El Guenrouj a un passo dalla leggenda di G. Bar.

El Guenrouj a un passo dalla leggenda IL MAROCCHINO CERCA L'ULTIMA CONSACRAZIONE: OGGI CI PROVA NEI 1500 El Guenrouj a un passo dalla leggenda Sorpresa nei 100 ostacoli: la Devers non accede alla finale personaggio dall'inviato a PARIGI IN un medagliere che propone già 29 nazioni a medaglia, salgono alla ribalta atleti fino a ieri comprimari se non sconosciuti, almeno al grande pubblico. Il cambio generazionale iniziato dopo Sydney - l'Olimpiade per molti è il logico punto di arrivo - fatica a esprimere grandi interpreti come Michael Johnson o Heike Drechsler, salvo in quei Paesi dove il miraggio del benessere economico che può arrivare dallo sport è stimolo alle nuove generazioni per tentare di emulare le vecchie: caso tipico l'Etiopia dove Haile Gebrselassie ha trovato un degno erede in Kenenisa Bekele, 20 anni, il cui talento, jjià sancito da quattro titoli mondiali di cross, ha trovato nello Stade de France l'imprimatur anche della pista. Nomi nuovi si affollano alle soglie del podio, eppure oggi sarà ancora un veterano a tenere banco. Hicham El Guerrouj, il quale, se vincerà i 1500, sarà a metà dell'opera che si è prefissata, la storica doppietta 1500-5000 riuscita 79 anni fa a Paavo Nurmi, proprio qui a Parigi durante l'Olimpiade del 1924. In questi giorni i media locali - che «vedono» concrete possibilità di medaglia per i francesi Baala e Chouki (anche se quest'ultimo è afflitto da problemi muscolari) non hanno lesinato sferzanti battute sul marocchino, arrivando addirittura a dire che senza connazionali al via, e dunque senza chi lo aiuti a dare ritmo alla prima parte della gara, Hicham non sa che pesci pigliare. La forzatura è evidente ed El Guerrouj ha replicato ricordando che anche a Siviglia '99 c'erano tre spagnoli (Estevez, Cacho, Diaz) di assoluto valore, oltre al keniano Ngeny, eppure a vincere fu lui. Il ventottenne marocchino, i cui obbiettivi sono ben altri, non può certo farsi condizionare dalle provocazioni: e punta al quarto oro iridato nella stessa gara, impresa finora riuscita solo a Michael Johnson (400), Haile Gebrselassie (10.000) e Ivan Pedroso (lungo) oltreché a Lars Riedel (5 volte primo nel disco) e al mitico Sergei Bubka che di successi ne ha ottenuti sei. Clamorosamente, a dimostrazione che nulla è scontato - come hanno anche dimostrato gli inutili proclami di Maurice Greene e di Tim Montgomery alla vigilia dei 100 visto che poi i successi occorre guadagnarseli con le gambe (e la testa), non con le parole - ieri è uscita di scena anche Gail Devers che, evidentemente innervosita dal pubblico che vociando ha ritardato lo start, si è imballata incocciando in un ostacolo a metà della semifinale dei 100 hs e non potrà tentare così di aggiungere un altro alloro alla sua luminosissima carriera. Ed è un'eliminazione che dispiace perché la signora di Seattle, laureata in sociologia all'Ucla, nonostante i 37 anni che compirà il 19 novembre continua ad essere fantastica interprete delle barriere e la sua storia suscita sempre emozione. Colpita dal morbo di Graves, malattia che attacca la tiroide e che può essere più o meno grave, proprio come un tumore, la Devers visse infatti un biennio terribile nel 1989-90 dopo che già a Seul avrebbe potuto far scintille ed invece fu costretta a disertare la finale olimpica per il male che ancora non le era stato diagnosticato. Il «Graves» contratto da Gail era di queUi balordi, ci vollero quasi due anni per venirne fuori. La ripresa fu degna di una campionessa, in linea con la grinta che, 12 anni dopo, ancora la accompagna in pista; seconda sui 100 hs iridati di Tokyo, l'anno successivo ai Giochi di Barcellona manco d'un soffio la clamorosa accoppiata 100-100 hs riuscita nel 1948 alla «mammina volante», l'olandese Fanny Blankers-Koen. Vinta la gara sul piano, inciampò nell'ultima barriera della prova a ostacoli, quand'era nettamente in testa. Poi, a partire dal 1993 arrivarono anche i titoli iridati, cinque in tutto (uno sui 100, tre sui 100 hs, uno con la 4x100) a complemento di due altri ori olimpici sui 100 e con la staffetta (entrambi ad Atlanta). Niente da fare, invece, sugli ostacoli, neanche una medaglia meno pregiata, al punto che Gail andrà avanti, perché vorrebbe colmare la lacuna il prossimo anno ad Atene. [g. bar.]

Luoghi citati: Atene, Atlanta, Barcellona, Etiopia, Parigi, Seattle, Siviglia, Sydney, Tokyo