Vialli : subito una svolta o gli stadi si svuoteranno di Roberto Beccantini

Vialli : subito una svolta o gli stadi si svuoteranno L'ANALISI DI UN GRANDE EX Vialli : subito una svolta o gli stadi si svuoteranno «La Premiership inglese è un modello valido: ha piena autonomia ma anche rispetto assoluto dei piccoli club e dei titoli sportivi» intervista Roberto Beccantini MILANO SE davvero il futuro del manicomio italiano sarà una Lega modello Premiership, Gianluca Vialli, classe 1964, può raccontarci la sua esperienza e azzardare paragoni. Lasciò la Juventus nell'estate del 1996, dopo aver alzato la Champions League, e si trasferì a Londra. Ha giocato nel Chelsea, ha pilotato Chelsea e Watford. Opinionista e testimonial di Sky sport, dottore per spot, a ottobre si iscriverà al corso Master di Coverciano. «Così potrò allenare a pieno titolo anche in Italia». Che mondo è, il mondo della Premiership? «Cominciamo col dire una cosa. Ogni paragone con la Nba americana è improprio. Gli americani hanno un'altra filosofia. Negli Usa, non esiste il concetto di promozione-retrocessione. In Inghilterra, sì: e come. Ne scendono tre, ne salgono altrettante. La Premier corrisponde alla nostra serie A: venti squadre, due in più. Ha ima Lega autonoma. Indipendente, voglio dire, rispetto all'altra che raggruppa first, second e third division, serie B, serie C, serie D». I ricchi con i ricchi, i poveri con ipoveri. «Non esattamente. C'è il Manchester United, ma anche il Charlton, club della periferia londinese. Così come, in Italia, c'è la Juve e c'è il Chievo. I titoli sportivi contano ancora, e conteranno sempre. La differenza, se mai, è un'altra: a parità di problemi, non ho mai colto il tipo di litigiosità che sta avvelenando il nostro calcio. Per bisticciare, bisticciano: non, però, a livelli così sboccati». I diritti televisivi? «Più equilibrati in Premier che da noi, e distribuiti secondo criteri in parte fissi e in parte meritocratici, ma la mutualità nei confronti della B e degli altri è decisamente inferiore». Lo stile Murdoch? «BskyB, cioè Murdoch, racconta il calcio in tutto un altro modo. E anche questo aiuta a stemperare le tensioni. Il mio obiettivo "televisivo" è di trasferire proprio quel modello. La copertura su tutti i fronti è massiccia, solo che il gesto tecnico ha sempre la precedenza sul resto. Le moviole non aizzano, spiegano. Ci può essere un fuorigioco dubbio, non ci sarà mai un mese di dibattiti. È un problema culturale». Insomma: allontanare la serie A dalla B risolverebbe poco? «Temo di sì. Chi pensa a una "Superlega" fuori del sistema, sbaglia della grossa. Certo, i controlli sui bilanci sono più rigorosi, ma anche in Inghilterra ci sono società con l'acqua alla gola. Il Leeds ha dovuto vendere il fior fiore della rosa. Il Chelsea è stato salvato da Abramo vich». E allora? «Non conta il numero dei club, e neppure il numero delle Leghe. Conta la mentalità. Avranno mille difetti, gli inglesi, ma nel calcio non scherzano. Hanno debellato il cancro degli hooligans, hanno riconsegnato gli stadi alle famiglie.» A proposito di stadi. L'ultimo alibi è: avessimo gli stadi di proprietà, come gli inglesi. «Vero, ma insisto: il clima è diventato irrespirabile, e non mi riferisco tanto agli episodi di violenza dentro o fuori. Alludo a quello che sta succedendo». La B ha bloccato il campionato. «Non entro nel merito, dico solo che così non si può andare avanti. O si trova una soluzione o salta per aria tutto. L'anno scorso, si partì in ritardo per via delle società senza contratto pay, quest'anno siamo ancora in pieno marasma. I Tar, le fidejussioni, il decreto del governo». Un macello... «Già. Mettiamoci dalla parte dei tifosi. Meritano più rispetto. Fino a qualche giorno fa, non sapevano ancora in quale categoria avrebbe giocato la loro squadra. Ripeto, va trovata una soluzione a breve, una soluzione di buon senso, seno...» Seno? «Si rischia, seriamente, di rompere il giocattolo. Un giocattolo, fra parentesi, che già da anni è sull'orlo di spaccarsi. Ancora un po', e saranno i tifosi a rivolgersi ai Tar per far valere i loro diritti. La pazienza è un valore, ma c'è un limite a tutto». La sua ricetta? «Fare presto. Il dramma è che ormai gli spazi di mediazione si sono ridotti al punto che, per quanto ci si possa sforzare, si accontenterà qualcuno e si scontenterà qualcun altro. In Inghilterra, nessuno rimane indietro, ci sono spazi per tutti, possibile che da noi sia sempre una tragedia?». Possibilissimo, evidentemente. «Se andiamo avanti così, fra quindici anni gli stadi saranno vuoti. Siamo nel Duemila, le tentazioni si sono moltiplicate, computer, play station, Internet, eccetera. Ai miei tempi, il calcio era lo svago principale, se non l'unico. Oggi, i ragazzi possono permettersi molto di più. E se il calcio offre questi esempi, sceglieranno altri sfoghi, altre attività. Li perderemo. I giovani hanno bisogno di esempi e di regole certe. Quando giocavo io, almeno le classifiche erano immutabih. Adesso, invece...». 66 Le tentazioni si sono moltiplicate: computer, play station, Internet Ai miei tempi il calcio era lo svago principale, se non l'unico. Oggi i ragazzi possono permettersi molto di più 99 6é IkiRio-modello britannico prevede trasriiissionT in cui il gesto tecnico sha sempre precedenza •su tutto il resto e in cui le moviole non aizzano, spiegano. Ci può essere un fuorigioco dubbio, non ci sarà mai un mese di dibattiti È un problema culturale Qui il clima è diventato irrespirabile: non mi riferisco tanto agli episodi di violenza dei tifosi Alludo a ciò che sta accadendo 99 Gianluca Vialli lasciò la Juventus nell'estate del 1996 per trasferirsi a Londra: ha giocato nel Chelsea e guidato Chelsea e Watford

Persone citate: Gianluca Vialli, Murdoch, Vialli