Il gioco delle COVER di Bruno Ruffilli

Il gioco delle COVER Il gioco delle COVER Una storia nata negli Anni Cinquanta quando gli artisti bianchi rifacevano i brani dei neri che non potevano andare in radio reportage Bruno Ruffilli DA noi il vincitore di «Operazione Trionfo» non ha avuto il successo di Will Young, prima star lanciata dalla omologa trasmissione inglese, «Pop Idol». Meno bravo? Forse. Meno bello? Può darsi. Probabilmente è la costante esterofilia degh italiani che gioca a suo sfavore, o la mancanza di una promozione adeguata. 0 magari ha sbagliato cover: chissà, se Bruno Cuomo avesse inciso «Light My Pire» invece di «Unchained Melody», ora nella top ten potrebbe esserci lui. Certo, il vecchio brano dei Doors ha fatto la fortuna di Will Young, anche se la versione cui si rifa è a sua volta una cover (quella di José Feliciano). UNA STORIA LUNGA «Cover» significa coprire, nascondere. Il dj americano Mark Edwards data la nascita del fenomeno agh anni Cinquanta, e ne mette in rilievo i connotati politici: musicisti bianchi interpretavano canzoni di artisti di colore, così che potessero essere trasmesse da tutte le stazioni radio, eludendo le discriminazioni razziali. Non che questo comportasse un gran vantaggio per gh autori del brano, ai quali spettava un misero forfait o al massimo una ridicola percentuale sulle vendite. Ma ciò che copre, come una maschera, è anche ciò che rivela: nei casi migliori, le cover di un artista raccontano il suo albero genealogico, svelano le radici della sua musica e talvolta ne segnalano nuove direzioni. Patty Pravo che interpreta Lou Reed («I giardini di Kensington», da «Walk On The Wild Side»), Fabrizio De André che canta Léonard Cohen, Gianni Morandi che rifa Joan Baez, ma anche Elisa che riprende Mia Martini: il legame artistico é evidente. Come in mille altri casi, dagli U2 (tra le loro cover, brani di Jimi Hendrix e dei Beatles) a Moby (dal vivo suona canzoni dei New Order e dei Radiohead), dai Roxy Music (John Lennon, Neil Young e molti altri) ai Guns'n'Roses («Knocking On Heaven's Doors» di Bob Dylan). LA FORZA DEL MERCATO E gh 'Nsync che riprendono «lion Sleeps Tonight»? E Britney Spears che canta «I Love Rock'n'roll» sdraiata su una Harley Davidson? Dove l'esistenza di un legame artistico si fa incerta, sopperiscono le strategie commerciali: per la boy band si riesuma un successo del 1939, già entrato nelle classifiche americane negli anni Sessanta, poi interpretato da molti altri (perfino Brian Eno e i R.E.M.). Per la ex ragazzina acqua e sapone c'è bisogno di un cambio di rotta, vista la concorrenza di Shakira, che nei concerti si produce in una cover degh Aerosmith. Dopo una «Satisfaction» tutta sospiri, il video di «I Love Rock'n'roll» é un catalogo di abbighamento fetish; pelle nera e borchie dappertutto. La canzone, un successo di Joan Jett nel 1981, era già stata una hit degh Arrows nel 1975. Così la cover può servire a costruire (o ricostruire) un'identità artistica, può essere un modo veloce di occupare il mercato tra un'uscita discografica e l'altra, senza contare le tante opportunità offerte da compilation a tema (il Natale, per esempio), colonne sonore o iniziative dì beneficenza. UNA GALLERIA DI SPECCHI Esistono album tributo, dove vari interpreti rielaborano brani di uno stesso autore, e dischi composti interamente da cover, ma cantati da un solo artista. Tra i primi la scelta é vastissima, ma almeno un classico come «Lost In The Stars» va ricordato: la musica di Kurt Weill interpretata da un cast stellare, di cui fanno parte Lou Reed Sting, Tom Waits, Carla Bley, John Zom, Marianne Faithfull. Tra i secondi, un classico é Mina, che da armi pubblica doppi album divisi a metà: uno di cover, l'altro di inediti. Recente è «Counterfeit 2» di Martin L. Gore, la mente dei Depeche Mode: si va da Nico a Nick Cave, passando per Brian Eno e Bob Dylan. Autori diversissimi tra loro, ma gh arrangiamenti e l'interpretazione ne evidenziano affinità nascoste e legami segreti. Da un paio di mesi, poi, è uscito il primo volume di «Covered»; venti riscritture di classici come «Love Will Tear Us Apart», «Yellow Submarine», «My Generation», «Papa Don't Preach». Non hanno nulla in comune e i brani sono quasi tutti già noti, ma l'album dimostra come ormai la mania deUe cover vada oltre la curiosità per collezionisti. NON SOLO CANZONI Gli Achtung Babies sono quattro ragazzi che cantano brani degh U2. Fin qui nulla di strano, in tanti hanno cominciato suonando cover di band famose. Ma loro non copiano solo la musica: di Bono e compagni imitano gli abiti, gh occhiah da sole, il taglio di capelli, le pose. Attivi da dieci anni, sono la prima cover band italiana dei quattro irlandesi. E ora sono molte le band che li prendono a modello. CAMBI DI PROSPETTIVE Franco Battiato si era cimentato con brani altrui già prima di «Fleurs»; mica autori qualsiasi, ma Wagner e Berlioz, Brahms e Beethoven. Alice non è stata da meno: ha cantato «Pie Jesu», dal «Requiem» di Paure. Cover a tutti gh effetti, perché entrambi si sono mantenuti fedeh agh originah e non hanno tentato improbabili modernizzazioni, adattando solo le parti cantate. Il cammino inverso ha compiuto Christopher 0' Riley, con l'eccellente «True Love Waits»; quindici brani dei Radiohead arrangiati per pianoforte; nella sua discografia vanno ad inserirsi tra Bach e Chopin. E ancora; le geometrie tecnologiche dei Kraftwerk sono diventate gioielli per quartetto d'archi con il Balanescu Quartet («Possessed»), o spensierati cha cha cha, con Senor Coconut e la sua orchestra (il disco si chiama «El Baile Aleman»; da poco è uscito «Fiesta Songs», con brani di Michael Jackson, Deep Purple, Sade). ILGUINNESS DEI PRIMATI La canzone col maggior numero di cover é «Yesteiday» dei Beatles: ne sono state registrate oltre 2500 versioni diverse. Ma sull'argomento internet é una fonte inesauribile, con database ricchissimi e siti bizzarri; c'è anche un gioco, la «catena di cover»; un artista interpreta l'altro e così via, fino a formare lunghe sequenze di nomi e accostamenti improbabili. La più lunga ne conta 157; la Palast Orchester (quella di «Sex Bomb») é tra Prince e gh Status Quo; poi vengono i Led Zeppelin e, subito dopo, i Duran Duran.

Luoghi citati: Bono, Moby