Cuomo: la vittoria sul terrorismo passa per la fine di questo conflitto di Paolo Mastrolilli

Cuomo: la vittoria sul terrorismo passa per la fine di questo conflitto L'EX GOVERNATORE DEMOCRATICO CHE RINUNCIO' A CORRERE PER LA CASA BIANCA Cuomo: la vittoria sul terrorismo passa per la fine di questo conflitto «BUSh ha COmmeSSO errori, ma ha ragiOne a inSiStere SUlla Via della paCe» intervista Paolo Mastrolilli NEW YORK #f IVI 0N Possiamo permetter" i il ci di pensare che la road map sia morta. Qualunque sia la nostra opinione sugli errori commessi dall'amministrazione Bush in Medio Oriente, dobbiamo andare avanti. E lo stesso discorso vale per l'Iraq, dove dobbiamo finalmente tornare sui nostri passi ed intemazionalizzare il processo attraverso l'Onu». Chi parla così non è un alleato del capo della Casa Bianca. Anzi, se nel 1992 avesse preso una decisione diversa, l'ex governatore di New York Mario Cuomo si sarebbe scontrato proprio col padre di Bush per la presidenza. Perché pensa che la road map non sia morta? «Perché non possiamo tollerarlo. Se esiste la possibilità di ottenere una vittore nella guerra contro il terrorismo, essa passa necessariamente attraverso la soluzione del conflitto tra israeliani e palestinesi, o almeno una tregua credibile. Nel corso degh armi gh Stati Uniti hanno proposto molte idee, mandato molti leader in quella regione, e avviato molte iniziative, e quindi difronte ad avvenimenti come quelh degh ultimi giorni verrebbe vogha di alzare le mani e scappare. Ma non ce lo possiamo permettere, perché ogni volta che lo abbiamo fatto le cose sono peggiorate, tanto per gh abitanti della regione, quanto per noi americani». Molti analisti hanno criticato il fatto che all'inizio del mandato Bush, forse per segnalare un taglio netto nei confronti della presidenza Clinton, aveva interrotto gli sforzi di mediazione. La road map ora paga questo vuoto durato quasi tre anni? ((All'inizio del mandato, Bush ha commesso diversi errori. come del resto era capitato a tanti predecessori, compreso Lincoln. Aveva lanciato il messaggio di volersi ritirare dalla scena mondiale, assumendo il ruolo della potenza egemone che dava la linea, senza però farsi coinvolgere in prima persona. Secondo questa filosofia, aveva abbandonato il trattato di Kyoto, aveva denunciato il Tribunale intemazionale e aveva interrotto i negoziati avviati da Clinton in Medio Oriente. Poi è arrivato l'il settembre, l'evento che ha esclissato tutto il resto, su cui la storia giudicherà Bush. Siamo andati in Afghanistan per colpire i responsabili, in Iraq per un intervento più discusso, e abbiamo vinto militamente in entrambi i casi. Il dopoguerra però sta andando male, e questo include la road map. Da qui alle elezioni, però, mi aspetto che il presidente imiterà sempre di più le strategie di Clinton». Cosa bisogna fare per salvare la road map? «Fermare il terrorismo. Io penso che alla fine tutte le questioni cruciah del negoziato, dalla terra alla creazione dei due stati, possono essere risolte. Ma sarà impossibile arrivare a un accordo fino a quando Hamas, la Jihad e le brigate di al Fatah non verranno eliminate, con qualunque mezzo. Israeliani e americani possono fare qualcosa a questo scopo, ma la scelta decisiva la devono compiere i palestinesi, a cominciare dal premier Abu Mazen e da Yasser Arafat, che in troppi casi ha incoraggiato il terrorismo. Questa è la chiave, su cui dobbiamo lavorare tutti con la massima intensità, in termini di idee e di iniziative pratiche sul terreno. Ma affermare che la road map è morta è come dire che l'Onu è finita per l'attentato di Baghdad». Parliamo anche dell'Iraq, che nella strategia illustrata dalla Casa Bianca fa parte della lotta al terrorismo come l'Afghanistan e il Medio Oriente. «Ci sono molte persone, in America e nel resto del mondo, che considerano la guerra in Iraq un errore; non perché Saddam non fosse un dittatore da abbattere, ma perché queU'intervento complicava la lotta al terrorismo invece di aiutarla. Ora però ci siamo, e la domanda giusta da porsi è cosa fare. Non credo che gh Stati Uniti si ritireranno, però penso che cambieranno finalmente linea, coinvolgendo l'Onu per intemazionalizzare la missione». Questo basterà a fermare le violenze, che ormai puntano tanto sui soldati americani, quanto sugli obiettivi morbidi civili, con una preoccupante convergenza tra le tecniche della guerriglia e quelle del terrorismo? «Il generale Shinseki, prima di essere mandato in pensione, aveva detto che per stabilizzare l'Iraq avremmo avuto bisogno di circa 300.000 uomini. A questo punto sembra abbastanza chiaro che abbiamo pochi soldati sul terreno, ma il problema centrale è la composizione deUe forze. Fino a quando saranno in grande maggioranza americani e inglesi, costituiranno un obiettivo perfetto per la guerriglia, e continueranno ad alimentare il risentimento deUa popolazione. Se diventeranno un vero contingente intemazionale sostenuto daU' Onu, forse la gente comincerà a convincersi che sono lì per aiutarla e non sfruttarla. In questo quadro dobbiamo anche chiarire che non resteremo in Iraq, non saremo coinvolti neUo sfruttamento deUe sue risorse petrolifere, e pagheremo i costi deUa ricostruzione, senza pretendere che gh iracheni aggiustino da sé queUo che noi abbiamo rotto». ijjl^l Nel corso degli "^ anni l'America ha proposto molte idee ha mandato molti inviati nella regione, e adesso verrebbe voglia di alzare le mani e scappare. Ma non ce lo possiamo permettere, ogni volta che lo abbiamo fatto le cose sono peggiorate per noi e per i popoli dell'area 99 ÉiÉL Siamo andati "™ in Afghanistan e in Iraq, e in entrambi i casi abbiamo vinto militarmente. Però il dopoguerra sta andando male, e questo include anche la Palestina. Di qui alle elezioni mi aspetto che il Presidente imiti sempre di più le strategie di Clinton 99 Mario Cuomo