Tra il Professore e il Cavaliere è partita la campagna elettorale di Fabio Martini

Tra il Professore e il Cavaliere è partita la campagna elettorale NESSUN INCÌDENTE DIPLOMATICO MA AUMENTANO LE DIFFERENZE DI POSIZIONE Tra il Professore e il Cavaliere è partita la campagna elettorale DOPO Tincidente al ParlamentO di StraSbUrgO nOn SÌ SOnO piÙ parlati retroscena Fabio Martini ROMA LA "guerra" tra Itaha e Germania è finita quando i camerieri dell'hotel Adlon hanno servito le costolette di agnello all'aceto balsamico: «Caro Gerhard - ha buttato lì Romano Prodi - perché a fine agosto non vieni all'Arena di Verona?». E il Cancelliere di Germania: «Perché no? Ottima idea...». Berlino, 18 luglio, ora di pranzo. Due settimane sono trascorse dal drastico annuncio di Schroeder («Annullo le vacanze in Italia») e ora quel pranzo di lavoro tra il Cancelliere e il Presidente itahano della Commissione europea sta producendo un evento inatteso: la fine dell'ostracismo teutonico verso il Belpaese, la riappacificazione tra Germania e Itaha. Finito il pranzo, il Cancelliere, annunciando la beta novella, la condisce con un goccio d'ironia: «Prodi mi ha invitato a Verona e se il premier italiano non farà delle obiezioni, conto di venirci,,.». SuU'assolatissima Unter den Linden, a fianco del Cancelliere, un Prodi gongolante. Ora lo vedono tutti: la "pace" tra Italia e Germania la fa il Professore di Bologna, mica il Cavaliere di Arcore. E in serata, tornato a Bologna, Prodi ricorreva ad un'iperbole: «Schroeder mi ha detto che verrà all'Arena: quella è la vera felicità!». A quel punto, era la sera del 18 luglio, la storia sembrava finita. Consegnando tre immaginette: Prodi paciere, Schroeder riappacificato e Berlusconi all'angolo. Sembrava. Ma dopo Prodi, anche Berlusconi ha avuto la sua pensata: «E se ci andassi anche io all'Arena?». Perché lasciare a Prodi l'immagine del pacificatore? Lo staff del Presidente si è interrogato, si è diviso e alla fine, come sempre, ha deciso il Dottore: «Vado». E così, il 7 agosto il sindaco di Verona, l'ulivis.ta Paolo Zanotto, faceva diffon¬ dere un comunicato che come, spesso accade in politica, raccontava una parte di verità: «Di concerto con il Presidente Prodi abbiamo deciso di rivolgere a Berlusconi, in qualità di Presidente di turno dell'Unione europea, l'invito per assistere alla rappresentazione della Carmen». Morale della favola agostana: il duetto Prodi-Schroeder si è tra- sformato in una passerella a tre. Certo, con tutte le incognite del caso, visti i dubbi spuntati tre giorni fa a Berlusconi e lasciati trapelare: «So che mi preparano un bello scherzo: applausi a Prodi e Schroeder e fischi a me. La sinistra non ha senso dello Stato se organizza una cosa del genere o lascia che la si organizzi». Quasi che Prodi e i Ds gh aves¬ sero organizzato una trappola. La sciarada di Verona racconta di un rapporto personale, tra Prodi e Berlusconi, che è arrivato al punto più basso. E di una campagna elettorale che, forse, è già cominciata. Certo, tra il Presidente della Commissione europea e il Presidente di turno della Unione europea i rapporti sono improntati a «correttezza istitu- zionale», tanto è vero che tra Roma e Bruxelles sinora non ci sono stati incidenti diplomatici. Ma la diffidenza tra i due - che in privato hanno avuto nel passato anche momenti di intesa - è sempre più alta. Certo, molto ha contribuito la decisione di Berlusconi di chiamare in causa Prodi in un'aula di Tribunale, ma in questi giorni trascorsi sull'Appennino emiliano il Professore si è chiesto spesso chi stia muovendo «i fili dell'affare Telekom-Serbia», domandandosi se «esista una cabina di regia». Naturalmente nessuna allusione, né privata né pubblica, anche se Prodi, sfogliando le pagine del "Giornale" di queste settimane, avrebbe chiosato divertito: «Se devono arrivare al 2006 con questa roba, mi pare che siano partiti un po' troppo presto..,». E una decisione: «Alla robaccia e alle schifezze che dovessero continuare a circolare, reagirò con la massima decisione, non resterò nel mirino...». E che i rapporti tra Prodi e Berlusconi siano al minimo storico lo dimostra il fatto che, dopo l'incidente di Strasburgo, i due non si siano più parlati. E il Professore, per la prima volta da quando è a Bruxelles, ha cominciato a graffiare. Dopo l'eloquente «Mi viene da piangere» a commento della polemica Berlusconi-Schulz, tre giorni fa Prodi, in una lettera al "Corriere della Sera", contestando un rilievo mosso da Angelo Panebianco, aggiungeva: «Capisco che possa essere divertente costruire una specie di par condicio anche nelle gaffes, ma mi sembra che almeno in questo caso lo sforzo sia vano». I rapporti formali continuano ad essere buoni e improntati a «correttezza istituzionale»