Edwards, un salto nel nome di Dio

Edwards, un salto nel nome di Dio il CAMPIONE BRITANNICO, PRIMATISTA MONDIALE DEL TRIPLO, CHIUDERÀ' IN FRANCIA LA SUA STRABILIANTE CARRIERA Edwards, un salto nel nome di Dio «Mi ha indicato la strada: è giusto che io smetta» personaggio dall'inviato a PARIGI AL Crystal Palace sento che Dio mi ha indicato la strada: io credo che solo un miracolo mi poteva permettere di essere in pedana qui a Parigi e quindi questa sarà la mia ultima gara». Jonathan Edwards, ancora una volta, prende una decisione in base al suo profondo credo religioso, anteponendo la sua fede ad ogni tipo di altra scelta. Né, probabilmente, poteva essere diverso per questo triplista britannico balzato alla ribalta dodici anni fa in occasione dei Mondiah di Tokyo non tanto perché in quella stagione aveva già saltato 17,43, misura tutt'altro che disprezzabile che ancor oggi può avvicinare chi l'ottiene a qualsiasi podio, quanto perché rinunciò a partecipare alla gara iridata in quanto i salti di qualificazione erano in programma di domenica. «H Signore - spiegò allora - ha deciso che un giorno alla settimana sia dedicato al riposo, appunto la domenica: saltare è, in fondo, il mio lavoro ed io non posso contravvenire alle leggi di Dio. Ci saranno altre gare e altre occasioni in cui potrò cercare di farmi valere». Ouella clamorosa rinuncia venne meno negh anni successivi, quando qualcuno convinse Edwards che se il Signore lo aveva reso tanto capace nel salto triplo non voleva certo che lui rinunciasse a dare saggio delle sue capacità al pubbhco, pronto a pagare per vederlo all'opera. Ma fu ima scelta sofferta. Nativo della ventosa Gateshead, 37 anni compiuti il 10 maggio, Jonathan Edwards divenne re del triplo, dopo un terzo posto ai Mondiah di Stoccarda '93, nella rassegna iridata di due anni dopo, a Goeteborg dove, su una pedana eccellente che si adattava perfettamente alle sue eccezionali qualità, ottenne un fantastico primato del mondo - tuttora imbattuto - di 18,29, parzialmente avvicinato soltanto dallo statunitense Kenny Harrison ai Giochi di Atlanta con 18,09. Poi, a parte lo stesso Edward atterrato due altre volte oltre i 18 metri, nessun altro triplista ha più sfiorato questa misura. Primo a Sydney, nuovamente iridato due anni fa ad Edmonton, Edwards ha scoperto lo scorso anno nello svedese Christian Olsson il delfino capace di batterlo nelle piovose giornate dei campionati continentah a Monaco di Baviera. Quest'anno è stato un continuo duellare tra i due, con Olsson sempre qualche centimetro avanti. Ma poca cosa, assolutamente insufficiente per sanzionare il passaggio delle consegne: e quando si aprivano le scommesse su chi dei due - l'ormai anziano campione o il giovane emergente l'avrebbe spuntata qui a Parigi, ecco nell'ultimo meeting - al Crystal Palace di Londra - l'impressionante infortunio di Edwards che chiudeva il secondo balzo, lo step, sul cordolo delimitante la pedana: impressionante vedere come si storse la sua caviglia destra, al punto da far pensare ad un addio traumatico. Edwards, neppure nel dolore, perse la sua compostezza. Disse: «Vuol dire che mi preparerò per Atene». Poi invece la guarigione-lampo che ha portato Jonathan a una nuova riflessione a sfondo religioso: «Credo che mi sia stata data l'opportunità - spiega - di uscire dalla scena con dignità e non a causa di un infortunio. Penso che, quando accaduto al Crystal Palace, sia il segno che è giunta l'ora di smettere. Salterò quindi in questi Mondiah per difendere il titolo conquistato due anni fa e questa gara chiuderà la mia carriera di triplista. Lo confesso: si tratta di un momento particolarmente emozionante». Questa mattina, dunque, vedremo la «cavalletta» inglese impegnata nelle qualificazioni. La misura da raggiungere è 16,95. Poi, lunedì sera, se ce l'avrà fatta, come tutti speriamo, affronterà la finale per cercare di negare a Olsson lo scettro che tanto a lungo ha retto e che già in inverno lo svedese gh ha sfilato di mano conquistando a Birmingham il titolo iridato indoor, [g.bar.] Per anni ha anteposto il suo credo religioso ad ogni altra scelta Guarito in tempo record da un grave infortunio ha deciso: «Mi è stata data l'occasione di lasciare con dignità» Il britannico Jonathan Edwards, 37 anni, autentico dominatore sulla pedana del triplo nell'ultimo decennio, gareggerà per l'ultima volta a Parigi e poi si ritirerà dalle competizioni " w gì IJ 1 li .

Persone citate: Carriera Edwards, Christian Olsson, Jonathan Edwards, Kenny Harrison, Olsson