India, via alle riforme per raggiungere la Cina

India, via alle riforme per raggiungere la Cina i DIFFERENTI TASSÌ PI SVILUPPO COMPETIZIONE TRA LE DUE POTENZE ASIATICHE EMERGENTI India, via alle riforme per raggiungere la Cina La più dinamica economia di Pechino minaccia di raddoppiare il divario in 15 anni analisi Francesco Sisct DI giganti non ce n'è come questi: entrambi sopra il miliardo di abitanti, entrambi ambiziosi, entrambi con una lunga storia di umiliazioni. Vicini, rivali, uniti dalla storia del buddhismo, passato dall'India alla Cina, e divisi, fisicamente e politicamente, da quell'ultimo sacrario del buddhismo che è il Tibet. Quest'altipiano poi è nelle mani dei cinesi, ma il suo capo spirituale vive da oltre 40 anni in esilio in India. Da soli i due Paesi fanno oltre il 40 per cento della popolazione mondiale. A popolazione l'India sta raggiungendo la Cina, e presto la supererà, ma a ricchezza la distanza si sta allargando. Oggi l'economia cinese è circa tre volte quella indiana, ma tra quindici anni potrebbe diventare sei volte. A lanciare l'allarme a New Delhi è il ministro dehe privatizzazione Arun Shourie che presenta in questi giorni uno scenario catastrofico per il suo Paese. Se l'India non crescerà più in fretta, la disoccupazione si moltiplicherà e così anche l'instabilità sociale, che potrebbe diventare ulteriore instabilità politica. L'economia indiana quest'anno dovrebbe crescere di un florido e0/*», ma anche queste cifre, più che rosee per gli anemici tassi europei, sono basse se confrontate con quelli della Cina che, nonostante la Sars, dovrebbe chiudere il 2003 con un 9 o 100Zo di crescita. Secondo le ultime statistiche, nei primi cinque mesi dell'anno le vendite al dettaglio in Cina sono cresciute del 15,2 per cento rispetto allo stesso periodo del 2002 e gh investimenti fissi sono aumentati del 17,1 per cento. La cura della situazione per Shourie non è però chiudersi alla Gina, come pensa di fare qualcuno da noi, è il contrario. Per Shourie bisogna imitare la Cina e moltiplicare i rapporti commerciah con il pur ostico vicino settentrionale. Cina e India si sono scontrati in guerra nel 1962, e la questio¬ ne del confine tra i due Paesi, fortemente militarizzato, rimane per larghissima parte ancora irrisolta. Shourie sostiene che bisogna accelerare le privatizzazioni, semplificare la burocrazia, snellire le procedure, investire in infrastrutture, e accusa implicitamente il Congresso, il partito di Nehru e di sua figlia Gandhi, e il partito comunista di fare muro. «Chi si oppone alle riforme lo fa solo per piccoli interessi di partito, non per veri motivi economici» accusa Shourie, che deve portare avanti ima campagna di privatizzazione per assicurare quasi 3 mihardi di dollari (132 miliardi di rupie) nelle casse dello Stato entro marzo 2004. L'anno scorso il govemo mirava a privatizzazioni per 120 mihardi di rupie ma è riuscito a realizzarne per appena 33 miliardi. Scioperi, dimostrazioni anche violente hanno impedito di procedere finora alle privatizzazioni, come voleva il governo. I sindacati si oppongono alla vendita della partecipazione statale delle aziende in attivo. L'altra parte della formula del govemo, guidato dal partito nazionalista Bjp, è moltiplicare gh scambi con la Cina. E qui negh ultimi due anni si registra un grandissimo successo. Le esportazioni indiane verso la Cina sono cresciute del 101 per cento a luglio, rispetto allo stesso periodo del 2002. Gli scambi bilaterali oggi sono intorno ai 2 miliardi di dollari ma dovrebbero arrivare a ben 10 miliardi entro il 2005, un obiettivo realistico, visti i risultati ottenuti finora. Per Shourie oggi l'India ha una opportunità storica per cambiare registro e dare il via a grandi opere che potrebbero finalmente aprire alle potenzialità di crescita del Paese. Se viceversa l'India non procede con le sue trasformazioni, i vantaggi relativi della Cina appariranno sempre più evidenti, spiega Shourie. Questo sviluppo cinese poi darà modo a Pechino anche di avanzare ancora nel suo cammino di modernizzazione deh'apparato militare, cosa che potrebbe arrivare a minacciare l'India. Partito del Congresso e comunisti hanno appoggiato il viaggio di giugno con cui il primo ministro indiano, Atal Bihari Vajpayee, a Pechino ha aperto una nuova positiva fase di rapporti bilaterali, ma in concreto i due partiti sono ostili al programma di liberalizzazione economica promossa dal Bjp. Ma la chiusura dell'India alla Cina, come vorrebbero alcuni indiani, condannerebbe l'India, non la Cina. A New Delhi il ministro delle privatizzazioni vorrebbe cedere imprese pubbliche per3 miliardi di dollari Ostili partiti e sindacati L'India che insegue lo sviluppo teme la concorrenza economica della Cina, che è anche un competitore politico-militare

Persone citate: Arun Shourie, Atal Bihari Vajpayee, Gandhi, Nehru, Shourie