Fini: sulle pensioni accordo con i sindacati

Fini: sulle pensioni accordo con i sindacati GIOVEDÌ si apre la discussione al consiglio dei ministri Fini: sulle pensioni accordo con i sindacati «Va contrastato l'atteggiamento ultraconservatore di chi sostiene che non c'è bisogno di alcun intervento ma non è neanche ipotizzabile aumentare dalla sera alla mattina l'età pensionabile» ROMA Avanti, senz'altro, ma con cautela. L'invito di Berlusconi ad affrontare il nodo delle pensioni («bisogna lavorare cinque anni di più», aveva detto il premier) agita le acque nella maggioranza. Se trova un sostanziale consenso è a patto che non si agisca «col machete», come sottolinea il leader dell'Udc Marco Pollini, mentre il vicepresidente Fini fissa precisi paletti di metodo e di merito. In un lungo comunicato. Fini ha puntualizzato che la via maestra è quella di trovare prima un accordo stabile nella maggioranza e poi sottoporlo alle forze sociali. Nei partiti della Casa delle libertà restano confermate le posizioni espresse nelle scorse settimane sulle ipotesi di riforma previdenziale. Se da parte di alcuni (trasversali ai partiti della coahzione) sembra farsi strada l'ipotesi di un intervento deciso sul sistema (come potrebbe essere l'adozione-«ontemporanea di un blocco delle finestre di uscita ^er la, pensione di, anzianità e l'accelerazione dell'andata a regime della riforma Dini insieme all'introduzione del contributivo prò rata per tutti) restano forti le resistenze di An e Léga ad una riforma che faccia riesplodere il conflitto sociale. Il punto di partenza, secondo quanto confermato da Fini e Maroni dovrebbe restare la delega previdenziale all'esame del Senato (che prevede solo incentivi per chi decide di restare al lavoro e non disincentivi per chi decide di uscire) senza interventi che puntino all'aumento repentino dell'età pensionabile. Il ministro delle Politiche agricole Gianni Alemanno ha annunciato per il Consiglio dei ministri di giovedì 28 la decisione sulla data per l'incontro con Tremonti, Maroni e Buttighone per cercare una posizione unitaria sulla quale confrontarsi con le parti sociali. «E' indispensabile - ha precisato ieri Fini - che, come già accaduto sul tema delle riforme istituzionali, tutte le forze della maggioranza avvùno subito tra loro un confronto che, partendo dalla legge delega presentata da Maroni in Parlamento, consenta al Governo di presentarsi all'indispensàbile e serrato incontro con le parti sociali con una posizione unitaria tale da essere capita e condivisa dalla pubbhca opinione». Riguardo poi alla diversità di approccio al problema, il vicepresidente del Consiglio ha detto che «bisogna contrastare due opposti estremismi: l'atteggiamento ultraconservatore ed irresponsabile di chi dice che non c'è bisogno di alcun intervento e quello velleitario, quanto improponibile, di chi pensa che siapossmile aumentare dalla sera alla mattina e di qualche anno, l'età pensionabile di tutti i lavoratori». Un'affermazione forte, che poteva essere interpretata come una presa di distanza dalla proposta di Berlusconi. «A scanso di equivoci - ha perciò voluto chiarire Fini -, e per avergliene parlato più volte, escludo che questo sia forientamento del premier. Vi sono infatti diritti acquisiti e legittime aspettative eh chi è prossimo alla pensione che nessuna ragione di bilancio può pensare di cancellare senza il consenso dei lavoratori interessati. Al tempo stesso - continua Fini - è facile ricordare che nel nostro sistema previdenziale convivono trattamenti pensionistici fin troppo sospetti di assistenzialismo, accanto a giusti riconoscimenti per lavoratori per i quali la definizione di lavoro usurante è tutt'altro che una concessione». Molto disponibile ad un intervento sulle pensioni Marco Pollini: «La riforma delle pensioni è un dovere nei confronti delle prossime generazioni - ha detto e se il governo imboccherà questo percorso, che pure è una strada in salita, troverà nel nostro partito disponibilità e collaborazione. Naturalmente riformare noti significa iznliracciare il machete, ne minare la coesione ^ sociale. Ma non si può neppurereàtarè ìmitìobili». Mentre il governo prepara la sua proposta sulla previdenza, i sindacati guardano con diffidenza ad un nuovo patto al cui centro ci sia una sorta di scambio tra riforma delle pensioni da una parte e competitività del sistema Italia e sviluppo del Sud dall'al¬ tra. «Questi appelli al patto sociale sono positivi ma astratti - ha detto il segretario confederale della Cisl Pierpaolo Baratta - dal momento che la vera emergenza del paese è l'occupazione e non le pensioni». Per Morena Piccinini, segretaria ccmfedwrale deUa Cgil si tratta di un «escamotage attraverso cui il governo tenta di rendere corresponsabili di questo disastro anche le forze sociali)). «Apprezziamo - ha detto il segretario generale aggiunto della Uil, Adriano Musi - che si voglia privilegiare il dialogo rispetto alle decisioni rimesse solo alla politica, ma un altro patto non ci convince». [r.mas.] Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi con il vicepremier Gianfranco Fini

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