Powell all'Onu chiede truppe ma non cede il comando

Powell all'Onu chiede truppe ma non cede il comando SI APRE UNA DIFFICILE TRATTATIVA SU UNA NUOVA RISOLUZIONE ACCETTABILE ANCHE PER I PAESI CONTRARI ALLA GUERRA Powell all'Onu chiede truppe ma non cede il comando Rumsfeld dissente: a Baghdad ci servono più informazioni, non soldati NEW YORK Gli Stati Uniti hanno aperto ah' idea di una nuova risoluzione Onu, per convincere più Paesi a inviare truppe in Iraq. Però lo hanno fatto senza offrire concessioni al Palazzo di Vetro, lasciando così scettici i Paesi che non avevano appoggiato la guerra. Il negoziato sui contenuti del testo è cominciato con l'arrivo del segretario di Stato Colin Powell alle Nazioni Unite, ancora scosse dall'attentato di Baghdad. Il capo della diplomazia di Washington ha incontrato il segretario generale Kofi Arman, e poi ha detto che la coalizione impegnata in Iraq ha già un carattere intemazionale, perché 30 nazioni hanno inviato 22.000 soldati, altre 5 stanno per farlo, e altre 14 starmo discutendo il possibile coinvolgimento. «Forse però - ha aggiunto Powell - qualche frase aggiuntiva e una nuova risoluzione potrebbero incoraggiare anche altri. Noi stiamo cercando di riaffermare la nostra determinazione ad avere successo in Iraq. Guardiamo a un linguaggio che possa invitare i Paesi membri dell' Onu a fare di più». Quando però i giornalisti gh hanno chiesto se Washington è disposta a trasferire parte del suo controllo sul Paese al Palazzo di Vetro, l'ex generale ha risposto così: «La questione di cedere l'autorità non è stata discussa oggi. Chi fornisce truppe vuole la certezza di un comando efficiente, e questo è ciò che gh Usa danno alla coalizione». Allora il vice ambasciatore francese Michel Duclos, spalleggiato dal collega russo Lavrov, ha ribattuto: «Dividere il peso e le responsabilità, in un mondo di nazioni uguah e sovrane, significa anche condividere le informazioni e l'autorità». Powell ha chiamato il ministro degh Esteri itahano Frattini, per discutere la nuova risoluzione e forse chiedere più uomini, e poi ne ha parlato con il collega britannico Straw, il tedesco Fii scher e il francese de ViUepin. Al momento, però, la possibilità "di presentare il testo la settimana prossima richiede ancora lavoro. Ieri il ministro della Difesa Rumsfeld e il capo del Comando centrale Abizaid hanno risposto a chi chiede di mandare più truppe, dicendo che «non ci servono più soldati ma informazioni migliori». Washington avrebbe bisogno del contributo di paesi musulmani, come Turchia e Pakistan, e dei 18.000 militari offerti dall'India. Queste nazioni, però, insieme a Francia, Russia e Germania, chiedono l'autorizzazione di una forza multinazionale da parte dell'Onu per inviare uomini. Inoltre hanno problemi anche per la ricostruzione, in vista del vertice dei Paesi donatori ad ottobre, perché allo stato attuale dovrebbero intestare i loro assegni alle forze di occupazione. Il Pentagono non vuole cedere neanche una fetta di controllo militare o pohtico, e quindi i diplomatici devono cercare soluzioni creative. Alcuni chiedono che la risoluzione dica che le truppe vanno per proteggere l'Iraq dai terroristi; altri suggeriscono che la richiesta venga dal nuovo Consiglio governativo provvisorio, nominato dagh Usa ma accolto anche dal Palazzo di Vetro. L'ex ambasciatore americano Holbrooke ha proposto di creare un comando separato per le truppe straniere, magari incaricate di difendere le strutture dell' Onu, sempre sotto i generali di Washington. Arman ha detto che d'accordo è possibile, ma richiederà lavoro e consultazioni. Un Iraq destabilizzato e nel caos non è nell'interesse della regione né del mondo. Noi abbiamo la responsabilità di assicurare lapace». Ieri è stata un'altra giornata molto emotiva per il segretario, che ha incontrato a porte chiuse tutti i dipendenti del Palazzo di Vetro, mandando un messaggio anche a quelh all'estero. «Il dolore ha detto Kofi Arman, ricordando il su braccio destro Sergio Vieira de Mello - ha un peso che a volte sembra insopportabile». Poi, per incitare i colleglli a non mollare, ha aggiunto: «L'Onu non è un lavoro. E'una vocazione». L'ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite, Dan Gillerman, ha rivelato che secondo l'intelligence il camion usato nell'attentato veniva dalla Siria, aggiungendo però di non avere prove del coinvolgimento diretto di Damasco, che siede nel Consigho di Sicurezza come membro non permanente e si è astenuto sulla risoluzione 1500 del 14 agosto sul governo provvisorio iracheno. Un centinaio di dipendenti dell' Onu intanto sono stati trasferiti da Baghdad ad Amman, perché erano feriti o non si sentivano di restare. Non è un ritiro definitivo, ma ieri il responsabile della sicurezza del Palazzo di Vetro, Tun Myat, è andato in Iraq per valutare come riprendere la missione. [p. ma. ] Il rappresentante della Francia, appoggiato da quello della Russia: «Dividere il peso e le responsabilità in un mondo di nazioni uguali e sovrane significa anche condividere l'autorità» Per il delegato di Israele il camion-bomba è arrivato dalla Siria Lig Kofi Annan e Colin Powell ièri alle Nazioni Unite,' dóve si prepara una nuova risoluzione sull'Iraq