La pastorale in musica di Rousseau

La pastorale in musica di Rousseau AL TAGLI ACOZZO FESTIVAL La pastorale in musica di Rousseau Edoardo Bruno L'ESEMPIO deUe grandi città si allarga, l'estate romana con i suoi incontri, i concerti, le rassegne, le iniziative letterarie contagia borghi e paesi vicini. Si strutturano vecchi locali, si mettono a nuovo teatri dimenticati, si aprono nuovi spazi, si rinnovano le tradizioni. In controtendenza alla volgarità della televisione, si propongono momenti raffinati di incontri, rappresentazioni teatrali, concerti piccoli e grandi, momenti di cultura. E si riscoprono, piccole città trascurate, itinerari che ridanno slancio ad un pubbhco disabituato, proponendogli nuovi paesaggi, nuove avventure verso 'diversi' interessi. Così l'altra sera Taghacozzo, in Abruzzo appena a un ora da Roma, nella cornice del Festival di mezza estate, ha fatto conoscere l'opera medita di Jean-Jacques Rousseau «Daphnis et Chloé» presentata, in una versione da camera, senza scene e costumi, frutto di un erudito lavoro di ricerca del maestro Willy Merz che Iha diretta, con l'orchestra Wiener Barock Solisten, con notevole capacità espressiva. Si tratta dell'ultima, incompiuta opera musicale, scritta nel 1774, del grande filosofo di cui sono noti sia i suoi scritti sulla musica, con le voci per la Enciclopedie e «La dissertation sur la musique moderne», sia alcune composizioni musicali, tra le quali «Les Muses galantes» e «Le devin du village». In «Daphnis et Chloé» una visione molto particolare della favola pastorale si sposa con la visione illuminista, di una «astrazione filosofica» in cui riecheggiano i temi del «Contratto sociale» in una società fondata sull'uguaglianza. Da un punto di vista musicale, vi si sente l'influenza della musica italiana, si ritrovano gh echi delle polemiche che la contrapposero, dopo La serva padrona di Pergolesi, a quella francese, scatenando quella «Querelle des bouffons» in cui Rousseau, sostenendo la superiorità della musica italiana, si trovava in contrasto con Rameau e Diderot, ma vi si avverte anche il «segno» della musica di Gluck e di Mozart, nei recitativi e nella linea melodica, che avevano finito con l'intrecciare tutto il periodo postromantico. L'orecchio musicale di Rousseau non tradisce il pensiero ; l'amore dei due pastori amanti, Chloé e Daphnis, contrastato perché quest'ultimo si scopre di nobili origini, si risolve ottimisticamente nella soluzione finale, quando tutto diviene finzione e il rapporto di classe svanisce nella sua inconsistenza. Contenuto e forma si fondono illuministicamente, e, anche ad un critico non specialistico, «parlano» come un sistema semantico di segni poetici.

Luoghi citati: Abruzzo, Roma