La figlia di Moro: basta, così uccidete anche noi di Flavia Amabile
La figlia di Moro: basta, così uccidete anche noi La figlia di Moro: basta, così uccidete anche noi Maria Fida e il film di Bellocchio: «Poteva almeno avvisarci con una lettera» Flavia Amabile ROMA ERO a casa di amici, la notte tra il 16 e il 17 agosto. La televisione era in sottofondo. L'ho lasciata accesa, anche se non è mia abitudine farlo, ma ero a casa di altri. Ad un certo punto, mentre ero immersa neimiei pensieri, quasi febei, visto che il giorno dopo sarei partita per Praga per i miei unici due giorni di vacanza, ho sentito un brandello dell'ultima lettera di mio padre, Aldo Moro, la lettera in cui ci dice addio. E di nuovo il mondo mi è piombato addosso in tutto il suo orrore...» La voce di Maria Fida Moro, figlia dello statista sequestrato e ucciso dalle Br, di tanto in tanto si incrina, mentre ricorda quella notte di due settimane fa. «Dopo un po' ho capito che stavano mandando in onda il trailer del film di Marco Bellocchio e oltre al dolore è subentrata la collera». Era a conoscenza di questo film? «Me ne avevano parlato. Mi avevano però detto che sarebbe uscito in autunno, dunque non ero psicologicamente preparata a udire ancora una volta, a tradimento, l'addio di mio padre, nel cuore di una notte d'agosto. Nei miei sforzi, ormai permanenti, di distrarmi mi ero persino convinta che fosse qualcosa di meno diretto quest'ennesimo film. Invece, ho capito che era collegato al libro di Anna Laura Braghetti ed è stato questo che ha provocato quello che ora non so se definire rammarico, rabbia, profondo dolore o tutto quanto insieme». Lei ha letto il libro di Anna Laura Braghetti? «L'ho letto, perchè è mio dovere sapere tutto quello che viene scritto sul caso Moro. L'ho però subito dimenticato in questo mio perenne e del tutto inutile tentativo di rimuovere. Non ce Iho con il libro né con il film che potrebbe anche essere un'opera d'arte. Non ce l'ho nemmeno con Bellocchio che poteva almeno scrivere una lettera come gesto di cortesia come altri hanno fatto in passato. Il mio rammarico nasce da altro: non è possibile che chiunque - tranne noi possa parlare del caso Moro. E, in particolare, non è possibile che chi ha sequestrato e ucciso mio padre possa scrivere libri, fare film, partecipare a dibattiti televisivi, ottenere pagine e pagine di interviste». Lei stessa però alcuni anni fa li aveva perdonati... «Ho firmato tutte le petizioni per la grazia, ho compiuto tutti i gesti che potevano essere compiuti per mostrare il mio sincero perdono. Riaffermo questa volontà, ma dovrebbero essere loro a rendersi conto del lato umano di questa vicenda, e avere il buon senso di restare in silenzio, per non aggiungere altro dolore in noi della famiglia Moro e in tutti i familiari delle vittime dell'agguato del 16 marzo. Se io fossi stata uno dei brigatisti che hanno preso parte al sequestro Moro mi limiterei a chiedere perdono, non scriverei libri o film, né mi farei intervistare come se fossi un personaggio pubblico. Anche perchè poi non assistiamo allo stesso trattamento nei nostri confronti che abbiamo avuto la vita sconvolta senza alcuna colpa se non quella di essere i figli di Aldo Moro». Vorrebbe fare un film? «Non è questo il punto. Ce l'ho con un sistema che permette ai brigatisti di parlare, spesso a vanvera, e che non ospita nemmeno le rettifiche della famiglia. Lo sa che se un brigatista durante un dibattito televisivo racconta la sua verità e io protesto nel tentativo di raccontare la mia verità nemmeno mi rispondono? Le sembra giusto questo?». Qual è la sua verità? «Siamo stanchi di questa condanna alla sofferenza continua. Da 25 anni si va avanti così, e non c'è fine. Se proprio se ne deve parlare, perchè ricordare Moro soltanto come l'uomo che il mattino del 16 marzo fu sequestrato? E' un uomo che ha fatto molte cose in precedenza. Ha dato tanto a questo Paese da un punto di vista politico, giuridico, storico. Ed è un uomo che aveva nella sua famiglia la cosa più cara. Oggi invece oltre ad ammazzare lui hanno ammazzato anche la sua famiglia. Ma, se questo era l'obiettivo, potevano ammazzarci tutti invece di condannarci a questa sofferenza». Il film di Bellocchio sta per uscire: le interviste, i commenti, saranno inevitabili. «Lo so. Per quel che mi riguarda proverò a tenere il più possibile la televisione spenta. E a tutti non posso che ripetere quello che vado dicendo da 25 anni: Basta, pietà!». «Chi ha ammazzato mio padre non dovrebbe poter scrivere libri, fare dibattiti, interviste E' vero, io ho perdonato quei brigatisti, ma loro adesso dovrebbero stare in silenzio» Maya Sansa nel film di Bellocchio è la terrorista Anna Laura Braghetti
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