Il cardinale e i forcaioli Una città tra pietà e odio

Il cardinale e i forcaioli Una città tra pietà e odio NELLA CITTADINA UNA VEGLIA CON TETTAMANZI, MA ANCHE CHI GRIDA: DOVREMMO IMPICCARLO NOI Il cardinale e i forcaioli Una città tra pietà e odio La vedova di una delle vittime: «Vado a casa a brindare all'arresto» Un corteo di ragazzi in motorino annuncia: «Hanno preso il bastardo» reportage Brunella Giovata MILANO PER una bambina di Rozzano Centro che domanda «ma adesso Vito lo ammazzano, vero?», c'è un cardinale della Chiesa che risponde «ci vuole pietà anche per chi è autore di quella violenza», non solo per le sue vittime. Così la bilancia va in pari, almeno per la .durata della veglia funebre. Ma ci vuole un monsignore come Dionigi Tettamanzi - e il ricordo del «papa buono» Giovanni XXIII - per spiegare alla gente di qua che non si uccide, neanche per vendetta. E che nemmeno il peggiore assassino, nemmeno chi ha ucciso una bambina di 3 anni come era Sebastiana, può essere giustiziato in piazza - «qui, dovremmo impiccarlo a questa pianta», diceva ieri un bravo pensionato di via dei Garofani -, e tanto meno va consegnato alla giustizia spiccia, veloce, infallibile del carcere. Eppure, anche per un cardinale questo è un compito difficile. Davanti ha un quartiere per il quale la legge del taglione risulta essere l'unica praticabile, in un caso come questo. Ad esempio, c'è questa bambina Sharon (cinque anni, a occhio) che viene portata in pellegrinaggio all'altarino di fiori e peluches eretto «in memoria di Seby», e la mamma le spiega che «visto che ci sono uomini cattivi che uccidono i bambini come te, è giusto che loro vengano ammazzati come cani» (parole pronunciate davanti ad altre mamme con i rispettivi bambini per mano). Lei si dondola sui tacchetti dei sandali, nel suo vestitino a frange da piccola Barbie. E' una donna in miniatura, con la borsetta giocattolo a tracolla, e qui, davanti a questo altare, capisce una cosa sola: i cattivi vanno eliminati, come si fa con i randagi o coi topi, che da queste parti scorrazzano belli grassi e poi qualcuno li avvelena, finalmente. Ma non c'è solo Sharon con sua madre, qui c'è un intero quartiere che oscilla (e sbanda) tra l'euforia per l'arresto, ildesi- derio di vendetta immediata, la depressione «perché se succedono certe cose, forse è un po' anche colpa nostra». La voglia di farla finita con questa storia, «facciamo i funerali e non ne parliamo più». Tutti si sentono toccati, nel cuore o nella pancia, o in tutti e due. I buoni e i cattivi, i pregiudicati e la gente perbene che investe i risparmi in porte blindate e pesanti inferriate a proteggere i primi piani e talvolta i secondi (dai pregiudicati, «dai tossici che ti ammazzano per la catenina»), e vive così tutta una vita, inchiavardata in casa, fa¬ cendosi i fatti propri «sennò qualcuno potrebbe farmi del male, bruciarmi la macchina, o palpeggiare mia figlia, che è il peggio». Perciò nemmeno i buoni riescono a trovare una parola di umana pietà per l'assassino Vito Cosco. «Che pietà? Poteva ammazzare me, che abito nel palazzo qui dietro e solo per caso non sono scesa a prendere il fresco», dice la signora Marina, che la sera della sparatoria aveva mal di schiena e solo per ciò non è andata al muretto di via dei Biancospini. Chi può darle torto? «Poteva ucciderne anche di più... Per me è la droga che h rovina, e io li vedo, la mattina e il pomeriggio, seduti sul muretto con quella faccia da schiaffi. Io tiro dritto e sento che mi sparlano dietro perché sono vecchia e brontolona. Cosco era uno di loro, e anche Malmassari e De Finis. Pregiudicati, gentaglia, feccia umana. Era il loro destino, si vede che c'è una giustizia divina e in un colpo ne ha fatti fuori tre: due al cimitero, uno in galera». Alla signora Marina - che pure non ucciderebbe nessuno «perché uccidere è sempre peccato» - dà torto il cardinale Tettamanzi: «Noi non distinguiamo tra vittime e vittime, perché tutte sono vittime di una violenza irrazionale e assurda». Parlava a trecento persone, quasi tutti anziani, radunati in preghiera neUa chiesa di Sant'Angelo. «In questi momenti ci rivolgiamo al Signore perché siamo dubbiosi, chiedendoci il perché di tanta violenza. E il Signore ci sembra sordo, in questi momenti. Ma il Signore ha rotto il silenzio con Gesù sulla croce. La risposta è quella». Cita il Vangelo di Marco, «il male non viene da fuori ma dall'interno dell'uomo, c'è un potenziale di violenza in ognuno di noi che a volte esplode. Ma la prima violenza non è quella fisica, è queDa delle idee: quando pensiamo che la violenza sia il mezzo per affermarsi. C'è però anche un potenziale di bene, più di quanto si riesce a dimostrarlo, e qui a Rozzano ci sono molte persone per bene». Ma poi ci sono i parenti delle vittime e loro sì, sono sordi a qualunque richiamo di bene. Come Caterina, vedova di Alessio Malmassari, ieri seduta davanti all'altare preparato dagli amici per il marito (una sigaretta, imo spinello, una bottigha di birra) a spiegare, stravolta e soddisfatta: «Oggi ho finalmente mangiato. E anzi adesso tomo a casa e brindo per l'arresto». Diceva anche che «Vito una sola cosa doveva fare: spararsi. Tanto muore lo stesso, in carcere. Mio marito a 28 anni non ci è arrivato per colpa sua, ma anche lui non ci arriverà. Lo ammazzeranno prima, sicuro». Le vicine facevano sì con la testa, una si lasciava scappare «chissà sua madre, di Vito dico...». E Caterina allora saltava su, «quella deve vomitare, e vergognarsi di aver partorito un figlio così!». Poi si abbandonava nelle braccia dell'amica. Ma da qui non si scappa. Non da questa voglia di «sputargli in faccia, a Vito», dalla rabbia con cui i ragazzi organizzano un carosello di motorini, avanti e indietro, esultanti annunciando ai cortili delle case popolari che «hanno preso il bastardo». E quando si viene a sapere che si è consegnato ai carabinieri, e poi ha pianto e infine si è pure pentito, allora diventa «l'infame», il «senza palle» o «il coglio- ne» incapace di star zitto, ma pericoloso in quanto «potrebbe raccontare altre cose, e mettere nei guai altri per fatti vecchi». «Si fosse sparato, andava tutto bene», racconta un cugino della madre di De Finis. «Doveva telefonare ai carabinieri, ma solo per dirgli "son qui con la pistola puntata alla testa, adesso mi sparo ma intanto sapete dove trovarmi"». Così «giustizia era fatta». Invece «tocca aspettare il carcere, dove per fortuna c'è ancora un codice d'onore, e insomma, lui ha ammazzato una bambina e i detenuti sanno cosa si deve fare in questi casi». E cosa si deve fare? «E' come quando si violenta una donna, poi violentano te, eh». Intanto un vicino di cortile - pensionato Fiat dello stabilimento di Quinto Stampi, persona perbene, non pregiudicato - dichiara che lui in caso di suicidio di Cosco avrebbe anche offerto «una bottigha buona e un vaso di funghi sott'oho di mia moghe». Un ragazzo spiega che si pensava di organizzare una festa di strada «con i fuochi d'artificio e i pasticcini». Così, per girare in gioia la rabbia e il dolore, c'è gente che non sa fare altrimenti, e chi glielo spiega che non si festeggiano gli omicidi, e nemmeno i suicidi. «Io ci godo, non lo nascondo», ragiona Daniele, barista a Milanofiori. All'arresto? «Eh certo! Ma ammetto che l'avrei anche ammazzato, sul momento. Io ero qui, venerdì sera. Ero a tre metri da lui, e tutti noi l'abbiamo visto arrivare da casa con la pistola, Vito. "Oh, ha la pistola, avete visto?" Ma non avevamo finito la parola che ha cominciato a sparare. Mi sono gettato per terra ma ho visto la faccia che aveva, i movimenti. Ero impotente, ma avessi avuto ima pistola gh avrei sparato». «Quando scende il buio, non otteniamo nulla a dire che è sceso. Ma se ognuno fa brillare il lumicino che ha in sé, allora si sprigionerà una grande luce». Così diceva papa Giovanni, così lo citava il cardinale ieri sera. Un'anziana commentava, all'uscita: «Ha ragione, ma ci vorrebbe lo stesso la pena di morte». Al momento la grande luce non c'è. Il prelato ricorda papa Giovanni e dice «Non distinguiamo tra vittime e vittime Tutte sono vittime di una violenza assurda» «Adesso ci tocca aspettare il carcere dove per fortuna c'è un codice di onore Ha ammazzato una bambina e i detenuti sanno cosa devono fare» ir La veglia a Rozzano per ricordare le vittime della tragedia Il cardinale Dionigi Tettamanzi

Luoghi citati: Milano, Rozzano, Vito