno centro da soldati israeliani. Nel tentativo di convincere gli Stati Uniti che l'unico dirigente palestinese oggi in grado di riportare l'ordine nel caos armato dei Territori è lui, Arafat ha diramato - mediante la agenzia di stampa Wafa - un appello alla tregua. E ha rilasciato una lunga intervista all'agenzia internazionale di stampa Reuters. Nelle stesse ore, forse non casualmente, centinaia di dimostranti sfilavano per le vie di Ramallah per esprimere ad Arafat tutto il proprio scontento nei confronti del premier Abu Mazen e chiederne la sostituzione. Che potrebbe essere non troppo lontana: la settimana prossima Abu Mazen dovrà sottoporre ai deputati un resoconto dei primi 100 giorni di governo. Ancora non è chiaro se riuscirà a ottenere la loro fiducia verso il suo esecutivo. L'unico che ha parlato è stato il ministro della cultura palestinese, Ziad Abu Amer: «Non sono in grado di valutare le probabibtà di sopravvivenza di Abu Mazen, ma se dovesse cadere la colpa sarà tutta di Israele, che non ha fatto nulla per aiutarlo e lo ha messo in difficoltà con le sue provocazioni». Ieri Abu Mazen ha comunque fatto approvare al proprio governo una decisione che stabilisce che tutte le forze palestinesi (anche quelle legate oggi ad Arafat) devono dipendere da un unico «cervello»: quello del premier. Nell'intervista alla Reuters Arafat ha tenuto a precisare che Abu Mazen ha ancora tutto il suo sostegno. Se la tregua non ba avuto buon esito, la colpa va imputata - secondo il presidente a Israele, «che non l'ha rispettata e in questo lasso di tempo ba ucciso 19 palestinesi». Lui è «pronto a imporre il rispetto della legge sui militanti, a condizione che Israele cessi i suoi attacchi». A prova della sua fede, aggiunge: «Non ho forse arrestato in passato dirigenti di Hamas? Non ho forse posto alcuni di loro agli arresti domiciliari? Sono pronto a far rispettare la legge, ma non ad alimentare una guerra civile fra palestinesi». Parole che non hanno impressionato il governo Sharon, i cui ministri vedono in Arafat un fomentatore attivo di terrorismo e ritengono che le detenzioni da lui evocate avessero un carattere spiccato di provvisorietà: mutato il vento, gli' esponenti islamici anche i confezionatori di ordigni venivano in genere rimessi in libertà. «Che l'Anp smantelli le infrastrutture terroristiche - ha detto il ministro della difesa Shaul Mofaz - e poi torneremo a parlare del Tracciato di pace». Un collaboratore di Arafat, citato ancora dalla Reuters, ha affermato che gli Stati Uniti dovrebbero mettere fine al suo ostracismo. Se Washington tornasse a instaurare un rapporto diretto, egli userebbe allora il pugno di ferro verso Hamas e la Jihad islamica, ha previsto il collaboratore. Nell'intervista, però, Arafat non si è impegnato a tanto. Un canale indiretto fra il suo quartier generale e Washington è stato comunque attivato. I messaggi, a quanto pare, vengono inoltrati all'ex negoziatore Sabe Erekat che riceve a Gerico, con discrezione ma anche una certa frequenza, John Wolf, il funzionario Usa preposto alla supervisione del Tracciato di pace. ^Arafat da tempo chiede l'invio nei Territori di una forza di interposizione internazionale: adesso, ha fatto sapere, è disposto ad accettare che essa sia guidata dagli Stati Uniti. Un ragazzo palestinese lancia sassi contro uircarro armato durante l'incursione israeliana di ieri a Jenin, in Cisgiordania i i r à u e u
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