Caso Telekom-Serbia, Marini fa altri nomi di Claudio Laugeri

Caso Telekom-Serbia, Marini fa altri nomi L'AVVOCATO DEL FACCENDIERE: «I DOCUMENTI CHE PROVANO TUTTO SONO IN SVIZZERA» Caso Telekom-Serbia, Marini fa altri nomi Chiamati in causa Rutelli, Veltroni e Mastella Claudio Laugeri TORINO Rutelli, Veltroni, Mastella. Il faccendiere «pentito» Igor Marini ha messo altri nomi nel calderone dell'((Affaire Telekom Serbia». «Non sono collegati in modo diretto con la compravendita della società e con la "plusvalenza" di 450 miliardi già spiegata dal mio cliente. I personaggi sono stati citati da Marini riguardo a un'appendice di quell'operazione» dice l'avvocato Luciano Randazzo all'uscita dal carcere torinese de «Le Vallette» dopo le ultime 6 ore di confronto tra il suo chente (in carcere) e l'avvocato romano Fabrizio Paoletti (agli arresti domiciliari), entrambi sott'inchiesta per associazione per delinquere finalizzata alla truffa e al riciclaggio di denaro. Il terzo giorno di «faccia a faccia» ha avuto una sola interruzione all'ora di pranzo. Con l'avvocato Randazzo impegnato ad escogitare metafore per aggirare la secretazione dei verbali imposta dal procuratore Marcello Maddalena. E parte: «Certo, oggi fuori fa caldo, ma pure dentro il carcere fa caldo. Anzi, di più». Quando i cronisti decifrano il «meteo-riferimento» al clima politico, Randazzo si spinge oltre: «Non posso fare nomi. Ma avete presente quando qualcuno sfoglia una Margherita? Ho detto Margherita, capito?». Soltanto in serata spuntano i nomi di Francesco Rutelli, Walter Veltroni e Clemente Mastella. All'uscita dal carcere, Randazzo e il collega Titta Castagnino si erano sbilanciati sulla portata dell'inchiesta: «Potrebbe avere un'impatto devastante. Marini ha descritto un panorama di corruzione diffusa». Basta, però, un quarto d'ora per qualche retromarcia. «Direi soprattutto, finanziamento illecito ai partiti» sfuma Randazzo. «Parlavo di corruzione morale» smorza Castagnino. Le dichiarazioni di Marini, però, «sono circostanziate, ricche diparticolari» aggiunge Randazzo. Dopo «Mortadella» (Romano Prodi), «Cicogna» (Piero Fassino) e «Ranocchia» (Lamberto Dini), le ricostruzioni di Marini coinvolgono Rutelli, Veltroni e Mastella. «Nessun soprannome» sorride Randazzo. .1 suo chente ha raccontato come questi esponenti del centrosinistra avrebbero «finanziato le proprie campagne elettorali nel 2000» : parte dei soldi (120 milioni di dollari) della maxi-tangente (di 450 miliardi di lire) pagata in cambio della «supervalutazione» di Telekom Serbia sarebbe arrivata in Italia dopo la «ripulitura» in una banca estera. Travolto dalla valanga di parole di Marini e dalle reprimende del pm Maddalena, Paoletti è stato costretto ad ammettere che sapeva di quei soldi: erano su un conto intestato a lui, arrivati da un investitore tramite una banca estera. Nulla a che fare con Telekom Serbia. Marini, però, è stato irremovibile. E ancora, in questo scenario di «corruzione morale diffusa» paventato da Marini sono spuntati anche i nomi di un prefetto e di un ufficiale della Guardia di Finanza. «E' tutto neUe dichiarazioni del mio chente, non ci sono documenti per dimostrare tutto questo» dice Randazzo. Poi, si corregge: «In realtà, i documenti ci sarebbero, ma in Svizzera. C'è, però, la possibilità che la procura federale rifiuti di dare all'Italia questo materiale. Mi auguro che non accada». Anche perché, il suo chente ha bisogno di acquisire credibilità. Operazione che il difensore ritiene ormai avviata; «Dopo un'avvio difficile del confronto, mi sembra che la situazione si sia quasi ribaltata rispetto a Paoletti. Adesso è lui che deve cercare di dimostrare qualcosa». L'avvocato Castagnino ghssa: «Non voglio fare commenti sull'attendibilità, il confronto ha offerto spunti per riscontri che consentiranno di attribuire un giudizio di responsabihtà agli uni oppure agli altri». «Per carità. Marini potrebbe anche essere pazzo, ma questo non spiegherebbe tutti i particolari raccontati» incalza Randazzo. Come quella «chiave d'accesso» a un conto cifrato in una banca estera raccontato nel faccia a faccia con Paoletti. Oppure la ricostruzione di un episodio dove era coinvolto anche il figlio di Paoletti, Thomas, pure lui avvocato e specializzato come il padre in diritto societario e intemazionale. Così, giovedì sera Thomas Paoletti ha trascorso 3 ore e mezza negh uffici deUa procura, interrogato con l'ipotesi di associazione per delinquere finalizzata alla truffa e al riciclaggio. «Marini? Certo, lo conosco. Affabile, persino simpatico. Ma nei suoi racconti avvita storie personah sulle altre vicende». Questa affermazione racchiude la linea difensiva dei Paoletti. E Thomas esprime anche una preoccupazione: «E' la solita questione della "prova diabolica", quella negativa. Come faccio a dimostrare che non sono vere determinate accuse mescolate a mezze verità?». Marini ha investito il procuratore Maddalena con una valanga di particolari, storie di riunioni per spartire i fondi, valigette zeppe di soldi e denari consegnati ai pohtici a domicilio. «L'indagine sarà lunga. Credo che dovrò prendere casa a Torino» scherza Randazzo. Martedì, accompagnerà di nuovo il suo cliente davanti agh inquirenti. NeUa speranza di fargli guadagnare la libertà. illegale: «Sono stati citati dal mio cliente per una appendice della operazione di compravendita, un quadro di corruzione diffusa» Igor Marini insieme con l'ex moglie Isabel Russinova