Il direttore de Hadeln: voglio un premio gay a Venezia di Sergio Trombetta

Il direttore de Hadeln: voglio un premio gay a Venezia COME IL «TEDDY BEAR» DI BERLINO. PER ANDREA OCCHIPINTI DELLA LUCKY RED «E' UNA DECISIONE APPREZZABILE» Il direttore de Hadeln: voglio un premio gay a Venezia Sergio Trombetta VENEZIA Da «Querelle» a «Prima che sia notte», da «Piata quemada» a «O fantasma» a «La vergine dei sicari». Non si può dire che siano mancati negli ultimi 30 anni i film di argomento omosessuale alla Mostra del cinema di Venezia. Ma ora c'è una novità. Il direttore, Moritz De Hadeln, annuncia che vuole istituire anche a Venezia un premio per le pellicole gay. Esattamente come succede a Berlino, con il «Teddy Bear» (orsacchiotto) premio riservato alla miglior pellicola che tratti una tematica gay, istituito anni fa proprio da De Hadeln quando era direttore della Berlinale. «Purtroppo i film a tematica gay prodotti nel mondo non sono molti - dice De Hadeln in un'intervista che apparirà sul prossimo numero del mensile «Venezia News» in edicola a fine agosto - a Berlino capitava che i colleghi avessero difficoltà a trovare dei film, ma la vera forza è stata, ed è, il premio Teddy Bear». «Con gli anni - ha aggiunto De Hadeln - questo premio ha assunto le proporzioni di un grande evento, anzi, io stesso sono fiero di avere un Teddy onorifico per quel che ho fatto. Desidererei ripetere a Venezia questa esperienza perchè secondo me il cinema gay ha molti soggetti interessanti». Basta ricordare titoli come «Priscilla», «Demoni e dei», «Love is a Devil», «Banchetto di Nozze», tutti distribuiti da noi dalla Lucky Red di Andrea Occhipinti per rendersene conto. «Mi sembra una idea apprezzabile - sostiene Occhipinti - I film di argomento gay in Italia non hanno vita facile. C'è il Vaticano; c'è una censura preventiva; le reti televisive non li programmano né li producono. Non è opportuno lasciare l'iniziativa ad altri Festival europei come Berlino, ma anche Rotterdam». E c'è da giurarci che l'uscita di de Hadeln trascinerà con sé polemiche. Giovanni Minerba, fondatore e direttore del torinese festival «Da Sodoma a Hollywood», oltre a vedere in questa decisione anche il risultato di quanti, come lui, da anni, si battono per far conoscere la produzione cinematografica gay, ricorda che all'ultimo festi¬ val di Barcellona la presenza di De Hadeln in giuria non era stata particolarmente gradita agli ambienti veneziani. «Proprio in quella occasione - ricorda Minerba - parlammo con De Hadeln della istituzione di un premio anche a Venezia». Le intenzioni di De Hadeln sono comunque molto battagliere: «Nel programma di quest'anno - ha aggiunto il direttore di Venezia - la tematica gay è ovviamente presente, ma in futuro ci si potrebbe spingere maggiormente verso una selezione gay-lesbo». In ogni caso De Hadeln, che sembra non voler risparmiare nessuno, è convinto che sia «fondamentale avere una comunità di appoggio. Al Lido sembra non ci siano gay, c'è poca visibilità, è qui la tragedia. Pochi uomini italiani hanno il coraggio di dire apertamente: "Io sono gay". Sotto la spinta della Chiesa in Italia vige ancora il concetto sociale di dover nascondere questo aspetto. C'è attualmente una preoccupante attitudine antigay, specialmente da parte della Lega; però dobbiamo trovare il modo giusto per combattere, e non solo all'interno della Mostra. E poi, dopo la pubblicazione del documento di Ratzinger, purtroppo cardinale tedesco, è urgente parlare più apertamente di questo tema». Ma non tutti i gay italiani che si occupano di cinema condividono totalmente la visione di De Hadeln. Per esempio Fabio Bo, consulente del festival nei tre anni di direzione di Alberto Barbera, ex critico cinematografico, organizzatore 1 di rassegne, sostiene: «Sono con¬ tento che De Hadeln abbia fatto queste considerazioni, ma è anche vero che ci sono molte persone apertamente gay fra i professionisti del cinema. La trovo una uscita un tantino pubblicitaria anche se coraggiosa». Fabio Bo ricorda che nel solo primo anno della direzione Barbera furono sei i film a tematica omosessuale presenti a Venezia di cui tre in concorso. Cosa che trascinò con se le solite polemiche veneziane. «AiméeS Jaguar», film di argomento lesbico presentato alla Berlinale nel 1999