Il paese critica le condoglianze del sindaco «Non sa che questi morti sono tutti uguali»

Il paese critica le condoglianze del sindaco «Non sa che questi morti sono tutti uguali» «E' ANDATO SOLO DALLA MAMMA DI SEBASTIANA E DALLA VEDOVA DEL PENSIONATO» Il paese critica le condoglianze del sindaco «Non sa che questi morti sono tutti uguali» retroscena Brunella Giovata MILANO SINDACO, questi morti sono tutti uguali. Perché sei andata a fare le condoghanze solo alla mamma di Sebastiana e alla vedova del pensionato?». Così si ragionava ieri sul muretto di via dei Biancospini, tra anziani perbene e anziani pregiudicati da tempo a riposo, mamme di figli incensurati e mamme di figh che qualche guaio ce l'hanno avuto, «ma poca roba... Spacciava, poi si è messo la testa a posto». Il signor Carmine, ad esempio, dice che la sua famigha c'è rimasta male, a vedere il sindaco Maria Rosa Malinvemo salire a trovare la famigha di Attilio Bertolotti, e poi quella di Sebastiana Monaco, la bambina di neanche tre anni, «ma da noi non è venuta, e nemmeno dalla vedova Malmassari è andata, la sindachessa. Il fatto è che si ricorda di noi delle case popolari solo in occasione delle elezioni, come tutti i politici. Ma oggi no, oggi che abbiamo anche noi un morto in casa, da noi non viene solo perché mio nipote Raffaele De Finis e l'altro, Alessio, erano pregiudicati. Questo non è giusto. Una stretta di mano ci avrebbe fatto piacere, ecco». Ma se anche il sindaco ci ripensasse, «noi non la faremmo più entrare in casa. La mamma di Raffaele soffre come un cane, ma preferisce soffrire da sola, a questo punto». Così, la rabbia che tutti speravano finalmente smontasse - ora che Vito Cosco è in carcere, ha confessato e si è pure pentito dei suoi quattro omicidi - quella rabbia resta sempre lì, sospesa nel cuore del quartiere Rozzano Centro, dove tutto è successo venerdì scorso. Forse si attenuerà dopo i funerah, ma anche lì, c'è un'altra grana in vista: il Comune ha deciso che giovedì prossimo sarà lutto cittadino, e per giovedì sono previsti i funerah di Sebastiana e di Bertolotti. «E gh altri due? Non è che li seppelliscono in fretta e furia, senza il lutto?», si domandano i parenti De Finis e Malmassari. «Questi morti sono tutti uguali, meritano lo stesso trattamento, non ci devono essere figh e figliastri. Il sindaco si preoccupa solo dell'immagine del paese, non di noi che siamo cittadini di serie B, evidentemente». Il sindaco di Rozzano in effetti è indignato: «E come me, anche i cittadini: i mass media ci hanno dipinto come se fossimo il Bronx». Invece no, e snocciola in una conferenza stampa i dati della Rozzano che lavora, funziona e non commette reati. Il paese che vanta 25 associazioni di volontariato, 40 sportive, 11 campi da calcio, uno da rugby, due piscine, un kartodromo, una bibhoteca multimediale, un cinema teatro, la scuola civica di musica e «tra breve anche un distaccamento dell'università Statale». In verità, pochi paesi dell'hinterland milanese possono vantare una tale massa di iniziative ed impianti a disposizione dei cittadini. Ma il problema è un altro, e si chiama Rozzano Centro, cioè proprio il quartiere di case popolari deh'Alar dove la settimana scorsa Vito Cosco ha fatto le sue vittime. Come spiega il parroco don Mario More, «il problema è nato quando hanno ammassato in un chilometro quadrato 6500 alloggi popolari, con famighe giovani provenienti da tutta Itaha. Poi queste famighe hanno fatto 600 figh in un anno, i figh sono diventati grandi tutti insie- me e quindi sono emerse le difficoltà sociah e tutto il resto». Dove «tutto il resto» significa delinquenza, criminalità diffusa anche tra i giovanissimi, presenza di famighe mafiose (le prime arrivarono per via di provvedimenti di soggiorno obbligato). Droga, con tutti i reati connessi allo spaccio e al consumo. «Rozzano non è il paradiso terrestre», spiegava ieri don More aha Radio Vaticana, (una neanche quell'inferno che viene descritto dai giornali. C'è anche brava gente, c'è solidarietà, il volontariato, la Caritas, la parrocchia e un oratorio» appena rimesso a nuovo. «Siamo un punto di riferimento, anche se, intendiamoci, su 17 mila abitanti del quartiere, solo 2 mila persone frequentano». Ecco, le cifre che hanno fatto arrabbiare il sindaco. «In questi giorni qualcuno ha scritto che a Rozzano vivono 15 mila pregiudicati. Non sappiamo dove sia stata presa questa informazione, diciamo che è destituita di ogni fondamento perché se fosse vera vorrebbe dire che la metà della popolazione è pregiudicata. Anche statisticamente non sta in piedi. e se fosse vero mi chiedo perché non hanno recintato il paese con il filo spinato», concludeva la signora Malinvemo. «Filo spinato non ce n'è», commentavano ieri in via dei Biancospini e dintorni. «Ma è come se ci fosse un confine, tra noi dehe case Aler e il resto del paese. Noi i cattivi, gh altri buoni. Siamo un quartiere ghetto, lo siamo sempre stato, e speriamo di non esserlo più, un giomo. Ma quando si viene trattati come "quelli del ghetto", allora si diventa cattivi, la rabbia aumenta, il dialogo è impossibile». Nel quartiere la rabbia resta come sospesa: «Domani i funerali e il lutto delle istituzioni sarà solo per due» Il primo cittadino è indignato: «Ci hanno dipinti come fossimo il Bronx, invece da noi molte cose funzionano» I sindaco di Rozzano, Maria Rosa Malinvemo

Luoghi citati: Milano, Rozzano