In cella il serbo dell'^affaìre»

In cella il serbo dell'^affaìre» In cella il serbo dell'^affaìre» Sarà interrogato oggi nel carcere di Novara TORINO Zoran Persen spunta come un fungo il 19 agosto, nel cantone svizzero di Thurgau dove si consegna alla gendarmeria locale. Una nota dell'Interpol di Berna informa le autorità italiane dell'arresto del latitante e ieri il «serbo» della versione resa da Igor Marini dell'affare Telekom Serbia è stato consegnato a una pattuglia della Guardia di Finanza torinese a Ponte Chiasso. Trasferito nel pomeriggio nel carcere di Novara, il cinquantasettenne croato viene interrogato stamane dal gip Francesco Gianfrotta. Nell'ordinanza di custodia cautelare del 7 luglio scorso contro Marini e l'avvocato Fabrizio Paoletti, il giudice aveva riservato a Persen (e all'ultimo latitante di questa storia, l'australiano di origine slava Rados Tomic) un ruolo di secondo piano nell'associazione per delinquere finalizzata a truffe internazionah tentate nei confronti di istituti di credito internazionah del calibro della Chase Manhattan Bank di New York. Un gregario cui, invece. Marini attribuisce un molo di primo piano nella consegna della più importante tangente (quasi 900 miliardi di lire del 1997) di cui mai si sia parlato in Itaha. Non vi sono riscontri del racconto fornito a rate dallo spiantato faccendiere romano. Chiamato in causa pesantemente da Marini (che, fra l'altro, accusa i due «serbi» di avergli puntato una pistola alla tem- pia in una stanza dell'Hotel Sheraton di Zurigo, nel 2001, il giorno in cui lui avrebbe scoperto di essere stato coinvolto nell'affarone), Persen non può che confermare o smentire. Forse già oggi, dopo l'interrogatorio di garanzia previsto nel carcere novarese, si saprà qualcosa. Lo assiste, per ora come difensore d'ufficio, l'avvocato torinese Patrizia Scalafiotti. Marini riferisce di Persen sin dalla prima delle tre audizioni riservategli dalla Commissione parlamentare d'inchiesta su Telekom Serbia. Racconta di essersi recato anche a Belgrado per incontrarsi con lui e concordare le modalità di trasferimento delle quote di tangenti ai vari presunti destinatari dalla Serbia in Svizzera, su un conto Ubs comune a lui e a Persen, per poi essere movimentate vorticosamente in giro per il mondo dei paradisi fiscali, Del croato Marini dice in prima battuta che lo conosceva come Tom Tomic e poco oltre spiega: «I soldi dovevano arrivare "puliti" dall'operazione Telekom Serbia, come da accordi che avevo fatto con Zoran Persen, Tom Tomic e Curio Pintus...». Persen-Tomic si è a (juesto punto sdoppiato. L'accusatore dei leader dell'Ulivo quasi al completo attribuisce a Persen una delle provviste più consistenti (100 milioni di dollari, depositati presso una banca di Monaco di Baviera) della tangentona e ne aggancia il riciclaggio a due operazioni finanziarie in particolare. La prima: una garanzia bancaria da 50 milioni di dollari proveniente fittiziamente (così ha stabilito una consulenza tecnica disposta dalla Procura di Torino) da Bank Negara Indonesia Persero a fine 1999. Per il gip quella spericolata operazione finanziaria è stata semplicemente una tentata truffa in grande stile, cui, intorno al luglio 2001, ne segue un'altra, molto simile. Si tratta delle «garanzie ipotecarie» (per cui, oltre a Paoletti e Marini, Persen e Tomic rispondono pure dell'accusa di falso) dell'Apostholic Order of the Remnant House of Israel. Valore secondo Marini: 10 milioni di dollari. Il quartetto prova a farle circolare in Svizzera con il concorso del defunto notaio ticinese Gianluca Boscaro, cercando di accreditarle presso numerosi istituti di credito. Marini racconta di essersi recato personalmente «al Credito Svizzero di Zurigo, alla piazzetta della strasse con 3 tram; sono andato all'Ubs, poi alla banca privata che... Vabbè, tante non me le ricordo, ma le ritrovo negh atti. Sono andato, se non erro, al Credito lionnais e a una banca strana con un nome tedesco che neanche se mi sparate (rivolto ai magistrati, ndr.) me la ricordo, perché già la stazione aveva un nome assurdo». Igor Marini ricorda bene che tutti quei titoli dovevano servire a «sbloccare» in Germania la tangente di 100 milioni di dollari, [al. ga.l Igor Marini il faccendiere che ha dato il via l'inchiesta sulle presunte tangenti per l'acquisto di Telekom Serbia