Perseti non conferma le accuse di Marini

Perseti non conferma le accuse di Marini DURATO OTTO ORE L'INTERROGATORIO DELL'INTERMEDIARIO FINANZIARIO: «HO SCOPERTO DI ESSERE UN LATITANTE QUANDO MI HANNO ARRESTATO IN SVIZZERA» Perseti non conferma le accuse di Marini Il croato ai magistrati: «Non mi fidavo di lui come socio d'affari» Il faccendiere parla di un senatore diessino ma non fa il nome Alberto Gaino TORINO «Non so di cosa state parlando». Zoran Persen smentisce Igor Marini che l'ha coinvolto in un ruolo di protagonista - di suo interfaccia serbo - nella gestione della tangente che avrebbe assorbito l'intero prezzo pagato (quasi 900 miliardi di lire del 1997) da Telecom Itaha per acquistare il 29 per cento della compagnia telefonica serba. «Conosco Marini, l'ho incontrato più volte, ma per tutt'altro faccende, diversissime da questa storia», risponde al gip Francesco Gianfrotta e al procuratore aggiunto Bruno Tinti accorsi a sentirlo ieri mattina nel carcere di Novara, a 24 ore di distanza della consegna alla Guardia di Finanza torinese del latitante croato da parte delle autorità svizzere. Dura quattro ore rginterrogatorio di garanzia» di Persen, l'uomo che l'onorevole Enzo Trantino, presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta su Telekom Serbia, aveva definito alle nove del mattino ((personaggio essenziale» della vicenda. Se ne deve dedurre che, per tutti, da ieri è girato il vento rispetto al clima che aveva accolto le dichiarazioni dello spiantato faccendiere romano, catapultatosi al centro della ribalta politica e giudiziaria con le sue accuse a Prodi, Fassino, Dini, Rutelli, Veltroni, Mastella.... Persen si definisce con i magistrati un intermediario finanziario intemazionale (precisa di avere una società a Singapore). Non proprio imo che conti nel mondo degli affari, certo non un truffatore di grandi banche. «Signori giudici, - fa tradurre dal croato all'interprete - non sapevo neppure di essere latitante da quasi due mesi. L'ho scoperto quando ho attraversato il posto di frontiera fra Germania e Svizzera e mi hanno portato in carcere. Mi hanno spiegato che in Itaha mi accusavate di truffe intemazionah e di altre cose. Non riuscivo a capire». Il suo avvocato, Fabrizio De Silvestri, rivela che il croato, cardiopatico, ha avuto «tre attacchi» dal giorno del suo arresto nei pressi della città di Sciaffusa, il 19 agosto. ((Anche ieri, verso la fine dell'interrogatorio si è sentito male». Il legale aggiunge che il suo assistito ha paura. Forse è un riflesso delle «rivelazioni» di Marini che ne ha parlato come di un serbo in contatto con banchieri legati al vecchio regime di Milosevic? Persen è un croato residente a Spalato con la famiglia. Con i magistrati non ne fa cenno. Spara piuttosto sulla figura di Marini: «Non me ne fidavo come socio d'affari che, fra l'altro, non sono andati a buon fine. L'ho conosciuto come un inaffidàbile. Me lo presentarono. Lui mi fece incontrare il notaio fioscaro. DeUe operazioni che mi contestate come tentate truffe posso solo dire che il mio molo fu solo quello di portare a un'agenzia della Deutsche Bank, su richiesta di Marini, un titolo di ima banca indonesiana per vedere se fosse buono o no. Quando i funzionari della banca mi hanno obiettato che era fasullo mi sono ritirato dall'affare e ho scaricato Marini». Il croato ha commentato l'accusa di Marini di avergli puntato una pistola contro con un gesto di sdegno prim'ancora che con le parole. Dice la verità? Mente? Sminuisce? La Procura intende risentirlo già oggi. Il suo avvocato, sicuro: «Chiederò io stesso un confronto con Marini. Il mio cliente ha già fatto sapere alla moghe di inviargli la documentazione che lo scagiona completamente». Quel che è certo è che questa storia diventa sempre più «fangosa» (definizione di un magistrato). Prova ne è che le notizie sulle rivelazioni quotidiane di Marini contro i leader dell'Ulivo rimbalzano puntualmente da Roma da fonti pohtiche bene informate si¬ no a martedì e molto meno dall'altra sera quando è spuntato il nome di Willer fiordon, che non era stato fatto da Marini come destinatario di una tangente. Il suo avvocato, Luciano Randazzo, ha parlato di «un senatore della Margherita che il mio cliente non ricorda». Rende il senso di un certo clima il commento di un magistrato: «C'è chi anticipa le future dichiarazioni dell'indagato?». Pure ieri Igor Marini ha continuato nel suo stillicidio dell'Uli¬ vo, indicando come destinatario di un'ennesima tangente un senatore Ds, «non alto, con gh occhiah spessi, età fra i 65 e i 70», senza aggiungere il nome. Il procuratore capo Marcello Maddalena e il pm Roberto Furlan l'hanno sentito per altre 11 ore nel carcere delle VaUette. La strategia della Procura è sempre più chiara: lasciar parlare a briglia sciolta il faccendiere a condizione che la racconti tutta in pochi giomi. L'interrogatorio continua pure oggi. C'è ancora da registrare ima curiosa di- chiarazione ah'Ansa del suo legale. Riferendosi alla Commissione parlamentare d'inchiesta su Telekom Serbia, l'avvocato Randazzo ha detto: «Temo che Marini sia lasciato a se stesso. Ho l'impressione di assistere a un gioco a rimpiattino. In fin dei conti il mio cliente è stato arrestato proprio in seguito alle sue dichiarazioni alla commissione, che l'ha mandato in Svizzera anche in modo un po' improvvido. Vorrei sapere fino a che punto la commissione è sensibile al problema Marini». «Per Igor ho portato dei titoli in una banca tedesca per verificarne l'autenticità. Quando mi hanno detto che erano fasulli l'ho scaricato» L'avvocato smentisce che il faccendiere abbia coinvolto Willer Bordon: «Ha parlato di un senatore della Margherita ma non ricorda chi sia » Il croato Zoran Persen mentre viene portato nel carcere di Novara