Freddato un altro americano di Paolo Mastrolilli

Freddato un altro americano Freddato un altro americano Gruppo sconosciuto rivendica il sequestro di 2 soldati, Washington nega: «Sono qui» Paolo Mastrolilli NEW YORK Fra le macerie dell'hotel Canal emerge la pista del tradimento da parte delle guardie di sicurezza: forse erano ex membri della polizia segreta di Saddam e avrebbero guidato gli assalitori sul loro obiettivo. E la guerriglia in Iraq continua a uccidere: ieri un marine è stato freddato ad Hilla, circa 60 miglia a Sud di Baghdad. La macchina su cui viaggiava il soldato era rimasta imbottigliata nel traffico, quando uno sconosciuto gli ha sparato a bruciapelo. Un altro soldato americano ha perso la vita nella capitale, e sei sono rimasti feriti, per un incendio scoppiato nel quartiere di Karrada. Le cause sono ancora incerte. Altri sei soldati sono stati feriti a Baiji, Nord di Baghdad, quando il loro camion è saltato sopra una bomba. In mattinata la tv libanese aveva rivelato che un gruppo sonosciuto, la Al-Madina al-Munawara Division, aveva rivendicato il rapimento di due militari americani consegnando i loro documenti personali. Si trattava del maggiore Andrew Peters e il capitano Katherine Rose. Più tardi però il Pentagono ha smentito, dicendo che erano al sicuro, ma avevano perso i documenti. Un'inchiesta è stata aperta per capire come mai i documenti perduti da due soldati in Iraq siano finiti in Libano. A Baghdad l'Fbi continua l'indagine sull'attentato contro la sede dell'Onu, che finora ha fatto 23 vittime accertate, mentre il capo del Comando centrale, generale Abizaid, ha ammesso che «il terrorismo ora è il pericolo numero uno». L'ex capo della polizia di New York, Bemard Kerik, ora responsabile deUa nuova polizia irachena, ha rivelato che alcune guardie dell'hotel Canal sono sotto inchiesta. Due, in particolare, hanno rifiutato di collaborare con gli inquirenti rivendicando l'immunità diplomatica. Gli agenti dell'Fbi sospettano che le guardie fossero in contatto con gli attentatori, e li avrebbero guidati sotto l'ufficio del capo della missione Onu, Sergio Vieira de Mello, quando lui era al suo tavolo. Alcune guardie locali lavoravano nell'albergo anche quando era frequentato dagli ispettori sul disarmo, e tutti sapevano che erano in contatto con la pohzia segreta di Saddam per passare informazioni sui movimenti degli inviati del Palazzo di Vetro. Queste persone erano rimaste al loro posto dopo la guerra, e potrebbero aver fatto il doppio gioco. Il portavoce di Kofi Annan, Fred Eckhard, ha detto di non avere la conferma di queste informazioni. Il corpo di de Mello ieri ha lasciato l'Iraq avvolto nella bandiera delle Nazioni Unite, sopra un aereo militare brasiliano che lo ha portato a Ginevra, per prendere la sua famiglia prima di rientrare in patria. Circa un terzo dei 300 dipendenti dell' Onu impegnati a Baghdad è stato trasferito in Giordania e Cipro, ma la missione riprenderà il lavoro già oggi con i dipendenti rimasti. Romero Lopes da Silva e Benon Sevan, due dirigenti ancora a Baghdad, hanno rivelato che in punto di morte de Mello aveva detto al sergente Von Zehle, mentre cercava di tirarlo fuori dalle macerie, di «non permettere a nessuno di farci ritirare». Da Silva ha detto che «la missione resterà sempre un obiettivo facile, perché dobbiamo essere aperti alla popolazione». Una notizia tanto buona quanto sorprendente l'ha ricevuta la famiglia Manuel del Queens. La madre Marilyn, che lavorava per de Mello, era stata data per morta. Ma aUe tre di ieri mattina, giorno del suo 54esimo compleanno, ha chiamato da un ospedale di Baghdad per sapere se a casa stavano tutti bene. E' ferita ma tornerà a New York nel weekend.

Persone citate: Abizaid, Andrew Peters, Benon Sevan, Fred Eckhard, Katherine Rose, Kofi Annan, Lopes, Romero, Sergio Vieira De Mello, Von Zehle