BAR SPORT PARLAMENTO di Antonella Rampino

BAR SPORT PARLAMENTO LA BATTAGLIA PER IL CALCIO E' STATA TRASVERSALE: ECCO CHI HA VINTO E CHI HA PERSO BAR SPORT PARLAMENTO Antonella Rampino ROMA LE aspettative di intere città non possono, ora, andare deluse: garantiamo ai cittadini che le istituzioni sapranno essere, oggi come sempre, al loro fianco». La strage di Baghdad? L'attentato di Gerusalemme? L'incendiaria estate dei malavitosi piromani italiani? L'ecatombe degli anziani sotto il sole della bolla africana? No. Nonostante la vicenda sia stata seguita attentamente da Al Jozeera, qui si tratta del passaggio del Cosenza, ed eventuali altre compagne di ventura, nella fascia (quasi) alta dei campionati di calcio 2003-2004. Questo linguaggio traboccante sensibilità istituzionale - è solo un esempio - Maurizio Gasparri l'ha riservato al «suo» Cosenza. O per meglio dire: alla città che ha dato una bella mano a eleggerlo deputato. Perché poi u romano Gasparri tifa da sempre, ovviamente, Roma. Gasparri ieri non era certo il solo rappresentante attivo del bar-sport Montecitorio, che ovviamente contiene l'arco costituzionale tutto. Ma Gasparri ha perso. E con lui Giacomo Mancini jr. nipote di Giacomo Mancini, eletto anch'agli a Cosenza ma dall'altra parte dello schieramento (politico), e assieme a loro Eva Catizone, sindaco della città. Ma il fatto è che mentre Gasparri ha perso, Ignazio La Russa ha vinto. Il Catania, alla fine di una partita davvero ben giocata dal brillante coordinatore nuovo di Alleanza Nazionale, adesso è in serie B. Tutto cominciò in un'afosa giornata romana, qualche settimana fa. A protestare contro la Federcalcio, tifosi scatenati. E il «clan dei catanesi» (absit iniuria verbis...) finiani in prima fila: Enzo Trantino e Ignazio La Russa, il presidente della commissione Telekom Serbia e il capogruppo a Montecitorio di Alleanza Nazionale. Erano i giorni, per capirci, in cui fioccavano rivelazioni su Cicogna, Mortadella e Ranocchio, e progetti di nuove succose commissioni d'inchiesta, giorni in cui s'affilavano i coltelli in vista della nomina del numero due del partito. Ma il Catania, il Catania... La Russa, a tavolino, si mostrava un po' Sun Tzu, un po' Von Clausewitz: che risultato si vuol ottenere? La squadra del cuore, e cioè infine (digiàmolo!) anche della natia Paterno che tanti voti ha dato al partito (il 13,80Zo solo al proporzionale) che passa dalla serie C alla B senza colpo ferire? Allora: trucchiamo i nostri carri come fossero quelli del nemico (Sun Tzu), ovvero a comando urliamo richiesta dimissioni Carraro da Federcalcio. Poi, accerchiamo il Consiglio dei ministri dai due fianchi e colpiamolo al centro (Von Clausewitz), facendo sapere da fuori (visto che dentro dei nostri c'è Tremaglia che tifa Atalanta) che il decreto passa solo con la suddetta squadra nella fascia giusta del campionato. Detto fatto, con pirotecnico ma accorto dosaggio di dichiarazioni d'agenzia, interviste, microfonate. Una faticaccia? Ma no, un divertimento. Anzi, un servizio alle istituzioni: «Il governo ha dato risposte a una città che che attendeva giustizia riparatrice», chiosa Trantino. Insieme al quale batte, peraltro, il cuore del cardiologo deputato catanese della Margherita Giovanni Mario Salvino Burtone. Il caso di frammentazione calcistica dentro Alleanza nazionale è il più vistoso, se si conta appunto anche Tremaglia aggrappato all'Atalanta al grido di «l'ho difesa solo io che son di Bergamo!», perché poi in effetti una parolina per la squadra a Palazzo Chigi l'ha spesa pure Castelli, il quale però è tifoso («Un pochino, che non ho tempo») dell'In¬ ter. Ma le formazioni schierate a difesa secondo uno schema tattico (politicamente) impazzito erano considerevoli. Tremaglia (di Bergamo, ministro per Alleanza Nazionale, sull'Atalanta): «Occorre una bonifica contro i furbi». Biondi (di Genova, Forza Ita¬ lia, in difesa del Genoa): «O si tiene conto delle legittime aspettative di tutti e non di alcuni o è incostituzionale! La B a 21 squadre è una proposta indecente!». Iole Santelli (cosentina. Forza Italia, sottosegretario alla giustizia, in difesa del Cosenza): «Va conside¬ rato che esiste la presenza ingombrante della Fiorentina che gode del sostegno cospicuo di settori politici e imprenditoriali». Antonio Gentile (senatore di Forza Italia eletto a Cosenza, in difesa del Cosenza): «Meglio il Cosenza della Fiorentina che è un mucchio di cenere!». Vittorio Sgarbi (ex sottosegretario. Forza Italia, di Rho eletto in Veneto ma geneticamente predisposto a far esplodere contraddizioni anche inesistenti): «Ma perché Berlusconi ce l'ha con Cosenza che è una delle città più disgraziate d'Italia?». Leonardo Domenici (fiorentino. sindaco di Firenze, in difesa della Fiorentina): «Sono felice, sono felice sono felice!». Antonio Bassolino (diessino, napoletano, presidente della Regione Campania, tifoso del Napoli, in difesa del Napoli): «Sono disponibile a dare il mio sostegno alla società nei limiti dei miei compiti istituzionali». Stefania Prestigiacomo (ministro, deputata di Forza Italia eletta a Siracusa, in difesa del Catania): «Siamo indisponibili a qualunque soluzione non preveda il Catania in B». Diego Novelli (torinese, ex sindaco di Torino, ex parlamentare comunista, in difesa del Torino): «Ma La Russa allena il Catania?». Su tutti, la bomba fine di mondo lanciata da un non eletto. Franco Corbelli del Movimento diritti civili (da Lamezia Terme): «Il Cosenza non è in B? E noi stracciamo i nostri certificati elettorali!». Fuoco incrociato, cuore sportivo che batte dallo stesso lato della carta d'identità. Montecitorio che implode in devolution politico-sportiva. Non un bello spettacolo, ecco. Con un'attenuante, che forse però è un'aggravante: in fondo i politici di tutti i colori che s'appendono alla squadra del loro collegio elettorale non sono tanto diversi da quegli imprenditori che lesinano investimenti e ricerca, ma spendacciano in squadre e giocatori. Per gli uni e per gli altri, solo pubblicità. La Russa è riuscito laddove ha fallito Tremaglia: dentro An è stata battaglia dura Ignazio La Russa Pier Ferdinando Casini