SIBERIA Nel cuore del Kuwait russo di Anna Zafesova

SIBERIA Nel cuore del Kuwait russo i POZZI DI PRIOBSKQE, DOVE SGORGA IL GREGCiiO DELLA JUKOS SIBERIA Nel cuore del Kuwait russo reportage Anna Zafesova NEFTEJUGANSK IL petrolio comincia dal nome, «neft'». Arrivando con l'aereo si atterra in una distesa di torce dei campi d'estrazione, che illuminano la notte con un fuoco infernale. Alla periferia della città, a un centinaio di metri dalle ultime case, si vedono ancora vecchi pozzi in funzione, sotto i piedi c'è un giacimento. Neftejugansk è una città fondata sul petrolio: tutt'intomo, in un territorio quasi pari alla Francia, si estende la Kuwait russa, il Golfo della Siberia, la fonte di ricchezza e potere della seconda potenza petrolifera. Il petrolio idealmente permea tutto, ma non si vede, né si annusa, neppure nel giacimento Priobskoe, 200 chilometri in ehcottero sopra una pianura infinita dove l'immenso Oh si frammenta in un labirinto di correnti, laghetti e acquitrini. Il suolo diventa fermo solo d'inverno, quando ghiaccia a 40 sotto zero, d'estate è un paesaggio idilliaco di isolotti artificiali che spuntano dal verde punteggiati di tubi e rubinetti. Nulla a che vedere con l'immagine che si ha dai documentari, dove fontane di greggio tingono la terra e le facce degh operai di nero. «Non si vede il petrolio? Megho», ride il direttore del campo Aleksej Bogrovskij, «altrimenti sarebbe un'emergenza. Ma state sicuri, è qui sotto di noi, a 3 chilometri di profondità». E ce n'è parecchio: Priobskoe è il più nuovo e promettente giacimento della regione, fiore all'occhiello della maggiore azienda russa, la Jukos. E' da questo pantano che il russo più ricco, Mikhail Khodorkovskij, vuole estrarre 40 mila barih al giomo che dovranno alimentare le raffinerie russe, le petrohere americane e le sue ambizioni di potere. Da questa palude a perdita d'occhio partono strategie globali, in mezzo alle zanzare grosse un'unghia che scendono in picchiata sbattendo sulla faccia come grandine si decide se la Russia riuscirà a proporsi agh Usa come fornitore di energia alternativo agh arabi, o se la Cina dipenderà dal petrolio siberiano. E' questa la posta in gioco della partita giudiziaria moscovita contro Khodorkovskij e i suoi uomini, accusati formalmente di frode e omicidi, di fatto di voler convertire il loro potere da economico in pohtico. Priobskoe ha cominciato a funzionare qualche anno fa, ma tutt'intomo è una terra che gronda petrolio dagli anni '60 e che ha permesso al regime sovietico di prolungare la guerra fredda a suon di petrodollari per vent'anni. Ora è territorio degh oligarchi, di quella elite economico-politica di magnati nati dalle privatizzazioni degh anni '90. Allo Stato si sono sostituite le corporazioni, all'aeroporto di Neftejugansk la bandiera bianca della Jukos sventola accanto a quella cittadina - decorata con la torretta di un pozzo petrolifero - e a quella della Russia. Fino al 1967 la città non esisteva, oggi ci abitano 107 mila persone, la quasi totalità impiegati presso la compagnia petrolifera, esclusi i bambini che però studiano in «classi Jukos» per giovani talenti, e gh anziani, che non esistono. Il paragone tra il prima e il dopo è inevitabile e il vicedirettore di Priobskoe, Anatohj Karpakhin, lo risolve senza dubbio a favore del presente: «Sono trent'anni che lavoro qui, quando era tutto statale vivevamo in roulotte e mi sveghavo ogni mattina con un orecchio o una gamba ghiacciati, ora che è arrivato il padrone si vive molto megho». Il giacimento sembra ima vetrina del capitalismo come dovrebbe essere nei sogni degh ex sovietici: gh operai abitano in prefabbricati attrezzati con aria condizionata, forno a microonde, scaldabagni e docce, tintorie, tv a colori, palestra, tutto nuovo, pulito e moderno. Il lavoro è duro, 11 -12 ore al giomo, ma per ogni settimana nel pantano ce n'è una di vacanza in città dove rimangono le famiglie. «Ma io trovo anche il tempo per pescare - dice l'operatore Gennadij, cliccando distrattamente il mouse per manovrare elettronicamente la pompa - anche se d'inverno si sta megho. Freddo? No, ormai gli inverni non sono più quelli di una volta, appena 40 gradi». E' un inferno che le tecnologie riescono a rendere appena più abitabile: il medico del campo dice che il clima atroce rovina la salute, «gh infarti a 40 anni sono comuni, soffrono tutti.di ipertensione». E' il Far West russo, terra di sradicati avventurieri, dove chiunque dice che qui la gente è migliore perchè «sopravvivono i più duri», e si intende che chi ti parla si considera tale. Qui si raccontano storie che riacerebbero a Jack London, favoe di bufere di neve e di faccia a faccia con gh orsi. E' un mondo molto maschile e pragmatico, dove ideologie e nostalgie non sono ben visti, sostituiti dal cinismo dei pionieri della febbre dell'oro nero: «Sono venuto qui dopo la leva perchè volevo guadagnare un sacco di soldi e tornare al mare dove sono nato - dice candido Bogrovskij -. Poi sono rimasto: ho scoperto che più denaro hai, più ne vuoi». E' stato il denaro a conquistare questa aristocrazia della classe operaia sovietica e a convertirla al capitalismo: uno stipendio medio di mille dollari, senza contare bonus e azioni Jukos in regalo ai più bravi, prestiti per case e università, vacanze con biglietti e alloggio pagati in una rete di alberghi corporativi. L'oligarca a Neftejugansk ha sostituito lo Stato assistenziale sovietico, il municipio è attaccato alla sede della Jukos e sembra lo stesso edificio. Tra competizioni per la produttività e vacanze per i figh in campi scout che prima erano accessibili solo alla nomenklatura, il potere della pohtica viene sostituito dal potere dei soldi, e la lezione che tutto il resto della Russia impara faticosamente nella Kuwait siberiana è stata assimilata con naturalezza. Un patto sociale che apre una proiezione su quello che la Russia iotrebbe essere domani nel capitaismo oligarchico e che permette alla Jukos di sentirsi la dream team dell'economia, e non solo. La simbologia corporativa è quasi ossessiva e i manager commettono lapsus verbah rivelatori, dicendo «Russia» invece di «Jukos», in un universo corporativocentrico dove quel che è buono per la Jukos è buono per il Paese. Questa ansia di essere i migliori spaventa il Cremlino e produce modelli come il Priobskoe, gioiello di high-tech e protezione ambientale dove anatre e storioni convivono serenamente con valvole e tubature. Nella Russia dell'approssimativo, dell'arrangiato, imbrattato e malmesso, le aiuole con fontanelle e i rubinetti del petroho recintati e dipinti sembrano trapiantati dalla Svizzera. Un laboratorio d'eccezione, certo, con un reddito pro-capile secondo solo a Mosca e una città di pionieri dove non si incontra quasi nessuno sopra i 45 anni e dove la sera sembra di trovarsi cinque mila chilometri più a Sud, con ragazzi che girano fino a tarda notte ballando nei bar ah aperto e battendo sui tasti nei numerosi club Internet. Il terremoto Jukos, che riempie le prime pagine dei giornali intemazionali, qui viene visto come una lontana faccenda di «terraferma», come in tutto 0 Nord russo viene chiamata la parte europea del Paese; una faida della Mosca ladrona che non minaccia il lavoro. «Certo, eravamo un po' preoccupati - dice Gennadij - ma poi abbiamo visto Khodorkovskij in tv, tranquillo come sempre. Speriamo bene, nessuno vuole cambiamenti in peggio». Nel trionfo della nuova oligarchia economica i pozzi offrono a chi ci lavora una vetrina del capitalismo sognato in era sovietica: vie linde, nessun odore, tubature dipinte alla svizzera Neftejuganskèunacittà fondata sul petrolio, al centro del controverso impero di Khodorkovskij Da qui partono le strategie globali di un'azienda la cui bandiera sventola accanto a quella della Russia. Una città che nel 1967 non esisteva e che oggi ha 107 mila abitanti I SVEZIA FINLANDIA/ lOHelsìnk/ 1 P/ u /} I PietroDurtga s OMurmansk fi J ^Arcangelo ' ' Et J» i, ri ìPelk son Amdèrma MOSCA o R U S Nizbnìy wvgòrod O ^' rov Perm . , Saiekhard O ^ S I A Khanty-Mansiysk iQKazan ,q q Samafa O ' Nizhniy Tàgil O Ekaterinburg Gli impianti petroliferi della Siberia hanno fatto della Russia la seconda produttrice mondiale. Nelle mani dei nuovi oligarchi moderne strutture (nella foto) hanno sostituitole fatiscenti tubature caratteristiche dell'epoca sovietica

Persone citate: Jack London, Khodorkovskij, Mikhail Khodorkovskij